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Un territorio fragile, la posizione di Libera e Legambiente

Dalla consapevolezza della necessità di costruire una rete contro le mafie nel nostro territorio si rafforza un nuovo obiettivo: l’essere “sentinella”

Libera e Legambiente Gorizia esprimono forte preoccupazione per quanto accaduto col rogo di 4500 tonnellate di rifiuti illegalmente depositati nel magazzino ex Bertolini di Mossa. E l’apprensione non va soltanto – ovviamente – per i potenziali rischi ambientali e sanitari, che sono ancora oggetto di valutazione. Sta emergendo infatti che il territorio del Nord-est è purtroppo permeabile all’infiltrazione dell’ecomafia, termine che indica le organizzazioni criminali, di tipo mafioso, che arrecano danni all’ambiente. A livello nazionale nel solo 2020 si sono contati oltre 8300 reati accertati nella gestione dei rifiuti, 10mila denunce e oltre, muovendo quasi 20 miliardi di euro ogni anno. E se il Friuli Venezia Giulia è ancora tra le regioni più virtuose, a fronte di quanto accaduto a Mossa, fa capire che è fondamentale alzare le difese.

Era il 24.10.2021 quando, al Kulturni Dom di Gorizia all’incontro “Mafie e criminalità nell’Isontino”, Luana De Francisco raccontava la situazione della nostra regione riportando i dati dell’ultimo rapporto annuale sulle ecomafie – un elaborato realizzato da diversi esperti con Legambiente. Descriveva un quadro sorprendente rispetto alla posizione occupata in Italia dalla nostra regione, soprattutto per la percentuale di crimini ambientali. Ricordava come la provincia di Gorizia sia tristemente nota per un’indagine coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Trieste: “Indagine che a maggio, subito dopo il lockdown, era culminata in una serie di arresti e nel sequestro di un capannone a Mossa contenente tonnellate di rifiuti pericolosi”.

In questo momento Mossa brucia. Ancora non sappiamo le motivazioni che ne hanno scatenato l’incendio. L’unica cosa certa è che le 4.500 tonnellate di rifiuti erano ancora stipati lì, nonostante il capannone fosse sotto sequestro.

Dobbiamo continuare ad essere sentinelle attente e attive interrogandoci su quanto quello che facciamo possa davvero essere abbastanza: se da un lato la società civile ha l’onere di evidenziare i segnali e il pericolo delle infiltrazioni mafiose, dall’altro lato l’intervento delle istituzioni (la bonifica e il corretto smaltimento dei rifiuti) doveva essere immediato. Servono maggiori risorse per supportare le amministrazioni locali nella gestione dei siti tristemente adibiti a discariche abusive.

In questo caso di massima urgenza, la posizione di Libera e Legambiente – e di ogni cittadino sentinella – non vorrebbe fermarsi solo al “segnalare”, ma anche al “partecipare” alle scelte effettuate dagli enti e dalle istituzioni. L’invito per le amministrazioni è di farsi carico di una migliore sorveglianza attiva e ricordare che gli interventi di bonifica sono comunque a carico dei cittadini e contribuenti direttamente (con l’aumento di imposte e tasse) ed indirettamente (con un aggravio di patologie finanche tumorali).

Alle istituzioni chiediamo che tengano ben conto del tessuto sociale e territoriale: un territorio che va tutelato, anche dal punto di vista ambientale, per promuovere una nuova cultura di prevenzione e sostenibilità.

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