Il flop della centrale a biomasse di Staranzano
Monfalcone, 25 agosto 2012
Legambiente: sul flop della centrale a biomasse di Staranzano siamo stati facili profeti
Finalmente l’inversione di rotta: la centrale a biomasse di Staranzano non si farà, almeno a giudicare dalle notizie apparse oggi sulla stampa locale.
Fin dall’inizio Legambiente ha manifestato la propria contrarietà a questo impianto, non tanto o non solo per le ricadute locali in termini di costi e benefici, quanto per una insostenibilità energetica ed etica, dovuta al fatto che la centrale, di enorme dimensione (55 MW elettrici) si sarebbe fornita di olio di palma proveniente totalmente da Malesia e Paesi del Sud America; un fatto, questo, per noi molto grave.
Da tempo infatti si evidenzia come la crescita tumultuosa delle coltivazioni a scopi energetici, con logiche neo-coloniali, vada a discapito sia delle foreste pluviali equatoriali, sia delle coltivazioni a scopi alimentari, senza rendere minimamente più indipendente l’Italia (e l’Europa) per il proprio fabbisogno energetico e senza, e questo è paradossale, che sia provato che vi sia un beneficio tangibile a livello di riduzione dei gas-serra, che dovrebbe essere lo scopo principale di queste iniziative; tant’è vero che le più recenti normative hanno ridotto fortemente gli incentivi all’utilizzo di queste biomasse in impianti di grande taglia, che rispondono a logiche meramente speculative.
L’auspicio è che questa “disavventura” suggerisca ai nostri amministratori che la via giusta da percorrere in materia di sostenibilità della produzione di energia non è quella che si rivolge alla scorciatoia costituita dai grandi impianti, ma quella, più impegnativa, ma sicuramente più efficace e duratura, della pianificazione energetica a scala locale con l’obiettivo di risparmiare energia (ad esempio con la riqualificazione energetica degli edifici, che troverebbe anche il favore del settore edilizio, in estrema crisi) e di utilizzare sempre più le fonti rinnovabili locali.
L’estate infuocata di quest’anno e, soprattutto, le allarmanti proiezioni sui mutamenti climatici, condivise ormai dalla totalità dei climatologi, dovrebbero suscitare preoccupazione sia tra gli amministratori che tra i cittadini e sollecitare ognuno, per la propria responsabilità, a fare la propria parte senza aspettare inesistenti soluzioni miracolose.