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La siderurgia dell’area a caldo in Italia: Taranto, Piombino, Trieste

“La siderurgia dell’area a caldo in Italia: Taranto, Piombino, Trieste.Ricomporre lavoro e ambiente, la prospettiva per Trieste”.

Incontro con Maria Maranò, della segreteria nazionale di Legambiente, martedì 16 ottobre ore 17.00, Circolo della Stampa, corso Italia 13, Trieste.

Parteciperà all’incontro Mario Sommariva, Segretario Generale dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale.

La Procura ci dice che a Servola l’inquinamento da sostanze chimiche, da polveri fini e da rumore è tanto contenuto da non rappresentare più un problema sanitario. In realtà la percezione negativa rappresentata dai depositi di polveri nei balconi degli abitanti del rione continua a essere un problema. Sul rumore poi è assente la zonizzazione acustica comunale per il problema della stretta connessione fra fabbrica e abitazioni. E non è un problema marginale. Sarà percezione, ma basta dire questo per tranquillizzare?
La tecnologia dell’area a caldo in Italia è sostanzialmente quella del primo novecento, e Trieste ne è testimone con impianti fatti e rifatti ma tecnologicamente retrivi. La stretta vicinanza fra fabbrica e territorio è poi il vero problema.
La dismissione dell’area a caldo di Siderurgica Triestina non rappresenta una sconfitta per la città, ma, invece, una promessa per il futuro.
Lo sviluppo delle attività portuali, le promesse della via della seta, possono rappresentare un diverso futuro per Trieste basato sull’attività logistica? Darebbe sufficienti risposte occupazionali. Su questo quadro e su queste prospettive ragioneremo con l’Autorità portuale, i sindacati dei lavoratori e i comitati degli abitanti del rione, dopo aver inquadrato il caso Trieste nel contesto nazionale della siderurgia a caldo.