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Legambiente: Nessuna violazione del Trattato di Osimo da parte dell’Italia semmai incapacità a pretendere diverse condizioni con la Slovenia

Legambiente è obbligata a precisare che quanto affermato nell’articolo de Il Piccolo di lunedì 20 settembre non corrisponde al vero. Da nessuna parte nel Trattato di Osimo si parla di bacino di rifasamento da realizzarsi in Italia, e pertanto nella non realizzazione di questo bacino a Gorizia non c’è stata alcuna violazione del Trattato da parte del nostro Paese. Semmai il Trattato prevedeva che fosse da realizzare in territorio jugoslavo (art. 3 comma 4 dell’Accordo1).

La realizzazione del bacino di rifasamento su suolo italiano fu decisa invece inspiegabilmente dalla Commissione mista per l’idroeconomia nel 1978. Le determinazioni della commissione possono essere modificate, e se non lo si è fatto fino ad oggi è anche forse a causa dell’incapacità politica e/o della mancanza di interesse del nostro governo e della diplomazia nel pretendere condizioni di gestione delle acque diverse da quelle inizialmente stabilite con l’ex-Jugoslavia. Ad esempio ai tempi che furono – quando l’Isonzo scorreva completamente in territorio italiano – le dighe di Doblari e Plava erano obbligate a rispettare rilasci minimi per garantire gli approvvigionamenti a valle. Si sarebbe potuto prevedere condizioni analoghe anche con l’ex-Jugoslavia; ma non lo si è fatto né allora né negli ultimi incontri della Commissione mista.

Ricordiamo inoltre che oggigiorno vi sono disposizioni europee come la Direttiva Acque (2000/60/CE) che impongono agli Stati una gestione congiunta dei corsi d’acqua internazionali, non mirata alla mera produzione irrigua ed idroelettrica ma anche alla conservazione dell’ambiente naturale. Disposizioni per altro ampiamente ignorate. In più – come già rimarcato dagli esperti – la diga prospettata dal Consorzio di bonifica a Gorizia non è sostenibile dal punto di vista ambientale e poco servirebbe alla sopravvivenza del fiume giacché pensata per riempire i canali irriguo-idroelettrici che sottendono quasi tutto il corso d’acqua in Italia.

 

1http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/norme/73l77.htm

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