Gelsi di Montesanto: censimento grazie a Legambiente
Quando Legambiente ha iniziato a sensibilizzare la città sul pericolo che potevano corre i secolari gelsi della zona rurale di Montesanto, con gli scavi in atto lungo le strade per la nuova irrigazione agricola, qualcuno avrà pensato all’inutilità del nostro gesto mentre un nutrito numero di cittadini e cittadine ci ha aiutato e incoraggiato. Dei gelsi nessuno si filava, relitto archeorurale da dover potare ogni anno, semmai da ricordare quando mettono le more.
Non sappiamo quali passi abbia fatto nel frattempo l’Amministrazione comunale di Gorizia per inserirli in una fascia di tutela nei suoi strumenti urbanistici ma, essendo alberi che hanno fatto parte della storia e del paesaggio locale, dovrebbero avere acquisito il diritto di essere tutelati come alberi monumentali o notevoli anche ricorrendo alla Legge 14 gennaio 2013 n.10 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” ed al Comitato per il Verde Pubblico istituito presso il Ministero per l’Ambiente.
Nell’attesa ci siamo dedicati a trovare opzioni di riserva, ad esempio iniziative regionali di sviluppo rurale già in atto, come il progetto Silk – coordinato dalla cooperativa Thiel – che sta operando per la rivalutazione del gelso e della bachicoltura, un ritorno che promette bene. Su proposta di Legambiente l’area rurale di Montesanto a Gorizia è stata inserita in una specifica fase del progetto cioè nel censimento delle varietà locali di gelso esistenti nella Regione FVG, al fine di introdurre nuove varietà. Concretamente la nostra area si aggrega al censimento geolocalizzato dei gelsi esistenti, svolto per l’Università di Udine da Giannina Vizzotto professore associato di Coltivazioni arboree, da cui verranno prelevati materiali per la propagazione agamica che consente di produrre piantine uguali alla pianta madre. Successivamente alcuni vivai si occuperanno della produzione delle piantine di gelso da destinare poi alle aziende agricole collegate al progetto Silk (in futuro si prevede un “campo catalogo”).
Reintrodurre i discendenti dei nostri vecchi gelsi a Gorizia non è solo un’operazione romantica che tocca il cuore dei più sensibili amanti della natura ma è anche un’operazione storica (Gorizia era molto conosciuta per l’industria serica e qui venne aperto nel 1869 il primo I. R. Istituto Bacologico Sperimentale per ricerche e studi sulla sericoltura) e, non dimentichiamolo, è soprattutto un gesto volto a promuovere la biodiversità coltivata e sostenibile visto che i bachi da seta, come del resto i gelsi, sono degli indicatori ambientali formidabili e non sopportano veleni.
Negli anni ’90 era infatti fallito il tentativo di riportare la sericoltura nel nostro territorio causa la diffusione di un parassitario per le coltivazioni di frutta che, depositandosi sui gelsi, provocava degli effetti nocivi ai bachi. Dal 2012 questo insetticida non viene fortunatamente più usato.
Quindi i gelsi sono una sentinella della salubrità dell’ambiente e andrebbero mantenuti in piccoli gruppi e filari per dare valore al paesaggio, ma soprattutto in siepi e boschetti campestri per rinaturalizzare gli ecosistemi rurali.