Legambiente su Piano di Gestione Foce Isonzo: avanti le barche, fuori la tutela
Con l’adozione del Piano di Gestione del Sito Natura 2000 Foce dell’Isonzo – Isola della Cona da parte della Regione, che vede protagonista l’Assessore alla Biodiversità, Mariagrazia Santoro, appare manifesta la volontà di ridurre drasticamente, per non dire azzerare, la zona di rispetto, di divieto di balneazione e di limitazione della navigazione oggi in vigore nella zona a mare della Riserva naturale regionale Foce dell’Isonzo.
Per di più senza una qualsivoglia motivazione tecnica, addirittura contro il parere unanime del Comitato tecnico scientifico per le aree protette che, ricordiamo, è composto da sei esperti nelle diverse materie, indicati dalle due Università regionali e da cinque Direttori regionali. Insomma siamo arrivati al punto di una Regione che non solo rinnega l’indicazione accademica ma addirittura se stessa. Ancor più grave, che ciò sia avvenuto senza contrapporre alcuna evidenza scientifica a giustificazione del cambio di rotta, di prassi necessaria a contrappeso del parere unanime e contrario di un comitato tecnico. Una vicenda che a nostra memoria non ha precedenti. Odora di mera speculazione elettorale ai danni di una delle riserve più belle che abbiamo sul nostro territorio. Non si capisce altrimenti perché si siano volute buttare alle ortiche possibili, quanto auspicabili, mediazioni sul tema. Tempo a disposizione ce n’era, probabilmente è mancata la volontà politica o forse è stata semplice ignavia. Con la Delibera 349-2018 di adozione del Piano di Gestione, la volontà di ridimensionare l’area di tutela è stata messa nero su bianco, anche se, al momento, rimane ancora incompiuta. Non lo diciamo per smorzare l’entusiasmo del presidente dell’Associazione Amici dei Caregoni, Massimo Bruno, che suo malgrado e in barba ad un minimo senso di correttezza, si è trovato ad essere l’interlocutore privilegiato dell’Amministrazione regionale. Affinché questa nefasta volontà si concretizzi, il Comune di Staranzano dovrebbe trovare il modo di smontare il Regolamento della Riserva Naturale, che detta precise norme di tutela, e ridurre, conseguentemente, i confini della zona RN. Questa operazione dovrebbe poi ottenere il via libera della Regione con il parere del Comitato tecnico scientifico! Strada lunga e impervia! D’altro canto sembra che si stia lavorando alacremente! Comune di Staranzano e politici locali in testa. Naturalisti disponibili pare non manchino. Si è tanto parlato di allargamento dei confini della Riserva. Menzogna colossale. Ma quale allargamento! Si sta procedendo ad una consistente riduzione della tutela in una delle porzioni più rilevanti e belle del territorio tutelato, pressoché tutta la zona a mare. Proprio per questo ricordiamo volentieri, per l’ennesima volta, che, sulla base del Piano di Conservazione e Sviluppo, oggi in vigore, la parte a mare è classificata in tre zone: RP, RG e RN. Per legge istitutiva la zona RN, tra le tre, è quella a maggior tutela naturalistica – aree dove l’ambiente naturale e il paesaggio sono conservati nella loro integrità e nella quale sono ammessi esclusivamente interventi di ripristino o di restauro di ecosistemi degradati, danneggiati o compromessi sotto il profilo naturalistico. Alla foce dell’Isonzo la zona RN è la più estesa e comprende anche la fantomatica zona dei Caregoni, per la quota parte compresa nel perimetro della riserva. Il Regolamento della Riserva, permette la “navigazione per fini escursionistici” e consente la balneazione “nelle zone classificate come RG e RP dal Piano di conservazione e sviluppo, se non interdette da specifiche disposizioni di legge”. Visto che le zone classificate sono tre ne consegue che non si può balneare nella zona RN. Questo per lo meno da 9 anni! Si obbietta che, per come è scritto il Regolamento, questa indicazione andrebbe precisata. Una questione di forma giuridica, non certo di sostanza. Il contenuto del divieto è chiarissimo. Per chiunque volesse cimentarsi il Regolamento della Riserva Foce dell’Isonzo è scaricabile all’indirizzo http://lexview-int.regione.fvg.it/FontiNormative/Regolamenti/D_P_REG_0405-2003.pdf. La documentazione relativa al Piano di Gestione è invece scaricabile dal sito: http://www.regione.fvg.it/asp/delibere/layout1.asp?pag=4, mentre per quella relativa al Piano di Conservazione e Sviluppo, più difficile da reperire, basta contattare la nostra associazione. Anche per Legambiente Nazionale quanto scritto nel Regolamento è chiaro, cristallino. Ovviamente siamo disponibili ad una precisazione nel Regolamento, se la si ritiene necessaria e se ciò può facilitare finalmente i controlli, le sanzioni e, soprattutto, il rispetto della Riserva. Siamo, invece, assolutamente contrari se si intende utilizzare questo chiarimento per ribaltare il senso del Regolamento, cercando poi la strada per ridurre l’area di maggiore tutela, ovvero la zona RN. Crediamo, purtroppo, per come sta evolvendo la vicenda, che i margini per la salvaguardia della Riserva siano sempre più stretti. A differenza della tutela ambientale, il diportismo, come le altre attività umane, hanno uno stuolo di difensori e paladini, sempre più trasversali alle diverse sensibilità politiche e ai diversi approcci culturali. Difficile trovare oggi qualcuno disposto a rinunciare a “ravanare” in possibili 1.250 voti. Senza distinzioni, a tutti i livelli. Per quanto riguarda l’Assessore Santoro, agli inizi del suo mandato la ricordiamo affermare ad un nostro convegno “vedete, Legambiente è importante per elevare l’asticella della discussione e del nostro agire”. Oggi capiamo che era una battuta.
Ci scusiamo per non aver riso. Non avevamo capito.