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Luoghi e Territori

Luoghi e TerritoriLuoghi&Territori: Esplorazioni partecipate nei paesaggi in trasformazione

Il Cibo produce e trasforma i paesaggi: letture del paesaggio agrario del Friuli Occidentale

PROSSIMA ESCURSIONE DOMENICA 3 APRILE 2016: 
I nuovi paesaggi dell’agricoltura industrializzata dell’alta pianura
Ritrovo ore 9 in piazza a Domanins di San Giorgio della Richinvelda

IL PROGRAMMA

Campagna organizzata da Legambiente di Pordenone in collaborazione con Legambiente delle Prealpi Carniche, Associazione Italiana Architettura del paesaggio, Slow Food del pordenonese, Associazione pro ex cimitero ebraico Bosco della Man di ferro, Associazione Italiana Agricoltura Biologica, Comune di Pinzano al Tagliamento, Comune di Budoia, Comune di Tramonti di Sotto, Ecomuseo Lis Aganis. 
Il progetto è sostenuto dalla Regione FVG, in base ai contributi previsti dalla LR 23/2012

{tab=PERCHÈ LA CAMPAGNA CIBO E PAESAGGIO}

Azienda CipolatLa campagna di ricerca partecipata, dedicata per il 2015/16 al rapporto tra cibo e paesaggio, vuole attivare un osservatorio sulle recenti trasformazioni dei paesaggi agrari della provincia di Pordenone.

