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I pozzi artesiani fluenti, uno spreco insostenibile di acqua potabile

L’acqua, l’oro blu del nostro sottosuolo che viene emunto da decenni senza controllo nella Bassa Pianura friulana.

 

Chi?

“Tante volte è più facile parlare di ambiente che riguarda gli altri, ma nel momento in cui queste cose vanno a toccare quelli che noi riteniamo dei vantaggi che abbiamo, tutti i nostri principi passano in second’ordine.”

Chi parla è Vittorino Boem, ex Presidente Commissione Ambiente del Friuli Venezia Giulia (2013 – 2018), che nel webinar del 25 maggio 2021 (visibile sul canale YouTube di AIAB FVG e sulla pagina Facebook di Legambiente Medio Friuli) torna a trattare di una problematica sempre più grave che non può più essere tralasciata: il prelievo incontrollato dell’acqua dalle falde profonde del Friuli Venezia Giulia a causa dell’abnorme numero di pozzi artesiani perforati a partire dagli anni ’30 del secolo scorso.

Con lui i relatori, Della Vedova Bruno (già Professore Associato di Geofisica applicata e docente al corso di Idrogeologia applicata c/o UNITS fino al 2016) e Battiston Massimo (Direttore Generale CAFC SpA).

 

Perché parlarne?

  • Perché oggi questi pozzi nella Pianura friulana sono circa 50 000 (la stima è imprecisa per difetto, mancando un censimento puntuale), sono pozzi per uso domestico, agricoltura, piscicoltura, floricoltura, usi industriali e diversi, perforati per la stragrande maggioranza prima degli anni 1970-80, di profondità variabile da 50 m fino ad oltre 700 m con portate variabili fino anche a 100 l/s. Moltissimi sono i pozzi fluenti, abbandonati o tombati. Solo pochi pozzi hanno un regolatore di portata, mentre la maggior parte sono ad erogazione continua da quando sono stati perforati.
    Ricordiamo che un pozzo che eroga in superficie 1 litro al secondo, scarica in un giorno 86 400 litri che corrispondono a tutta l’acqua necessaria per una singola persona per un intero anno (86 400:365= 237 l/giorno)!
  • Per ragioni etiche e di uso responsabile e sostenibile della risorsa acqua, tanto più in epoca di cambiamenti climatici. Non possiamo permetterci lo spreco di risorse vitali e di ottima qualità: quest’acqua, in profondità, viene sostituita dalle attuali acque dell’alta pianura molto spesso inquinate dalle attività antropiche . Ne parliamo oggi perché è già tardi, non avremmo mai dovuto smettere di parlarne.

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Cosa sono i pozzi artesiani e perché esistono?

Con il regio decreto del 1933 che sancisce le acque come bene pubblico, ogni cittadino ha diritto di perforare pozzi nella sua proprietà per le necessità domestiche, del bestiame e per l’irrigazione del giardino si sono così potuti realizzare pozzi per il prelievo dell’acqua nel sottosuolo. soprattutto nelle zone rurali, aree da bonificare (come la Bassa Pianura Veneto-Friulana) e pianure fertili del nostro Paese. Questi hanno permesso di ridurre la povertà e avviare lo sviluppo.

I pozzi artesiani intercettano acquiferi in pressione e pertanto sono naturalmente fluenti in superficie senza l’ausilio di pompe di sollevamento

 

È un problema che riguarda solo la Pianura friulana?

 

Di tutta l’acqua che arriva dalla montagna (200 m3/sec) nell’Alta Pianura friulana incluso il contributo dato dalla piovosità locale (fino a oltre 2000 l/m2/anno), la porzione che va a caricare gli acquiferi artesiani della Bassa Pianura corrisponde a 43,7 m3/sec. (poco più del 20%) Tutti i pozzi presenti nella fascia a Sud delle Risorgive prelevano dal sottosuolo 41,1 m3/sec. Il bilancio netto è leggermente positivo, ma solo per la quantità: infatti stiamo sostituendo l’acqua di età pre-industriale immagazzinata nel tempo (da migliaia a decine di anni fa), con l’acqua che arriva ora dall’alta pianura. Il bilancio di qualità è chiaramente aberrante e non reversibile se visto nella scala temporale della vita umana. Gli esempi di grave inquinamento delle falde sono sempre più frequenti e diffusi.

