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Sghiaiamento del lago di Barcis: serve un intervento strutturale

SGHIAIAMENTO DEL LAGO DI BARCIS: SERVE UN INTERVENTO STRUTTURALE, DI BASSO IMPATTO AMBIENTALE E CONDIVISO

Lo ripetiamo da oltre vent’anni: per risolvere definitivamente il problema dell’accumulo di ghiaia a nord del lago di Barcis serve un intervento strutturale che affronti tutte le fasi dal prelievo, al trasporto fino ai possibili utilizzi con valutazioni tecniche, economiche e di impatto ambientale. Invece sono stati spesi diversi milioni di euro per continui interventi d’emergenza (tra l’altro eseguiti in modo scriteriato: vedi il rialzo della strada in corrispondenza del Varma) per ritrovarci sempre al punto di partenza.

Da quanto possiamo capire dalle dichiarazioni dei nuovi amministratori regionali o dall’esito di incontri ristretti, l’approccio rimane lo stesso. Danno per scontato che la ghiaia debba essere trasportata con i camion (con tutti i problemi di viabilità, impatto ambientale e pericoli d’incidenti) e per questo il problema principale è eseguire l’attraversamento dell’abitato di Barcis (magari, guarda caso, anche con una nuova strada di collegamento con il Piancavallo).

Il Cellina trasporta a valle mediamente 150.000 mc di ghiaia l’anno e quindi, volendo anche recuperare parzialmente il volume del lago, il lavoro da fare è molto importante e continuo nel tempo. Per questo il progetto richiede un’attenta analisi senza fermarsi alla soluzione più immediata, semplicistica e apparentemente più economica del trasporto su gomma. E’ necessario valutare anche altre soluzioni che garantiscano tempi d’ammortamento adeguati alla continuità nel tempo e impatti ambientali limitati.

Ovviamente le proposte spettano ai tecnici ma in tutti questi anni abbiamo anche avuto modo di confrontarci e di verificare la fattibilità di soluzioni alternative che escludano o perlomeno prevedano solo l’uso parziale dei camion. Si è discusso sulla realizzazione di scarichi di fondo, sul trasporto su nastro in galleria o di un sistema misto camion/nastro
con terminale la ferrovia. Addirittura nel 2009, nell’ambito di un protocollo Stato/Regione sulla mobilità sostenibile delle merci, è stato prodotto uno studio di fattibilità commissionato alla General Planning che prevedeva proprio il trasporto su nastro e il riutilizzo della ferrovia.

Se c’è la volontà di confrontarsi, assieme a Enti e portatori d’interesse, siamo disponibili (la precedente amministrazione regionale si era impegnata a farlo salvo dimenticarsi del problema), se invece la volontà è di imporre la soluzione più semplice, più economica nell’immediato ma fortemente impattante ci opporremo fermamente.

Comunicato stampa del 28.11.2018

Circolo Legambiente Prealpi Carniche

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