La produzione di alimenti per la popolazione, insieme alle attività di estrazione e trasformazione, ha sempre influenzato il modo diretto l’idea che l’uomo ha dell’aspetto formale del
territorio. Sul suolo nel tempo si sono succedute numerose forme economiche che hanno di volta in volta interpretato il sostrato geopedologico a volte stravolgendo l’aspetto dei luoghi. Pensiamo per esempio alla pianura arida posta a monte delle risorgive e disboscata nel medioevo per costruire un paesaggio di praterie oggi conservato solo attraverso pochi brandelli di magredi tutelati per legge. 
Queste zone oggi sono quelle maggiormente infrastrutturate da un punto di vista agricolo, con un disegno colturale che vanta poco più di cinquant’anni. In modo del tutto opposto i grandi pascoli delle Prealpi Carniche, che tra medioevo ed età moderna, permettevano di vendere carne e lana in pianura, oggi stanno diventando delle boscaglie infruttuose.
L’economia, ma anche le mode alimentari, influenza in modo determinante l’evoluzione del paesaggio. Questi cambiamenti sono così lenti che a volte non riusciamo a percepirli, ma percorrere il territorio a piedi ci permetterà di incontrare nuove occasioni di trasformazione e anche qualche occasione di dibattito e critica.
Il cibo da sempre produce paesaggio quindi le scelte di produzione e di modelli di vita influenzano moltissimo le trasformazioni colturali. Cercheremo di approcciare al problema fornendo a noi e a chi ci accompagnerà una lettura diacronica delle trasformazioni paesaggistiche dimostrando che alcuni prodotti che consideriamo storici sono stati inventati poco più di un secolo fa e che anche il concetto di recupero della tradizione a volte propone, nel bene e nel male, dei prodotti molti diversi da quelli originari.
Le campagne producono quello che le città chiedono e oggi che tutto il territorio è di fatto città, soprattutto in contesti densamente abitati come i nostri, la campagna esprime in termini
paesaggistici l’idea delle comunità inurbate. Non è un caso che oggi la campagna bruci cibo per produrre energia che sarà sfruttata nelle fabbriche. Cibo che viene considerato solo come un prodotto che deve lentamente fermentare perprodurre gas che sarà trasformato in energia elettrica. In una società complessa come la nostra il rapporto tra cibo e territorio non può che essere complesso e anche in un ambito piccolo come il Friuli Occidentale abbiamo voluto organizzare più di una decina di discussioni peripatetiche su stradine e sentieri per cogliere certezze e dubbi. Lungi da noi l’intenzione di richiedere un passatista recupero della tradizione, il sistema del villaggio medievale autosufficiente non è di certo
proponibile, ci limiteremo, invece, ad osservare quello che sta accadendo sul territorio per sollecitare azioni alla politica. Azioni che necessariamente devono muoversi su due fronti paralleli, quello dei produttori e quello dei consumatori. Queste sono due forze che continuamente interagiscono all’interno di un mercato che è sempre più globale, mentre il territorio ha una dimensione locale e micropaesaggistica.
Solo la politica può riuscire a costruire un’idea di futuro che metta in relazione le forze capaci di trasformare l’ambiente delle campagne. Alla politica il compito di promuovere nuovi stili di vita e di consumo come pure di controllare e promuovere le trasformazioni fisiche dei luoghi, in primis attraverso il Programma di Sviluppo Rurale che distribuisce sul territorio gran parte delle risorse dell’Unione Europea.
Il paesaggio non nasce dal caso ed è governato da ideali. Come spiegarsi altrimenti lo sviluppo di molte modalità di produrre cibo nei territori delle frange urbane? Non si tratta di una risposta a uno storico sradicamento del contemporaneo abitare?
Le società sentono sempre di più il significato etico di pratiche sociali di agricoltura e di collaborazione senza per questo rifarsi alle modalità di gestione comunitaria delle risorse agricole in età medievale. Anzi il rapporto “local” con le filiere di consumo responsabile e con l’autoproduzione si inserisce perfettamente in un quadro di consapevolezza che riconosce come la questione dell’alimentazione è un problema globale. Ancora una volta, per noi che proveniamo dall’ambientalismo scientifico degli anni ’70 del secolo scorso, il rapporto con i temi del cibo e dell’alimentazione va vissuto alle due scale: “pensare globalmente e agire localmente”. Ma questo pensiero non può essere privo di un approfondimento che tenga conto di una lettura diacronica e storica rispetto alla produzione del cibo nel nostro territorio.
Quasi tutte le cose che oggi consideriamo tradizione alimentare, vedi il formaggio di latteria, fanno fatica a vantare una storia più vecchia di un secolo. All’interno del disegno agrario bassomedievale che ancora oggi organizza i nostri territori si sono affermate e poi sono scomparse molte attività di produzione e trasformazione del cibo. Il disegno territoriale è rimasto lo stesso mentre la cultura agricola si è continuamente trasformata. E’ difficile descrivere cosa accadeva e si produceva in un determinato ambito del Friuli Occidentale, ma cercheremo di leggere con voi, a piedi, le trasformazioni degli ultimi 200 anni, quelli meglio documentati. Lo faremo anche incontrando chi oggi sta proponendo nuove tradizioni prossime a venire, mettendo i gioco la propria capacità imprenditoriale e i propri ideali personali.
Certamente, pur essendo un territorio di piccola dimensione, non riusciremo a raccontare la storia di tutti, ma ci dovremo limitare a una selezione di casi collocati lungo itinerari che hanno la capacità di rendere esplicita e comprensibile questa lettura diacronica del rapporto tra la produzione del cibo e il paesaggio.

{tab=CALENDARIO DI MASSIMA}

2015

12 aprile – Aviano e Budoia l’allevamento tra tradizione e modernità
Non sempre le attività di produzione del cibo si legano alla tradizione, ma molto spesso sono frutto di progettualità e di invenzione. Per esempio a metà dell’800 nella pedemontana pordenonese si produssero delle trasformazioni sociali ed economiche che provocarono la riduzione sensibile degli ovini e caprini e la nascita del moderno allevamento in stalla delle vacche da latte. A seguito di questo nacquero le latterie sociali e turnarie che oggi sembrano un elemento tradizionale. In questi anni tra Aviano e Budoia sono stati introdotti allevamenti di bufali che risultano essere tra i pochi presenti in regione, come pure è stata ripresa la produzione di latticini provenienti dall’allevamento della capra, sempre più richiesti. Tra tradizione e innovazione cosa sta cambiando nella pedemontana pordenonese?

