La darsena di Punta Barena è un’offesa alla tutela della natura
Legambiente: La darsena di Punta Barene è un’offesa alla tutela della natura.
Chiediamo al Comune e alla Regione chiarezza sul numero di posti barca e sulle norme di fruizione
In riferimento all’Articolo pubblicato sul Piccolo del 14 ottobre dal titolo “Grandi pulizie a Punta Barene al posto dei rifiuti 200 barche”, come circolo di Legambiente ci sentiamo di rinnovare tutta la nostra contrarietà alla darsena di Punta Barene, di prossima realizzazione all’interno della Riserva Naturale “Foce dell’Isonzo”. Un’iniziativa che nulla ha a che vedere con gli obiettivi e le finalità di una riserva naturale. Una ferita profonda ai principi più veri della tutela della natura, un esempio di ciò che non si dovrebbe fare all’interno di un’area protetta, dal punto di vista tecnico-scientifico, amministrativo, gestionale e peggio culturale. E non si può dire che in tutti questi anni non siano mancati appelli alla ragionevolezza, al buon senso … Ma si è deciso di tirare dritto.
Vogliamo a questo punto sottolineare alcuni aspetti non certamente secondari e per noi insindacabili. Nell’articolo si legge, infatti, “… Intanto l’associazione Punta Barene ha messo in moto il meccanismo per informare delle procedure i soci e tutti gli interessati.
A proposito di “tutti gli interessati” vogliamo far notare che nella Delibera Regionale 1824 del 2012 si stabilisce che il Piano attuativo PA7 di Punta Barene deve tener conto delle prescrizioni previste dal Comitato Tecnico Scientifico per le aree protette. Tali prescrizioni sono riportate in grassetto nelle Norme Tecniche di Attuazione allegate alla Delibera stessa e prevedono che “I posti barca nel numero massimo previsto dal PA7, ovvero nel numero di 208, dovranno essere assegnati a proprietari di imbarcazioni attualmente (nel 2011, N.d.R.) collocate nel complessivo ambito della Quarantia ed in possesso di documentazione idonea a dimostrare la titolarità”. Non pare ci siano dubbi interpretativi. Se vuoi accedere alla darsena, dovevi avere la barca nella Quarantia e devi dimostrare, documenti alla mano, di averne avuto e avere titolo. Quindi che tu non sia stato un abusivo.
Ci pare un’asserzione assolutamente logica e conseguente, vista anche la Sentenza del Consiglio di Stato del 2013 e visto e che nelle stesse Norme Tecniche di Attuazione, troviamo scritto “Eventuali ulteriori varianti al PCS (Piano di Conservazione e Sviluppo, N.d.R.) riguardanti la costituzione di nuovi posti barca relativi al complessivo ambito della Quarantia … dovranno tenere conto … che i posti barca siano stati assegnati ai proprietari di imbarcazioni attualmente collocate nel complessivo ambito della Quarantia; … di una relazione dettagliata, allegata alla variante, riguardante le esigenze di posti barca nel complessivo ambito della Quarantia basata esclusivamente sullo storico delle concessioni demaniali”.
Anche qui non paiono esserci dubbi interpretativi. Insomma si parla in modo chiaro di barche collocate in Quarantia, di titolarità, di concessioni demaniali. E non sono indicazioni sulle quali si può soprassedere, dato che come recita la Delibera queste prescrizioni sono parte integrante e sostanziale del provvedimento di approvazione.
Chiediamo quindi al Comune e alla Regione che si faccia quanto prima una verifica, certamente prima dell’inizio dei lavori, su chi realmente può vantare il diritto di accedere alla nuova darsena. Viste le premesse e l’abusivismo che ha caratterizzato questa porzione di riserva, magari servono molti meno dei 200 posti ipotizzati. Magari basta un ormeggio, chissà un piccolo pontile in legno. Certo qualcuno si deve assumere la responsabilità. Anche solo per futura memoria.
Legambiente Circolo “Ignazio Zanutto” Monfalcone