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La Regione FVG fermi la caccia!

fagianoLe Associazioni LAC, Legambiente FVG, LIPU: 

La Regione ottemperi alla sentenza del TAR, fermi immediatamente la caccia e si riallinei alle norme nazionali e comunitarie sulla tutela della fauna selvatica. 

Comunicato stampa 30 maggio 2016

Il 23 maggio il TAR del Friuli Venezia Giulia, ha annullato il Piano Faunistico Venatorio. In questi giorni, facendo orecchio da mercante,  si sta continuando a sparare alla fauna selvatica sulla base dei Piani Venatori Distrettuali. Ma, come dice la legge regionale, il Piano venatorio distrettuale (PVD) è l’atto di programmazione venatoria che attua, sul territorio di ciascun Distretto venatorio, strategie e obiettivi del PFR”.

E’ dunque evidente che anche questi atti sono da ritenersi decaduti con la sentenza del tribunale amministrativo. E, poiché la legge prevede che “Nessuna specie stanziale può essere oggetto di prelievo o di un provvedimento di gestione venatoria in assenza della relativa previsione nel PVD” , la caccia va immediatamente fermata.

Le scriventi associazioni ambientaliste che, anche per mezzo dei ricorsi giurisdizionali, ne chiedevano il miglioramento sono sempre state e continueranno a essere convinte che debbano essere affrontati i nodi strutturali della legislazione e programmazione venatoria nel Friuli Venezia Giulia; va infatti messa mano all’impianto normativo regionale difforme dai parametri costituzionali; va immediatamente rielaborata una pianificazione che tenga conto specificatamente delle indicazioni dell’Istituto Superiore di Ricerca e Protezione ambientale, con particolare riferimento alla caccia con i segugi, alla caccia nelle zone di addestramento cani e nelle zone cinofile, al divieto di utilizzo delle munizioni con il piombo nelle zone umide, alle immissioni di fagiani pronta caccia. Va inoltre abolito il principio dell’autogestione venatoria che consente oggi ai cacciatori del Friuli Venezia Giulia di gestire da soli la fauna selvatica, definita dalla legge quale “patrimonio indisponibile dello Stato”. 

Già nel 2009 la Corte Costituzionale con la sentenza 165 aveva sancito l’illegittimità di tale prassi, affermando che “Risulta evidente la difformità della normativa regionale impugnata rispetto a quanto previsto dall’art. 14, comma 10, della legge n. 157 del 1992 che, nel fissare i criteri di composizione degli organi preposti alla gestione dell’attività venatoria negli ambiti territoriali individuati secondo le modalità indicate, fissa uno standard minimo ed uniforme di composizione degli organi stessi che deve essere garantito in tutto il territorio nazionale (20 per cento dei componenti costituito da rappresentanti di associazioni di protezione ambientale, 20 per cento da rappresentanti degli enti locali, 60 per cento dai rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole e delle associazioni venatorie) .

Pur essendo pronti ad altre impugnazioni su eventuali ulteriori atti illegittimi, crediamo che la battaglia di ricorsi e carte bollate in atto non sia il modo migliore per risolvere la grave situazione creata dalla scellerata e complicatissima legislazione regionale sulla materia. Non traiamo alcuna soddisfazione dal fatto che anche su un ricorso degli ambientalisti lo scorso 19 maggio la Regione sia stata condannata a rifondere le spese. 

Si approfitti dunque della situazione: la caccia è ora ferma per un ricorso presentato dalla stessa Federcaccia,  in esito al quale il TAR ha sancito che deve essere redatto un nuovo piano faunistico regionale “garantendo appieno la partecipazione procedimentale a tutti gli interessati, e svolgendo un’accurata istruttoria sulla scorta di serie storiche e dati fattuali aggiornati e completi”. Ci vorranno mesi, e se per quest’anno la caccia si fermerà e non sarà certo un dramma. 

Potrebbe essere anzi una occasione per mettere mano seriamente alla normativa di settore e per monitorare a livello scientifico come la situazione si evolva in assenza di prelievo venatorio. 

Certamente non si può pensare che il Friuli Venezia Giulia continui ad esercitare la caccia in assenza della pianificazione faunistica e venatoria, prevista e obbligatoria da una legge dello Stato di ben 24 anni fa. E non si può nemmeno immaginare che la Regione si presti ad ulteriori artifizi ed equilibrismi amministrativi per aggirare obblighi di Legge, in potenziale danno di un patrimonio pubblico quale è la fauna selvatica. 

LAC, Legambiente FVG, LIPU