10 maggio – La rinascita culturale di Tramonti
Negli ultimi anni nell’alta Val Meduna si è assistito a una riscoperta identitaria dei luoghi anche attraverso a una ricerca attenta su alcune tradizioni alimentari. La riscoperta della Pitina e del Formaggio del Cit sono esemplari, così come la volontà dell’amministrazione della Villa di Sotto di aprire un forno sociale che produca pane biologico. Attorno alla istituzione del presidio Slow Food della Pitina sembrano ora nascere delle spontanee iniziative di allevamento della pecora in una zona in cui la storica tradizione dell’allevamento ovino aveva visto subire un secco collasso dell’attività. La riscoperta di un cibo è capace da sola di rilanciare anche un paesaggio corrispondente? Mangiando molta pitina aumentano le praterie artificiali? Camminando il territorio ci chiederemo appunto di queste nuove prospettive.

21 giugno – Clauzetto
Gli altopiani ricchi d’acqua di Pradis a partire dal ‘600 furono fittamente insediati con decine di borghi di piccola dimensione legati per lo più all’allevamento di pecore e capre. Questa presenza fu in qualche modo organizzata anche in relazione alla produzione di prodotti facilmente vendibili in pianura. Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 sorsero le prime latterie sociali che producevano un nuovo formaggio del tipo montasio. Questo cambiò in modo radicale il rapporto con le risorse riducendo il pascolo brado e privilegiando l’allevamento in stalla di vacche che venivano alimentate con foraggio. La crisi di questa economia dopo la seconda guerra mondiale portò a un collasso del sistema economico dell’altipiano. Negli anni ’80 e ’90 furono tentate delle iniziative di modernizzazione (l’allevamento di ungolati selvatici sul monte Pala, coltivazioni intensive di patate, l’acqua Pradis), senza riuscire ad invertire la crisi delle produzioni alpine. Oggi su questi altipiani la ripresa dell’allevamento e di una nuova forma di attività casearia si percepisce come un elemento di
continuità rispetto alla recente tradizione.

25 ottobre – Il Sanvitese e le acque
La conservazione e la protezione di una risorsa importante come l’acqua ha prodotto un importante progetto di forestazione attorno alle prese dell’acquedotto di Torrate. In pochi anni quest’ambiente sta cambiando il suo carattere paesaggistico da aree di agricoltura intensiva a una selva planiziale tornando verso un paesaggio tradizionale. Visiteremo poi un ambiente, quello del cimitero degli ebrei, costruito alcune decine di anni fa con un intento di restauro paesaggistico degli ambienti delle olle di risorgiva. Si tratta di un community garden gestito da volontari e soggetto a un suo speciale processo evolutivo. Da qui raggiungeremo la settecentesca azienda agricola di Braida Curti un tempo al centro di un sistema di risaie oggi scomparse. Attraverseremo poi un tratto di campagna ancora ben conservata per raggiungere Ramuscello, patria della moderna agricoltura friulana da quando Gherardo Freschi iniziò a stampare l’Amico del Contadino nel 1842.

8 novembre – Da Pinzano al Tagliamento a Travesio attraverso le colline argillose
Le colline argillose della destra Tagliamento in origine erano sfruttate da insediamenti nucleati (Pinzano e Valeriano) posti sui primi depositi ghiaiosi, ma più a monte questo ambiente fu colonizzato con insediamenti lineari e di vertice che si sviluppavano sui crinali più stabili. Insediamenti in equilibrio con condizioni orografiche difficili e oggi difficili da comprendere visto la crisi insediativa e lo spazio conquistato dal bosco. Nonostante tutto negli ultimi anni in questa zona sono nate delle esperienze molto interessanti che ripristinano e/o reinventano alcune tradizioni locali (la cipolla della Val del Cosa, il recupero di alcuni vitigni autoctoni nuovamente impiantati e delle mele antiche, l’allevamento delle capre) o hanno contribuito ad introdurre nuove pratiche e colture e a trasformare il paesaggio (es. il formaggio caprino e la creazione ex novo di boschetti di piante micronizzate per la produzione del tartufo). Visiteremo quindi alcuni imprenditori e conosceremo questi esperimenti di nuova agricoltura nel solco della tradizione.

