Frane nell’area collinare del Collio: serve maggiore attenzione da parte del settore vitivinicolo
Oltre 200 sono i fenomeni franosi individuati dal catasto delle frane nell’area collinare del Collio; riconducibili in buona parte alle attività di rimodellamento geomorfologico operate dal settore della viticoltura. Secondo Legambiente serve una nuova forma di pianificazione/gestione del territorio che introduca un’attenta analisi dei rischi e pericoli idro-geologici, l’uso di morfologie più consone allo stato paesaggistico originario e un’accurata gestione delle acque oltre che massima attenzione alla vegetazione nella sua funzione stabilizzante del terreno.
Il recente caso della frana verificatasi in località Bernizza (Dolegna), che ha causato danni ad una linea elettrica ENEL e alla strada locale, rende obbligatorio fare un ragionamento su cosa ha comportato un modello di sviluppo del settore vitivinicolo spinto all’estremo, dove in alcuni casi si cerca addirittura di sfidare le leggi di gravità! E’ dagli anni ’80 che il crescente interesse per la vitivinicoltura ha comportato, prima una marginalizzazione delle preesistenti attività come la frutticoltura, e poi, quando lo spazio disponibile si è via via ridotto, si è proceduto a pesanti sbancamenti / rimodellamenti del terreno. Il paesaggio “lunare” che notiamo oggi è profondamente diverso rispetto a quello di trenta anni fa; e le conseguenze non sono soltanto di natura ecologica e paesaggistica.
Secondo l’IFFI – l’inventario dei fenomeni franosi d’Italia redatto dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – solo nell’area del Collio sono state censite oltre 200 frane con estensioni che possono raggiungere i 20 ettari (le dimensioni di un vigneto!) dei quali parte sono classificate come “P3” ovvero ad elevata pericolosità.
E se si guarda al loro posizionamento la maggior parte corrispondono proprio ai terreni coltivati a vite o a zone adiacenti. Frane che talvolta – come nel caso di Bernizza – intersecano strade e abitazioni. Infatti sono almeno 64 gli elementi a rischio nell’area del Collio recensiti; fra cui 15 edifici e 51 tratte stradali; con danni che sarebbe importante stimare per capire le dimensioni economiche del fenomeno soprattutto quando a carico della proprietà pubblica. Chiaramente non sono tutti danni legati all’uso del territorio a fini agricoli, ma una buona parte di queste frane ne è la diretta conseguenza; complice anche la natura dei terreni facilmente erodibili.
Fenomeni come questi però non si verificherebbero se vi fosse un’attenta gestione del territorio. Sia chiaro che nessuno nega l’importanza economica della viticoltura, ma, secondo Legambiente, serve però una nuova forma di pianificazione/gestione del territorio che introduca un’attenta analisi dei pericoli idro-geologici, l’uso di morfologie più consone allo stato paesaggistico originario e un’accurata gestione delle acque oltre che massima attenzione alla vegetazione nella sua funzione stabilizzante del terreno.
Riferimenti: http://www.isprambiente.gov.it/it/progetti/iffi-inventario-dei-fenomeni-franosi-in-italia
Foto: Perimetro dei fenomeni franosi nella zona fra Dolegna del Collio e Cormons. Ortofoto (c) Google; geometrie provenienti da IFFI/ISPRA.