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Nuovo piano regolatore di Trieste: eliminare le espansioni non ancora attuate

Nuovo piano regolatore di Trieste. Legambiente: “Eliminare le espansioni non ancora attuate del “piano Illy-Cervesi” ed evitare l’uso della “perequazione” urbanistica”.

Eliminare delle previsioni, non ancora attuate, del piano regolatore vigente (cioè la variante n. 66, nota anche come ”Illy-Cervesi”). Evitare l’uso della “perequazione urbanistica”.
Inoltre tener conto con la massima cura degli studi e dei dati sul patrimonio naturalistico del territorio triestino, a disposizione del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università, per una proficua integrazione tra la qualità dell’ambiente urbano e le esigenze di miglioramento della situazione ecologica complessiva.

Queste le richieste principali di Legambiente – Circolo Verdeazzurro di Trieste, in merito al nuovo piano regolatore (PRGC) del Comune capoluogo.
L’associazione ambientalista ha partecipato, nei giorni scorsi, ad un “incontro tecnico” ed ai “tavoli tematici” convocati dall’assessore Marchigiani, illustrando la propria posizione, riassunta in un documento consegnato ufficialmente al Comune.

Per prima cosa, secondo Legambiente, vanno eliminate le previsioni – non ancora realizzate – del piano regolatore vigente, che implicano incremento del consumo di suolo e nuove urbanizzazioni a spese di aree agricole e naturali. Si tratta delle zone di espansione residenziale “C” e “BT” ancora non edificate (con un nuovo PRGC lo si può fare, sottolineano gli ambientalisti, anche in presenza di piani attuativi approvati), ma anche di molte zone produttive “G”, “H” (ad esempio la grande zona commerciale presso il sincrotrone a Basovizza) e “D” (come quella in cui si vorrebbe costruire la centrale a biomasse di Opicina).

E’ questo il modo principale, ribadisce Legambiente, per dare concretezza a quanto previsto nelle direttive per il nuovo PRGC, sul “contenimento del consumo di suolo”.
Vanno poi rivisti i perimetri e gli indici edificatori delle zone residenziali “B” di completamento, tenendo conto dell’effettiva adeguatezza della rete viaria e delle urbanizzazioni ed evitando di realizzare edifici fuori scala rispetto al contesto.

La capacità insediativa teorica va poi calcolata in base a dati realistici sull’evoluzione demografica del Comune: Legambiente ritiene che un valore di 220 mila residenti al 2020 sia quello più ragionevole (il PRGC è invece dimensionato per 270 mila residenti).
Priorità per l’edilizia sociale e sovvenzionata e alla rilocalizzazione delle attività di ricerca scientifica e di istruzione superiore, nel ridefinire le destinazioni delle aree dismesse o da riconvertire (ex caserme, ex Fiera campionaria, Porto Vecchio, ecc.) è un’altra richiesta dell’associazione.

Sull’area occupata dalla Ferriera va invece mantenuta la destinazione industriale – previa ovviamente la chiusura dell’attività siderurgica e la bonifica del sito – affiancata da altre funzioni compatibili (mobilità ferroviaria e portuale, ecc.), ma con esclusione di ogni insediamento produttivo inquinante.

Va in ogni caso escluso l’insediamento di nuovi impianti industriali a rischio di incidente rilevante (ad es. il rigassificatore di Zaule), rivedendo altresì la localizzazione di quelli esistenti.

Mare e Carso devono essere valorizzati come grandi risorse naturalistiche e paesaggistiche, culturali ed economiche, inserendo contenuti finalizzati alla tutela del paesaggio nella zonizzazione e nelle norme di attuazione del PRGC (anche per sopperire all’inesistenza di un piano paesaggistico regionale), con particolare attenzione al mantenimento/ricostruzione delle funzionalità del reticolo ecologico e alla salvaguardia delle aree verdi urbane e periferiche.

E’ poi opportuno riqualificare – anche mediante demolizione e ricostruzione – le aree residenziali della periferia, per incorporare soluzioni costruttive e tecnologiche utili ai fini dell’efficienza energetica e risolvere i problemi connessi alla localizzazione di servizi (spazi verdi, centri di aggregazione o luoghi di relax per persone anziane, ecc.).

Il nuovo PRGC non deve contenere i tracciati di nuove grandi infrastrutture (es. linea AV/AC Venezia-Trieste, linea Trieste-Divaccia, ecc.), per l’assoluta indeterminatezza delle soluzioni di percorso individuate finora e l’assenza di una pianificazione di settore.

Legambiente raccomanda infine di evitare l’uso di strumenti derogatori – come gli accordi di programma con valenza di variante al PRGC – che distruggono i principi di trasparenza e partecipazione, essenziali nelle scelte urbanistiche.

Analogamente va evitato il ricorso allo strumento della “perequazione urbanistica”, foriero di devastazioni territoriali e di incremento del consumo di suolo a vantaggio esclusivo della speculazione e della rendita immobiliare.

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