13 dicembre – Dopo l’industrializzazione della “bassa”: Panigai, Pramaggiore e Azzanello
La bassa del Friuli Occidentale è divisa tra Veneto e Friuli Venezia Giulia ma da sempre è caratterizzata nei settori della pianura umida da paesaggi piuttosto omogenei. In questo ambiente in antico c’erano tre piccoli feudi Panigai, Frattina e Salvarolo. Queste zone di antico disegno, e caratterizzate da un insediamento diffuso piuttosto antico, hanno visto consolidarsi alcuni centri con carattere anche industriale (Chions e Pramaggiore) e un sistema di agricoltura intensiva legata alla vigna nei territori più asciutti. Le ampie golene del Fiume e del Sile si contrappongono alle piane strutturate dall’agricoltura del vino di Lison. Eppure in questi ambienti ricchi di contrasto si stanno costruendo anche esperienze evolutive legate a un senso sociale dell’agricoltura.

2016

3 aprile – I nuovi paesaggi dell’agricoltura industrializzata dell’alta pianura
I paesaggi dell’alta pianura pordenonese vanno considerati tra i più modernizzati dell’intera regione. L’arrivo dell’acqua dopo gli anni ’30, ma soprattutto i nuovi sistemi di irrigazione, ha permesso di costruire un ambiente ricco di nuovi disegni di modernità e di imprenditorialità. Le antiche praterie hanno lasciato il posto a vigne e coltivazioni di pregio. Attività impensabili solo mezzo secolo fa. Con questa escursione visiteremo le aree sabbiose di Ovoledo con l’esperienza oggi un poco in crisi della cooperativa di agricoltori della patata, i territori influenzati dalla continua crescita dei vivai di Rauscedo e le campagne della Richinvelda ormai colonizzate da vitigni forestieri, come il prosecco.

Le casere del Cansiglio e la resistenza del formaggio di malga

Complice la facile geografia delle terre alte di Caneva e Polcenigo servita dal 1877 da una importante strada diretta al Cansiglio le malghe dell’altipiano hanno avuto una continuità d’uso fino ad oggi. Alcuni anni fa la crisi di questa attività fu contrastata con un progetto di valorizzazione del formaggio di malga e una generale ristrutturazione delle casere pubbliche. Nel complesso delle diverse esperienze produttive legate al settore caseario oggi ci sono esperienze tradizionali e altre più moderne, come quella di una fattoria didattica estiva (Fossa di Sarone). Visiteremo poi Malga Col dei Scios, Malga Costa Cervera, Casera Fossa di Bena, Casera Cercenedo.

Caneva: il figo, il vino e gli olivi
Negli ultimi vent’anni i territori della storica “canipa patriarcale” non sono certo diventati il nuovo “Collio” e le trasformazioni territoriali hanno subito fasi alterne di espansione e crisi. Il  itto particellato dei campi ha sempre inibito la costituzione di grandi aziende agricole e dove queste sono state costituite il disegno del suolo è profondamente cambiato. A Caneva è molto facile notare ambienti ben coltivati a fianco di cave di marmorino e a spazi inselvatichiti. Questi accostamenti creano uno stridore paesaggistico impensabile in altri settori del Friuli Venezia Giulia e forse anche l’incapacità di unire il prodotto ai valori positivi del paesaggio anche quando i prodotti sono innovativi e di qualità come quelli del birrificio Valscura di Sarone. Per questo la riscoperta delle coltivazioni di fico, gli impianti moderni di olivo e i vitigni autoctoni sembrano non essere ancora in grado di dare al paesaggio pedemontano un valore superiore a quello della roccia da cava.

