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L’eliminazione dell’area boschiva e a radura a ridosso della Riserva Naturale “Foce Isonzo” è un triste ritorno al passato

Comunicato stampa, Monfalcone, 29 gennaio 2017

Abbiamo assistito negli ultimi mesi all’abbattimento di una moltitudine di alberi e arbusti sui terreni a nord della S.P. 19 Monfalcone – Grado, in località Villa Luisa e su quelli che costeggiano la strada di accesso alla Riserva Naturale Regionale Foce dell’Isonzo.Si tratta di aree che ricadono all’interno di un’importante Azienda agricola (in alcuni casi anche all’interno del perimetro della Riserva) e che ci risulta fossero state appositamente dedicate al rimboschimento, nei decenni scorsi, su iniziativa della precedente proprietà’ che aveva virtuosamente colto l’opportunità dei finanziamenti messi a disposizione dai precedenti Piani di Sviluppo Rurale per l’allestimento della cosiddetta “macchia-radura” (comprensiva di superfici a prato e di macchie o siepi arboreo-arbustive) all’interno dei campi coltivati.

Tali porzioni di aree agricole a parziale rinaturalizzazione sopperiscono alla progressiva eliminazione, avvenuta in passato con l’avvento dell’agricoltura intensiva e della monocoltura, dei filari alberati, delle siepi e dei prati naturali, che un tempo delimitavano la proprietà agrarie. orlavano i corsi d’acqua e attualmente costituiscono importantissime zone di sosta e rifugio per la fauna selvatica, contribuendo a creare i cosiddetti “corridoi ecologici” di fondamentale importanza per la salvaguardia della biodiversità, nonché rendendo più salubre, vitale e bello l’ambiente agricolo.
Siamo consapevoli che i suddetti finanziamenti prevedono l’obbligo del mantenimento di alberi e arbusti solo per un periodo di tempo ben definito, al termine del quale scade qualsiasi vincolo e sappiamo anche che, trattandosi di proprietà privata, ovviamente i relativi proprietari ne possono disporre a proprio piacimento.
Ciononostante, vista l’attualità della discussione sui cambiamenti climatici, mentre l’agricoltura sta rivendicando il proprio ruolo non solo nella produzione primaria ma anche nella gestione del territorio, nella valorizzazione delle sue peculiarità e quindi nella sua tutela e mentre la comunità scientifica (e anche il mercato) stanno discutendo sull’opportunità di abbandonare alcune pratiche intensive di sfruttamento dei terreni agricoli, prendiamo atto di questo cambio di rotta nella conduzione del patrimonio agrario come un pessimo esempio di gestione del territorio.

Legambiente Circolo “Ignazio Zanutto” Monfalcone

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