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Le osservazioni di Legambiente FVG al Piano Regionale dei rifiuti urbani

Considerazioni preliminari 

Legambiente FVG considera fruttuoso il percorso fatto da ECOFVG che ha reso possibile una proficua interlocuzione tra il sistema dei gestori e la Regione, sotto la regia di ARPA FVG. Anche la struttura e i contenuti del piano ne hanno risentito positivamente.  

Lamenta invece il non coinvolgimento del forum regionale per l’economia regionale, previsto dall’art. 4 c. 2 della LR  34/2017, quanto meno in un passaggio intermedio di messa a punto del piano, ove il dibattito poteva essere ancora profittevole. 

Ma facciamo un passo indietro. L’art. 2 della citata legge recita “L’efficienza della gestione dei rifiuti sul territorio regionale è valutata in rapporto alla riduzione della produzione dei rifiuti e alla riduzione dei rifiuti non inviati al riciclo, nonché alla qualità dei rifiuti raccolti in modo differenziato”.

Il  testo rimette  al centro, in pillole, gli obiettivi generali del piano di gestione. 

Tale richiamo è importante in quanto, i dati sul campo sono disallineati rispetto alle attese:

  • La produzione pro-capite dei rifiuti dopo la crisi del 2007 che ha curvato la produzione al ribasso, è di nuovo risalita con il 2014, rimodulando la composizione effetto anche di fenomeni globali (es. commercio elettronico)
  • La qualità dei rifiuti ha ancora ampi margini di miglioramento, peraltro messi in luce dallo stesso piano (la realtà non è omogenea e così pure le performance dei gestori)

Tutto questo è uno stimolo per alzare l’asticella delle attese del futuro piano.

Le brevi note che seguono mettono in evidenza alcune proposte che riguardano:

  1. le misure di prevenzione
  2. la chiusura dei cicli in Regione
  3. gli indicatori di efficienza ed efficacia della gestione e comunicazione

che pur essendo, in parte, già previste dal piano, richiedono una maggiore determinazione nella messa a terra.

 

Le misure di prevenzione

Si sottolinea l’importanza di:

  • Estendere la pratica della tariffazione puntuale e di idonei sistemi di raccolta (PAP) che la rendono possibile (principio “chi inquina paga”); le migliori pratiche a seguito delle valutazioni fatte, devono, in qualche modo diventare, nell’interesse generale, cogenti;
  • Pianificare la distribuzione dei centri di riuso di primo livello (generici) e di filiera, raccordandoli con i centri raccolta e di preparazione al riutilizzo. Condividiamo il ruolo strategico che tali strutture svolgono a sostegno dei processi di economia circolare a monte e immediatamente a valle della linea di demarcazione beni / rifiuti 
  • Promuovere un Piano coordinato di educazione e formazione coinvolgendo l’ufficio scolastico regionale, il sistema della formazione professionale, le università per promuovere… il pensiero circolare, l’economia circolare, il ruolo del consumatore nell’acquisto e nel conferimento dei rifiuti, contaminazioni circolari nei diversi percorsi professionali,  fino a promuovere profili professionali dedicati o a novellare profili esistenti ma bisognosi di aggiornamento. Naturalmente il piano dovrebbe considerare le diverse fasce di età, i diversi percorsi formativi e professionali ed estendersi anche alla formazione continua. Insomma un master plan che dovrebbe coinvolgere tutti gli attori del sistema. Un piano organico, strutturato, differenziato e condiviso che non sostituisce le diverse attività in essere, ma le curva all’interno di un approccio  sistemico e circolare
  • Dedicare in regione un approfondimento importante sulle buone pratiche di prevenzione da declinare  poi obbligatoriamente nei regolamenti comunali  anche in ragione dei diversi contesti territoriali.

Ci convincono, nella loro efficacia, le “merceologiche in piazza”, ma anche il ruolo che i facilitatori potrebbero svolgere in realtà complesse e spesso conflittuali come i condomini nella miglio gestione degli aspetti ambientali (rifiuti, energia, autoconsumi collettivi, comunità energetiche…). Con un doppio dividendo: economico e ambientale. In diversi casi anche sociale.

 

La chiusura dei cicli in Regione, proposte:

  1. realizzare nuovi impianti di riciclo, dove le quantità  potrebbe giustificare la loro realizzazione. si pensi al trattamento di pannolini / pannoloni (quantità stimata in crescita, stante il progressivo invecchiamento della popolazione) oppure dei rifiuti derivanti dallo spazzamento stradale;
  2. trattare i sovvalli all’interno del territorio del FVG, mediante una governance, forte e autorevole  della Regione, con la partecipazione dei gestori, considerando la gerarchia dei rifiuti e valutando le diverse e ulteriori opzioni di valorizzazione. Il piano evidenza che la quota trattata in Regione “… è destinata prevalentemente a discariche e inceneritori con scarsi rendimenti energetici” e la parte rimanente, che è prevalente viene smaltita in altre Regioni o all’estero. Tutti sono consapevoli delle difficoltà di tale percorso derivante da fattori di mercato e dalle diverse opzioni in campo. Ma la posta in palio è la maggiore resilienza del sistema in situazioni sia ordinarie che emergenziali.

La chiusura dei cicli può ridurre i costi economici ed ambientali del servizio e soddisfare il principio  di prossimità.

 

Indicatori di efficienza dei processi, nella valutazione e nella comunicazione pubblica

Al fine di rendere più trasparente la comunicazione al pubblico si propone di sostituire l’indicatore “% di raccolta differenziata” con il tasso di effettivo di riciclo oppure di esplicitarli entrambi: la differenza evidenzia implicitamente i maggiori costi economici e ambientali generati da conferimenti inappropriati;

Si propone inoltre di Introdurre un nuovo indicatore di sistema: l’impronta di carbonio del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani. Al netto delle diversità e dimensioni  territoriali degli ambiti in capo ai diversi gestori sarebbe opportuno dare contezza del contributo della gestione alla  produzione di gas climalteranti e di sostanze inquinanti dell’aria, ovvero, in prospettiva  diventare  parte attiva al processo di decarbonizzazione. A maggior ragione in  FVG  che ha deciso di anticipare la neutralità climatica al 2045. L’ARPA può mettere a punto un modello per la raccolta ed elaborazione dei dati, che utilizza l’approccio LCA. L’analisi dei dati rende possibile programmare processi di miglioramento e sviluppo dell’innovazione utilizzando diverse e integrate opzioni (misure di prevenzione, qualità dei conferimenti e riciclo,  chiusura dei cicli, mezzi elettrici di raccolta nei centri storici, flotte a biometano, stazioni di trasferenza e compostaggio di comunità nei territori a bassa densità abitativa,…) che sono allineate al principio della gestione sostenibile.

 

Conclusioni

Gli obbiettivi enunciati nel piano devono essere monitorati negli anni ma soprattutto perseguiti mediante incentivi e disincentivi a carico di Gestori rifiuti, Comuni, cittadini e famiglie, secondo il principio di “prevenzione” e “chi inquina paga”. Sullo sfondo lo sviluppo dell’economia circolare, rigenerativa e sostenibile, da raccordare nelle politiche, con il sistema produttivo, mediante gli strumenti che conosciamo: la responsabilità estesa del produttore, il tema dei sottoprodotti e l’End of Waste.

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