Orti sociali e agricoltura periurbana a Pordenone

Come può cambiare il rapporto tra città e campagna all’interno della diffusione insediativa della periferia di una città industriale come Pordenone? L’agricoltura periurbana sta diventando una importante occasione per ripensare anche la città e il suo rapporto con il cibo. Con una breve camminata cercheremo di toccare alcune esperienze attorno a Pordenone in cui l’agricoltura diventa anche simbolo di una nuova socialità solidale. Orti urbani, community garden, orti sociali sono segnali espliciti di nuove forme di una agricoltura di prossimità che oltre al valore specificamente produttivo valorizza anche un proprio significato simbolico.

Attorno alle colline di Cavasso e Fanna
Il paesaggio di formazione medievale era centrato su un insediamento sparso e sui limitrofi campi intensamente coltivati. Sul versante dei colli terrazzati si trovavano le coltivazioni di  regio e il pascolo alberato, i versanti settentrionali erano coperti di castagneti per integrare i farinacei, ma oggi quest’ordine è ormai quasi irriconoscibile. Nonostante tutto in quest’area sono sorte due azioni di recupero della tradizione agricola piuttosto interessanti, quella per il recupero della produzione delle mele antiche e quella per il rilancio della produzione della cipolla di Cavasso. 

2016 aprile Le risorgive e gli allevamenti ittici

A partire dagli anni ’60 l’ambito paesaggistico della zona delle risorgive è stato reinterpretato dall’economia per costruire una sorta di distretto produttivo specializzato nell’allevamento
industriale della trota. Moltissime aree di risorgiva sono state con il tempo attrezzate con grandi vasche in cemento per l’allevamento di trote provocando anche importanti problemi all’ecosistema delle risorgive. Oggi questa forma di utilizzazione del suolo sembra essere entrata in crisi a causa delle mutate abitudini alimentari che tendono a preferire il pesce allevato in mare. Sono poche le aziende che su questo settore riescono ad essere innovative come l’allevamento di Villanova di San Daniele. Con questa escursione visiteremo gli ambienti un tempo coltivati a prato umido e oggi residuali all’interno della diffusione insediativa costituitasi lungo l’asse stradale della Pontebbana.

{tab=AVIANO E BUDOIA}

IN ALLEGATO: Descrizione escursione del 12 aprile 2015: Aviano e Budoia l’allevamento pedemontano tra tradizione e modernità.
La descrizione comprende l’illustrazione del percorso, la spiegazione delle motivazioni che ne sottendono la costruzione, gli “stralci” di storia del paesaggio agrario (Marsure) e la descrizione delle esperienze produttive che i partecipanti hanno incontrato.

Contributi ulteriori: https://luoghieterritori.wordpress.com/

Video: https://www.youtube.com/watch?v=V6Mulh2enD0

{tab=TRAMONTI}

Tramonti di SopraIN ALLEGATO: Descrizione escursione del 10 maggio 2015: La rinascita culturale di Tramonti passa per il cibo?
La descrizione comprende l’illustrazione del percorso, la spiegazione delle motivazioni che ne sottendono la costruzione, gli “stralci” di storia del paesaggio agrario (Agricoltura e allevamento di vallata) e la descrizione delle esperienze produttive.

L’escursione prevede una camminata lenta di circa otto ore priva di difficoltà.

Contributi ulteriori:

Video:

 {tab=CLAUZETTO E VITO D’ASIO}

Luoghi & Territori - Clauzetto e Vito d'AsioIN ALLEGATO: Descrizione escursione del 21 giugno 2015: Nuovi progetti pastorali a Clauzetto e sul Monte di Asio
La descrizione comprende l’illustrazione del percorso, la spiegazione delle motivazioni che ne sottendono la costruzione, gli “stralci” di storia del paesaggio agrario (Agricoltura e allevamento di vallata) e la descrizione delle esperienze produttive.

L’escursione prevede una camminata lenta di circa otto ore priva di difficoltà.

Contributi ulteriori:

Video:

{tab=SANVITESE}

Sanvitese

IN ALLEGATO: Descrizione escursione del 25 ottobre 2015: Una terra di acque nei colori dell’autunno.
La descrizione comprende l’illustrazione del percorso, la spiegazione delle motivazioni che ne sottendono la costruzione, gli “stralci” di storia del paesaggio agrario e la descrizione delle esperienze produttive.

