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Protesta dei Pesci di fiume: il fenomenale caso del Rio Barquet

In adesione alla manifestazione “Protesta dei Pesci di fiume” avviata da Legambiente e da associazioni impegnate sul problema delle centraline realizzate sui torrenti alpini, il circolo ha organizzato un sit-in sul Rio Barquet proprio all’altezza delle opere di captazione. L’iniziativa ha rappresentato un sollecito al Ministero dell’Ambiente ad adottare urgentemente le misure previste dalla Direttiva CE 60/2000 ed avviare un ripristino qualitativo e quantitativo delle condizioni di vita sui corsi d’acqua.

Il circolo di Pinzano ha individuato nel Rio Barquet, affluente dell’Arzino nel comune di Vito d’Asio, un esempio fulgido dello squilibrio pianificatorio alla base di questo tipo di opere e lì ha organizzato il sit-in per testimoniare l’inutile devastazione ambientale causata per produrre una quantità risibile di kW/h.

La storia di questa centralina è straordinariamente istruttiva e rende bene l’idea dell’assurdità di tali interventi anche volendo considerare l’urgente necessità di avviare una transizione energetica che non poggi sui combustibili fossili.

Il progetto all’inizio sembra non convincere. In particolare pare antieconomico vista la tendenza da decenni in atto ormai su corsi d’acqua alpini, ad accentuati periodi di siccità nel corso dell’anno con riduzioni accentuate delle portate e prosciugamento degli alvei causa questa di degrado ambientale, perdita di biodiversità e consistente riduzione della fauna ittica.

Ferme restando le grandi responsabilità dell’amministrazione comunale che è stata favorevole all’opera senza tener conto dell’opinione dei propri cittadini, l’iter di approvazione ha degli ottimi alleati in un paio di funzionari della Regione F-VG che avevano responsabilità sullo specifico procedimento autorizzativo e che contemporaneamente erano anche proprietari di quote della società richiedente.

Tra i numerosi problemi che il progetto ha creato, il più evidente era che l’opera di captazione era situata in un corpo di frana. E difatti, a causa dell’esecuzione dell’opera o per la modifica del regime delle acque sotterranee, per ben 2 volte i movimenti franosi hanno fatto scivolare il pendio investendo nei cedimenti la SP22 che lo sovrasta. Questi crolli sono stati penosamente nascosti dalla società concessionaria, dalla Regione F-VG e dalla Protezione Civile, i quali hanno imputato la causa dei fenomeni franosi ad una supposta perdita di condutture idrauliche la prima volta e alla tempesta Vaia (sic!) la seconda. L’astrusità della causa che avrebbe originato il secondo crollo è la più grande dimostrazione che anche la questione della perdita delle condutture era falsa.

All’amministrazione comunale che, per abbaglio, pensava di ricevere dal gestore dell’impianto una cifra non certo considerevole, ma in grado di aggiungere risorse all’esangue bilancio pubblico, degli importi previsti poco o nulla gli è stato versato a causa di non meglio precisati problemi e malfunzionamenti che hanno compromesso la reddittività dell’impianto.

La questione non sembra finita e ora trapela l’idea di convogliare acque sull’opera di captazione prelevandole da un altro sito franoso, situato ad un paio di km di distanza, a scopo naturalmente di effettuare un’ulteriore “opera di messa in sicurezza e sistemazione idraulica con ripristino ambientale”, per citare la formula che accompagna l’autorizzazione di tutte le opere discutibili se non chiaramente sbagliate. Se questo fosse vero si tratterebbe di un progetto che indica chiaramente un tentativo suggerito dalla disperazione, e quindi ancora più pericoloso, per cercare di recuperare un investimento sbagliato a danno della collettività.

Questa ci darà anche il polso della situazione di quanto un’amministrazione pubblica riesce a spingersi nell’approvare e finanziare progetti speculativi che con l’energia rinnovabile e le sistemazioni idraulico ambientali non hanno nulla a che fare. Regione F-VG ma anche l’amministrazione comunale che dovranno darsi una mossa al di là delle risultanze delle relazioni triennali del concessionario dove si dice che tutto va bene.

Misero destino per un comune che al tempo deteneva una sorgente di acque solforose conosciutissima per la quale da ogni dove arrivavano i villeggianti alla stazione ferroviaria di fondovalle e che si chiamava appunto Forgaria – Bagni Anduins.