Al via “Che aria tira?” sul rapporto tra inquinamento e salute organizzati da Legambiente Gorizia
Legambiente Gorizia e l’Ordine dei medici si sono confrontati con la cittadinanza nel primo appuntamento sulla delicata tematica. Dall’appuntamento sono emersi criticità locali e possibile soluzioni. Si è tenuto il 14 febbraio presso la sala Agoré, in via Rastello 49, il primo incontro del ciclo “Che aria tira?” promosso da Legambiente Gorizia. Oggetto dell’appuntamento aperto alla cittadinanza era l’inquinamento dell’aria e salute, sul quale hanno dialogato il Presidente di Legambiente Gorizia, Luca Cadez, e la dott.ssa Maria Teresa Padovan (Ordine dei medici).
Parte integrante del più vasto progetto di sensibilizzazione e formazione “GENKI – Dal dato alle pratiche di cittadinanza attiva su qualità dell’aria e dell’ambiente urbano”, la presentazione di questa delicata tematica ha permesso di fare il punto sulla situazione in città e in regione. È così emerso come, rispetto al resto del Nord Italia, il Friuli Venezia Giulia vive una situazione di relativa tranquillità, tenuto però conto che essa è inquadrata nella più vasta regione della pianura padana. La più inquinata d’Europa.
I dati diffusi dall’Agenzia Ambientale Europea trovano chiaro riscontro, infatti, nelle mappe satellitari che monitorano l’inquinamento atmosferico del Vecchio Continente. In tutta Europa quasi 4 milioni di persone vivono in zone dove tutti i limiti principali degli agenti inquinanti vengono regolarmente superati e il 55% di esse vive nella sola parte settentrionale della nostra Penisola. Gli effetti di ciò sono a dir poco drammatici, a partire dalle 84 mila morti italiane annue per inquinamento atmosferico, mentre negli ultimi 50 anni sono state immesse nell’ambiente circa 80mila nuove sostanze chimiche.
Il problema dal macro passa al micro, anche in una realtà come quella isontina. Basti pensare alla situazione del palazzo dell’ex Regione, attualmente chiuso per lavori a causa della presenza di amianto nonostante la bonifica di vent’anni fa. O a quella della scuola elementare di Mossa, colpita dal radon. Insieme a queste problematiche, si sommano soprattutto quelle legate alla produzione di inquinanti negli ambienti chiusi (inquinamento indoor). Complessivamente le principali fonti inquinati urbane restano traffico veicolare e riscaldamento domestico. In particolare è stata posta l’attenzione sull’uso del pellet che è cresciuto molto negli ultimi anni per via dell’economicità, ma che comporta rilasci molto alti di particolato.
Gli aspetti medici descritti dalla dott.ssa Padovan hanno poi sottolineato le implicazioni per la salute di tutto ciò. Le quali posso portare a esiti drammatici come la morte; a questa contribuisce moltissimo anche la condizione sociale e anagrafica dei soggetti colpiti: i principali bersagli di malattie potenzialmente letali sono infatti bambini, anziani e indigenti, già fragili di per sé a malattie e con sistemi immunitari fragili. Sono stati anche registrati effetti sinergici tra microsostanze tossiche diverse, le quali combinandosi possono risultare ancora più nocive per i soggetti che le affrontano. Tra i loro possibili effetti ci sono anche quelli mutageni, andando a operare direttamente sul DNA.
Insieme alla descrizione di questo terribile scenario, i due relatori hanno tentato di portare anche delle possibili soluzioni. A partire dalle azioni locali e personali, come il rispetto della legge che impone agli edifici pubblici di mantenere una temperatura massima di 22°C. A Gorizia, inoltre, sarebbe necessario il varo di un piano urbano e per il traffico, fermo al 2005, mentre risultano totalmente assenti quelli per la mobilità sostenibile e ciclabilità. In generale, l’Italia intera è indietro rispetto alle politiche europee anti-inquinamento, soprattutto legate al trasporto pubblico, ma le condizioni di base locali – come la ricca presenza di verde a Gorizia, già di per sé possibile “scudo” anti-inquinamento – possono agevolare il recupero di questo gap.