Qualità dell’aria – Trieste bocciata
Il voto 3/10 è il risultato che emerge dalla lettura dall’edizione speciale di Mal’aria, presentata da Legambiente mettendo a confronto le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10 e Pm2.5) e del biossido di azoto (NO2) degli ultimi cinque anni (2014-2018) con i rispettivi limiti suggeriti dall’OMS.
La classificazione, risultante dal prevalente mancato rispetto del limite suggerito per il Pm2.5, è molto lontano dalle quello di alcune città che raggiungono un voto superiore alla sufficienza quali ad esempio Sassari (voto 9), Macerata (8), Enna, Campobasso, Catanzaro, Nuoro, Verbania, Grosseto e Viterbo (7), L’Aquila, Aosta, Belluno, Bolzano, Gorizia e Trapani (6).
C’è da augurarsi che la chiusura dell’impianto a caldo della Ferriera contribuirà ad un miglioramento della qualità dell’aria. Tuttavia il rapporto, grazie anche alle risultanze delle osservazioni sulla qualità dell’aria durante il Lockdown, evidenza come il maggior rilascio di particolato sia dovuto alla circolazione delle auto. Per questo, obiettivi quali il miglioramento della qualità dell’aria e il contenimento dei rischi per la salute umana potranno essere perseguiti solo grazie a soluzioni di mobilità innovative quali ad esempio la mobilità elettrica, condivisa, ciclopedonale e multimodale. Per Trieste l’occasione per misurarsi con questa sfida è il PUMS (Piano Urbano di Mobilità Sostenibile). All’amministrazione di Trieste Legambiente chiede di dimostrare coerenza e decisione nell’interesse dei propri amministrati. L’alternativa è quella di rimanere nella lista dei comuni bocciati.
Prof. Mario Mearelli