Considerazioni di Legambiente sulla rinuncia di Gas Natural al progetto di rigassificatore a Zaule
“C’è molto da imparare dal caso del rigassificatore di Zaule” commenta Andrea Wehrenfennig, presidente di Legambiente Trieste, perché “la vertenza ambientale in realtà riguardava la strategia energetica nazionale e la democrazia partecipativa, cioè quanto i cittadini possono incidere su decisioni che riguardano la loro vita”.
Quando nel 2005 e 2006 sono stati presentati i progetti di un rigassificatore a terra (Gas Natural) e di un altro al largo di Grado (Endesa), a cui solo nel 2008 si è aggiunto il progetto del metanodotto Trieste-Grado-Villesse (Snam), Legambiente con le altre associazioni ambientaliste (WWF, Comitato per la salvaguardia del golfo) ha studiato a fondo i progetti e tutta la documentazione, concludendo che i problemi ambientali e di sicurezza erano troppo rilevanti per poter accettare questi progetti.
Gli effetti dell’acqua fredda e del cloro sugli ecosistemi marini e sulla pesca, il rischio di incidenti rilevanti per le industrie vicine e per la popolazione circostante a Muggia e a Trieste, gli ostacoli alla movimentazione delle altre navi, il problema dei sedimenti marini inquinati da sostanze tossiche quando sarebbe stato collocato il gasdotto: gravissimi danni previsti per l’ambiente e gravissimi rischi per la popolazione, mentre la strategia energetica nazionale puntava a decine di rigassificatori su tutte le coste italiane, senza nessun criterio di scelta e priorità. A queste considerazioni si è aggiunta una gestione del progetto da parte di Gas Natural che non ha mai accettato un confronto pubblico, ha addirittura presentato dati falsificati (ma la magistratura ha archiviato le nostre denunce) e in compenso ha denunciato per diffamazione un socio di Legambiente che riferiva notizie della stampa internazionale, soprattutto spagnola, sul comportamento della Gas Natural Fenosa in America Latina. Nel 2006 le associazioni, alcuni comuni come Muggia e San Dorligo e buona parte della popolazione avevano già formulato un giudizio negativo sul progetto rimasto (della Gas Natural) mentre i media, il governo, la politica locale e nazionale, il Comune di Trieste e la Regione, i sindacati e gli imprenditori, erano tutti convinti sostenitori di questo brutto progetto. L’impegno costante degli ambientalisti (raccolta di firme, ricorso al TAR del Lazio, incontri e manifestazioni, diversi numeri speciali della rivista Konrad) è stato sostenuto da numerosi scienziati ed esperti triestini, riuniti nel Tavolo Tecnico Rigassificatori Trieste, che ha svolto un’efficace azione di analisi e informazione scientifica sui rischi del progetto e sulle possibili alternative. Il clima è cambiato quando infine anche l’Autorità portuale ha dovuto prendere atto che il rigassificatore a Zaule avrebbe potuto ostacolare o perfino paralizzare in alcuni momenti i movimenti delle petroliere e delle portacontainer, frenando proprio le attività fondamentali del porto. Nuove forze si sono aggiunte, è nato il coordinamento “Trieste dice no al rigassificatore”, e gradualmente le forze politiche e il Comune di Trieste, la Provincia e la Regione hanno presentato anche loro dei ricorsi al TAR, dando quindi ragione alle associazioni che lo avevano fatto già nel 2006. In questi lunghi anni, solo due nuovi rigassificatori sono stati realizzati in Italia: uno al largo di Rovigo e uno al largo di Livorno (su una nave), nessun rigassificatore a terra. La nuova strategia energetica nazionale dice chiaramente che punta sui gasdotti e che a breve termine non occorre costruire nuovi rigassificatori. Evidentemente Gas Natural ha preso atto della situazione: nel febbraio 2018 ha venduto la sua rete di distribuzione del gas in Italia (presente soprattutto in Italia meridionale) alla Edison e si è quindi ritirata dal mercato italiano, lasciandoci solo il brutto ricordo dell’arroganza dimostrata verso i triestini. Abbiamo però anche dei bei ricordi sulla partecipazione di tanti volontari, sia semplici cittadini che esperti e scienziati, dell’Italia e della Slovenia, tra cui ricordiamo l’amico Daribor Zupan, prematuramente scomparso: dirigente di Legambiente, ingegnere chimico, ex preside dell’Istituto Ziga Zois di Trieste, autore di un bellissimo video con animazioni e interviste ad esperti, una vera introduzione al problema del rigassificatore. A lui dedichiamo questa meritata vittoria dei diritti dei cittadini e dell’ambiente.
Andrea Wehrenfennig, presidente di Legambiente Trieste cell. 3887219510