Per visualizzare il dato lo rendiamo in km3 all’anno: 41.1 m3/sec estraggono circa 1,3 km3/anno e questo è il volume d’acqua prelevato dai pozzi. Tutta la riserva dei sistemi acquiferi dolci della Regione è stimata in prima approssimazione essere dell’ordine di 100 km3: Questo significa che in circa 70-75 anni si sostituisce quasi completamente la riserva d’acqua che era in origine contenuta nei sistemi sotterranei d’acqua dolce della Regione FVG.

Molti pozzi stanno funzionando ormai da diversi decenni (50-60 anni) e stanno mostrando una chiara riduzione di pressione e portata. Ci chiediamo, “se l’acqua buona sta per finire e cosa possiamo fare per invertire la tendenza?

Oltre allo spreco, quali sono gli impatti di questa situazione sul territorio?

  • Depurazione delle acque reflue.

    Nella Bassa Pianura un’enorme quantità d’acqua dolce entra costantemente negli impianti fognari e diluisce in modo significativo i liquami negli impianti di depurazione impedendo il corretto funzionamento dei depuratori.

  • Problemi di salute pubblica per inquinamento delle falde.

    È ormai accertato dalle analisi, che oggi comincia ad arrivare in falda acqua con presenza, ora di solventi clorurati, ora di cromo esavalente, o di idrocarburi, metalli pesanti, atrazina, PCB, glicofosato, pesticidi….
    Per alcuni comuni nella Bassa Pianura il prelievo idrico avviene quasi esclusivamente dai pozzi. Si pone un problema di sanità pubblica con la necessità di garantire l’erogazione di acqua potabile negli edifici pubblici come le scuole e le utenze domestiche. Tra le soluzioni possibili: costruzione di acquedotti di quartiere, o microacquedotti per condomini e case isolate, sistemi di filtraggio dell’acqua e di debatterizzazione con raggi UV.

  • Avanzamento del cuneo salino.

    C’è una relazione diretta tra la riduzione della pressione negli acquiferi costieri (a causa dell’emungimento dei pozzi), cioè l’avanzamento del cuneo salino e l’infiltrazione di acqua salata nelle falde di acqua dolce e nei terreni, in zone costiere. Questo è un problema comune all’ Italia e Europa del Nord, e altri Paesi in Asia e Nord-America. I terreni e le falde invase dall’acqua di mare non sono più utilizzabili. Il processo è generalmente irreversibile, anche perché il livello del mare sta salendo anche a causa del riscaldamento globale. Prelievi in zona costiera accelerano la subsidenza e l’avanzamento del cuneo salino.

 

Quali le soluzioni?

L’obiettivo strategico deve essere quello di fermare questo scempio insensato di acqua potabile di ottima qualità, monitorare pozzi, prelievi e rischi, fornire agli amministratori indicazioni per ricavare piani strategici per un uso sostenibile e responsabile.

 

AZIONI E INTERVENTI URGENTI:

  • Piattaforma informatica regionale per i pozzi (per il censimento, per collegamenti e interlocuzioni con la regione).
  • Norme generali e tecniche per nuovi pozzi.
  • Sperimentazione e linee guida per la limitazione della portata (le misure svolte a Cervignano con il CAFC sono state interrotte).
  • Norme generali e tecniche per la chiusura dei pozzi con specifiche condizioni di criticità.
  • Progetti di ricerca e studio per ridurre gli sprechi, utilizzare responsabilmente e in modo sostenibile le risorse.
  • Monitoraggio dei parametri delle risorse, dei pozzi esistenti autorizzati e delle misure introdotte per invertire la tendenza.

I sistemi acquiferi profondi (generalmente quelli oltre 250-300 m di profondità) non dovrebbero essere toccati, perché essi rappresentano la risorsa potabile strategica per il futuro.

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