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Sul bacino di rifasamento: introdurre ragionamenti tecnici e politiche agricole contro la siccità.

Siccità Isonzo

Comunicato stampa, 23 luglio 2013.

Da un po’ di anni tra luglio e agosto si susseguono fior di articoli pro e contro il bacino di rifasamento da realizzarsi sull’Isonzo a Gorizia. Come abbiamo argomentato più volte e continueremo ad esporre ad oltranza, crediamo che la realizzazione di una nuova diga non risponda alle necessità del fiume, e che anche l’agricoltura ne possa fare a meno.

 

Vorremmo focalizzare la questione su un dato tecnico che Legambiente ha già portato anche nel Laboratorio Isonzo. Dai dati idrografici del bacino di Salcano sappiamo che solo in alcuni periodi le portate rilasciate scendono sotto i 20 metri cubi al secondo raggiungendo la minima di 12.5. Dall’altra sappiamo anche che le portate concesse al Consorzio di bonifica sono di 21,5 mc/s. Ma attenzione, di questi solo 8,5 mc/s sono per uso irriguo, i restanti 12,9 mc/s per uso idroelettrico.

Se è poi vero che il Consorzio ha fatto lungimiranti investimenti per adottare il sistema in tubature a pressione – tanto che vanta risparmi d’acqua del 60% – come mai serve tutta questa acqua per poter irrigare superfici analoghe? Perchè si pretende di mantenere a regime un sistema irriguo che prevede anche centrali idroelettriche lungo i canali.

Legambiente ha già fatto la sua proposta, quando c’è poca acqua il canale De Dottori andrebbe chiuso e le centrali idroelettriche fermate, utilizzando così solo la portata per uso irriguo captata in prossimità della presa di Sagrado per garantire acqua all’agricoltura – che lo ribadiamo è un vitale settore della nostra economia – e il resto dell’acqua lasciata nel fiume a beneficio dell’ecosistema. Inoltre vanno modificati gli accordi con la Slovenia. Non è tollerabile che in un quadro normativo europeo molto sensibile all’ambiente e improntato alle gestione congiunta dei fiumi (Direttiva Acque) si resti legati a decisioni di oltre 40 anni fa prese in un contesto totalmente differente. E non è tollerabile che la Commissione mista per l’idroeconomia – che è quella che poi prende le decisioni – ignori completamente tale situazione.

Quanto al lato ambientale se la diga progettata serve a rilasciare 25 mc/s costanti e le captazioni sono per 21 mc/s – considerando che l’acqua nel canale De Dottori finisce in mare – crediamo che l’ecosistema del fiume possa vivere con la misera portata rimanente? Gli esperti si sono già espressi con un no, quindi anche chi parla della diga di rifasamento in queste condizioni come importante per l’ambiente non ha le idee troppo chiare. Senza considerare che l’opera stessa modificherebbe irreparabilmente una delle aree meglio integre del fiume in Italia, che è zona di riproduzione di specie pregiate come la trota marmorata.

Un ultimo ragionamento più ampio. Il problema della siccità va affrontato in maniera organica, non solo localmente ma anche con politiche regionali, nazionali ed europee. Oramai gli effetti del cambiamento climatico devono farci capire che servono politiche che prendano in considerazione non solo il miglioramento delle modalità irrigue (come l’irrigazione interrata), ma anche della selezione delle varietà coltivate meno idroesigenti, e delle pratiche agronomiche migliori per favorire la conservazione dell’umidità del terreno. Un invito quindi agli agricoltori, alle associazioni di categoria e alle istituzioni a ragionare in questi termini.