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Fusione Hera-ACEGAS APS: traspare soltanto una logica finanziaria, nell’assenza totale di obiettivi chiari sul piano ambientale

Trieste, 9 ottobre 2012

Legambiente su fusione Hera – ACEGAS APS. “Traspare soltanto una logica finanziaria, nell’assenza totale di obiettivi chiari sul piano ambientale.”

Si individua soltanto una logica orientata ad obiettivi finanziari, nella fusione tra Hera e ACEGAS APS (o per meglio dire nell’incorporazione della piccola ACEGAS-APS da parte del “gigante” emiliano-romagnolo Hera). Nessun obiettivo chiaro è stato infatti neppure accennato, per quanto concerne le strategie ambientali del nuovo gruppo.

Questo il commento del circolo Legambiente di Trieste, dopo il voto con cui nei giorni scorsi i consigli comunali di Padova e Trieste hanno ratificato la fusione tra le due società.
Si è trattato quindi di una mera operazione finanziaria – osserva Legambiente – utile a “diluire” nel calderone della nuova società i debiti accumulati negli ultimi anni da ACEGAS – APS. E ad evitare di chiedere conto al management della società sulle ragioni per le quali l’enorme debito era stato prodotto. Nel 2005, infatti, con un fatturato pari a circa 596 milioni di Euro, l’indebitamento di ACEGAS-APS ammontava a 228 milioni, ma nel 2011 mentre il fatturato diminuiva a 585 milioni, i debiti avevano raggiunto i 447 milioni. Un quadro così negativo implicherebbe che si chiedano le dimissioni del consiglio di amministrazione, e soprattutto quelle del Presidente e dell’Amministratore delegato, prima che il processo di fusione si concretizzi.

 

Sembra quindi che anche ragioni di opportunità politica – la dirigenza di ACEGAS-APS è accuratamente “lottizzata” tra i partiti che governavano o governano a Trieste e a Padova – abbiano sovrinteso alla decisione di fondersi (cioè farsi assorbire) con Hera.
La prova di ciò si trova nella pressoché assoluta mancanza di trasparenza su tutta l’operazione e nel fatto che ai consigli comunali è stato di fatto impedito di approfondirne i risvolti e le conseguenze. Così come impossibile è stato per i normali cittadini, comprendere ciò che si stava preparando.

Ancora maggiore l’opacità sugli aspetti ambientali, decisivi per una società che gestisce il servizio idrico (distribuzione e depurazione delle acque) e quello dei rifiuti.

Sull’acqua, nulla è stato detto dai sostenitori della fusione, rispetto a quanto si farà – se si farà… – in termini di investimenti, per ridurre le enormi perdite della rete idrica (oltre il 40% dell’acqua distribuita da ACEGAS-APS si disperde per lo stato disastroso della rete), né si sono avuti chiarimenti circa la volontà di restituire ai cittadini-utenti il margine di “profitto”, indebitamente riconosciuto ai gestori del servizio idrico dalle leggi giustamente abrogate con il referendum del giugno 2011. Margine che continua ad essere prelevato dalle tasche dei cittadini – illegalmente – con le bollette.

Nulla anche per quanto concerne il servizio rifiuti. Trieste già “vanta” uno scandaloso ritardo rispetto all’obiettivo (minimo) del 65% di raccolta differenziata al 2012, fissato dalla Direttiva europea in materia – nel 2012 si arriverà, forse, intorno al 30% … – ma Hera non può certo rappresentare un modello.

Nel 2011 nell’insieme dei Comuni serviti da questa società, è stato infatti superato di poco il 50% di raccolta differenziata (ma Bologna non arriva al 40%), mentre il 23% dei rifiuti continua a finire in discarica senza alcun trattamento! Una situazione di grave ritardo, quindi, legata anche al fatto che Hera gestisce 6 inceneritori (a Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna, Rimini e Forlì), ai quali si aggiungeranno ora anche quelli di Trieste e di Padova.

E’ abbastanza noto che proprio la disponibilità di inceneritori costituisce il principale ostacolo al decollo della raccolta differenziata: non è quindi azzardato prevedere che dopo la fusione la situazione non migliorerà.

Ciò del resto si iscrive in una “tradizione” assai poco commendevole – conclude Legambiente – vale a dire la sostanziale subordinazione delle scelte del Comune di Trieste agli interessi di ACEGAS – APS, quando per logica dovrebbe essere semmai il contrario (essendo detenuta la maggioranza del pacchetto azionario dai Comuni). Lo si è visto in innumerevoli occasioni: da alcune incredibili esternazioni dell’assessore Omero sulla raccolta differenziata, alla vicenda dell’importazione di rifiuti da altre Regioni (Campania, ma anche Slovenia e Austria), per essere bruciate nell’inceneritore triestino. Argomento quest’ultimo sul quale Legambiente ha chiesto mesi fa chiarimenti e dati al Comune: promessi, ma mai arrivati.

Lucia Sirocco

Dario Predonzan

Circolo Verdazzurro LEGAMBIENTE Trieste