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Centraline sull’Arzino: la longa manus degli speculatori sulle acque del torrente

L’ipotesi di sfruttamento idroelettrico del torrente Arzino ha origini lontane. Negli anni 50’ la SADE, come qualsiasi imprenditore serio dovrebbe fare, prima di progettare un eventuale impianto idroelettrico sul torrente Arzino, avviò una campagna di misure di portata atta a verificare se l’ipotesi imprenditoriale fosse economicamente sostenibile. Dopo anni di misurazioni, complice la scarsa portata fluente in alveo e l’assenza di salti di quota notevoli si decise, dati alla mano, che non conveniva installare impianti idroelettrici sul torrente. Dopo decenni di tranquillità, l’introduzione di incentivi estremamente generosi che tutti noi paghiamo attraverso le bollette, ha indotto diversi privati a presentare progetti di derivazione idroelettrica dell’Arzino basandosi su dati vecchi di 50 anni fa (gli stessi che hanno indotto la SADE ad abbandonare l’idea di utilizzare il torrente a fini idroelettrici). Una situazione “indecente” soprattutto alla luce di quanto successo in questi giorni a proposito dell’impianto idroelettrico in progetto in alta val d’Arzino.

 

E’ noto che per legge gli impianti idroelettrici devono lasciar scorrere in alveo il cosiddetto DMV (Deflusso minimo vitale), la quantità d’acqua indispensabile per mantenere in vita il torrente che, nella documentazione di progetto era stata fissata per 7 mesi l’anno in 200 litri al secondo. Ora, nel tentativo di interferire pesantemente con l’iter di valutazione, rinnegando quanto sostenuto in precedenza, il proponente ha innalzato il deflusso minimo vitale a 468 litri al secondo per tutto l’anno (più del doppio!!). Si noti che queste dichiarazioni seguono di pochi mesi i documenti integrativi al progetto in cui la stessa ditta proponente affermava che lasciare un deflusso minimo vitale maggiore di 200 litri al secondo non era fattibile perchè antieconomico malgrado gli incentivi.

Queste ultime mosse del proponente dimostrano -casomai ce ne fosse ancora bisogno- che la costruzione di una centralina idroelettrica sul torrente Arzino è una autentica azione speculativa a danno di un territorio di pregio naturalistico che non ha eguali nella regione Friuli Venezia Giulia, una violenza gratuita e ingiustificata nel tentativo di sfruttare quello che non c’è, il risultato di un meccanismo perverso che porta a realizzare opere che impattano pesantemente sul territorio con l’unico scopo di intascare gli incentivi generosamente elargiti dallo stato, una iniziativa che, quindi, non può ricevere l’approvazione delle autorità e dei cittadini dotati di buon senso soprattutto in un periodo di crisi come quello in cui viviamo, dove le risorse sono poche e non vanno perciò dirottate verso iniziative imprenditoriali antieconomiche e dannose per l’ambiente.

Dario Tosoni
Movimento Tutela Arzino