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Adriatico: un mare da conoscere e da tutelare

Adriatico: un mare da conoscere e da tutelareIn attesa dell’arrivo della Goletta Verde di Legambiente, che sarà a Trieste il 22 e 23 giugno, Legambiente Trieste invita all’incontro pubblico su “L’Adriatico: un mare da conoscere e tutelare” che si terrà martedi 16 giugno all’Antico Caffè San Marco di Trieste in via Battisti 18, alle ore 18.00. Le più recenti ricerche scientifiche e le implicazioni ambientali delle attività economiche ed estrattive nell’Adriatico

verrano illustrate da Marina Cabrini, primo ricercatore OGS (Biodiversità nel porto e acque di zavorra), Angelo Camerlenghi, dirigente OGS (Prospezioni sismiche marine e uso di cannoni ad aria) e Isabella Tomini, tecnico OGS (Effetti delle prospezioni sui mammiferi marini). Introdurrà Andrea Wehrenfennig, presidente del Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste, che riferirà sulla campagna internazionale per la difesa dell’Adriatico “Stop sea drilling”.
Goletta Verde, la campagna storica di Legambiente in difesa del mare, quest’anno parte dalla Croazia per dare impulso a una partecipata mobilitazione contro le trivellazioni petrolifere che minacciano L’Adriatico. Insieme a SOS Adriatico, la coalizione ambientalista croata, il 20 giugno a Rovigno, l’equipaggio del battello ambientalista parteciperà a una grande assemblea internazionale da cui lancerà un appello in difesa delle coste e del mare Adriatico. L’obiettivo è creare un fronte compatto – associazioni, cittadini, istituzioni – contro le trivellazioni petrolifere. 
Il mare Adriatico è un ambiente estremamente fragile per le caratteristiche proprie di “mare chiuso”. In questo contesto già difficile si inseriscono nuove attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi che comporterebbero un impatto devastante non solo per l’ecosistema marino, ma anche per le attività che oggi costituiscono una preziosa risorsa economica per i Paesi costieri, come la pesca e il turismo. Tutto per una politica energetica miope ed anacronistica a solo vantaggio delle compagnie private. Le quantità di idrocarburi in gioco sono risibili, grandi invece i rischi e i possibili danni che ricadrebbero sulla collettività. 

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