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Legambiente contro l’abbattimento dei cedri secolari all’ospedale di Udine

Legambiente contro l’abbattimento dei cedri secolari all’ospedale di Udine

La vandalizzazione del verde pubblico e del patrimonio arboreo pubblico viola la Costituzione e la legge europea
Lunedì 11 novembre le motoseghe sono entrate in azione per rimuovere ciò che era di intralcio alla costruzione di un collegamento stradale fra due aree di parcheggio dell’ospedale di Udine. Così 6 cedri secolari sono stati fatti a pezzi nel segno della mobilità insostenibile e negativa per la salute pubblica. Che ciò sia avvenuto in un luogo di cura per malattie causate anche dall’inquinamento dell’aria e dal riscaldamento climatico, è doppiamente grave e inaccettabile.
Quest’anno la palma nera l’aveva già meritata il comune di Pordenone che nel mese marzo ha segato alla base ben 47 tigli over 70 per “riqualificare” l’ex Fiera. Ma anche l’ASUGI a Trieste rivendica il primato con la decisione di radere al suolo l’ultimo lembo di pineta rimasta presso l’ospedale di Cattinara, con i suoi 553 pini neri, di cui oltre 100 già fatti segare per costruire l’ennesimo parcheggio. Il comune di Trieste, malgrado abbia fatto perdere alla città il finanziamento del PNRR per il trasporto rapido di massa, non ha rinunciato a trovare altre fonti di finanziamento per quell’opera che comporterebbe la distruzione dell’unico bosco di roveri over 70 in un sito Natura 2000. Il rumore delle motoseghe ha lasciato sconcerto anche nella comunità di Marano, dove il 14 novembre sono state tagliate 8 belle magnolie over 50 davanti al Municipio, nel mentre a San Giorgio di Nogaro il comune faceva abbattere 18 pini marittimi in via Palmanova. Anche a Gorizia, benchè meno di recente, abbiamo assistito a decine di abbattimenti che si sarebbero potuti evitare.
Anzichè valorizzare gli alberi esistenti e salvaguardare la superficie di suolo libero, nei comuni si continua a vandalizzare il patrimonio arboreo ed a impermeabilizzare il territorio urbano, aumentando così il rischio sanitario derivante dall’aumento delle temperature oltre la soglia di sopportabilità nella stagione estiva.
La posizione di Legambiente è chiara: gli alberi sono un patrimonio pubblico che assicura benessere e una molteplicità di servizi ecosistemici indispensabili per l’adattamento climatico con particolare riguardo all’ambiente urbano e pertanto ogni eventuale decisione di abbattimento per motivi di sicurezza deve essere subordinata alla valutazione di rischio di ciascun albero secondo protocolli i tecnici riconosciuti e all’impossibilità di ridurre il rischio con interventi tecnici di “consolidamento” (tramite appositi tiranti). Nel caso dei progetti interferenti con la presenza di alberi devono essere valutate le possibili alternative progettuali, deve essere fatta l’analisi costi benefici e poi bisogna avere la capacità di rinunciare ad eseguire l’opera in danno del patrimonio arboreo. A nulla serve parlare di compensazioni, spesso senza dire come e dove, poiché la sostituzione degli alberi adulti di pregio con giovani piante da vivaio non può essere considerata quale “compensazione” né sotto il profilo estetico né sotto il profilo dei servizi ecosistemici. E se proprio la compensazione fosse l’unica soluzione possibile, per essere tale richiede preliminarmente la stima dei servizi ecosistemici da parte di un esperto e la contestuale approvazione del progetto compensativo.
Parliamo di principi di buona amministrazione che, nel caso in cui non siano rispettati possono configurare il danno erariale a carico degli amministratori e dei funzionari responsabili che non hanno ancora preso sul serio le disposizioni introdotte nel 2022 nell’articolo 9 della Costituzione, ovvero che “la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” e nell’art. 41, per il quale “il diritto all’iniziativa economica privata non può esercitarsi quando in danno all’ambiente e alla salute”.

A ciò si aggiungono gli obblighi stabiliti dal Regolamento UE sul ripristino della Natura (Nature Restoration Law) per gli ecosistemi urbani, fra cui quello di “garantire che non vi siano perdite nette di spazi verdi urbani e di copertura arborea urbana”.
Su questa base, per tornare al recente caso di Udine, Legambiente FVG ha inviato all’ASUFC e al Comune di Udine una diffida ad eseguire gli abbattimenti ed ha richiesto gli atti riguardanti le motivazioni addotte per procedere agli abbattimenti e le relative valutazioni di stabilità dei cedri, nonché l’atto autorizzatorio del comune di Udine. Diffida che, come detto, non ha potuto evitare lo scempio, ma che potrà dimostrare in sede giudiziaria lo spregio consapevole del dettato costituzionale e della legge europea.

CS -Legambiente contro l’abbattimento dei Cedri a Udine