L’escursione prevede una camminata lenta di circa sette ore priva di difficoltà.

Contributi ulteriori:

Video:

{tab=PINZANO & CASTELNOVO}

IN ALLEGATO: Descrizione escursione dell’8 novembre 2015: Complessità ecologiche e colturali tra pianura e collina.
La descrizione comprende l’illustrazione del percorso, la spiegazione delle motivazioni che ne sottendono la costruzione, gli “stralci” di storia del paesaggio agrario (Agricoltura e allevamento di vallata) e la descrizione delle esperienze produttive.

L’escursione prevede una camminata lenta di circa otto ore priva di difficoltà, tranne qualche tratto su sentiero e circa trecento metri di dislivello in salita.

Contributi ulteriori:

Video:

{tab=RAUSCEDO E RICHINVELDA}

IN ALLEGATO: Descrizione escursione del 3 aprile 2016: I nuovi paesaggi dell’agricoltura industrializzata dell’alta pianura

La descrizione comprende l’illustrazione del percorso, la spiegazione delle motivazioni che ne sottendono la costruzione, gli “stralci” di storia del paesaggio agrario (Agricoltura e allevamento di vallata) e la descrizione delle esperienze produttive.

L’escursione prevede una camminata lenta di circa otto ore priva di difficoltà, tranne qualche tratto su sentiero e circa trecento metri di dislivello in salita.

Contributi ulteriori:

Video:

{tab=PANIGAI E AZZANELLO}

IN ALLEGATO: Descrizione escursione del 13 dicembre 2015 – Dopo l’industrializzazione della “bassa”: Panigai, Pramaggiore e Azzanello

La descrizione comprende l’illustrazione del percorso, la spiegazione delle motivazioni che ne sottendono la costruzione, gli “stralci” di storia del paesaggio agrario (Agricoltura e allevamento di vallata) e la descrizione delle esperienze produttive.

L’escursione prevede una camminata lenta di circa otto ore priva di difficoltà, tranne qualche tratto su sentiero e circa trecento metri di dislivello in salita.

Contributi ulteriori:

Video:

{tab=INFORMAZIONI E CONTATTI}

Generalmente le passaggiate proposte sono adatte a tutti e si sviluppano lungo stradine campestri e sentieri.

ABBIGLIAMENTO – Si consigliano le pedule o scarpe da trek e un abbigliamento “a cipolla”. Vi raccomandiamo un abbigliamento conforme alla stagione variabile soprattutto in considerazione delle previsioni del tempo. Comunque siete pregati di vestirvi in modo da impedire l’attacco delle zecche e siete invitati a portare con voi piretro idi e altri repellenti per il fastidioso animaletto.

AUTOMOBILI – L’escursione è organizzata in modo da mobilizzarne il meno possibile, anche se non descrive un cerchio. 

BAMBINI – Chi viene con i figli è pregato di prestare a loro le dovute attenzioni.

PRANZO – Armatevi di pranzo al sacco.

QUOTA – Per i problemi finanziari dell’associazione le escursioni di Luoghi&Territori non sono gratuite, ma sottoposte a una quota di rimborso spese per compensare i costi organizzativi. I non iscritti pagheranno 5 euro mentre gli iscritti 3. Per i bambini rimane tutto gratuito.

ASSICURAZIONE – I soci di Legambiente sono coperti da assicurazione sia nel caso procurino un danno a terzi, sia in caso di infortunio. Non sono assicurati i “non Soci” che partecipano alle iniziative e che dovessero infortunarsi, lo sono solo se la responsabilità del loro danno è riconducibile al Circolo o a un Socio del Circolo stesso. 

PARTECIPARE – Per partecipare all’ iniziativa non è obbligatorio essere iscritti a Legambiente, ovviamente se vorrete associarvi, ne saremo felici. 
Numero massimo di adesioni: trenta con obbligo di prenotazione. Per informazioni e prenotazioni: Moreno Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, moreno.baccichet@gmail.com

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