SIOT: Lettera al direttore
Nell’articolo “Quei cogeneratori da Muggia alla Carnia” apparso sul Piccolo , il general manager di SIOT TAL Alessio Lilli confessa a chiare lettere le motivazioni della costruzione dei quattro impianti di cogenerazione alimentati a gas metano, sostitutivi dell’attuale allacciamento alla rete elettrica. Il tutto per far funzionare le pompe che spingono il petrolio da Trieste in Austria e oltre.
Condividiamo quanto dice il manager sui vantaggi per la società nella realizzazione di 4 impianti di cogenerazione nelle stazioni di pompaggio: risparmio sui costi dell’elettricità (è verosimile che il gas venga acquistato dai soci della compagine TAL), eventuali provvidenze dello stato per la produzione in assetto cogenerativo, ecc. Quest’ultimo aspetto non è stato dichiarato da Lilli e lo consideriamo presunto.
Le affermazioni che non condividiamo attengono alla sfera delle dichiarazioni non vere e di greenwashing. Lilli afferma “Più in generale a parità di energia prodotta questi co-generatori creano minori emissioni rispetto all’energia acquistata dalla rete”. Questa dichiarazione è particolarmente grave perché del tutto falsa. Ora e ancor di più in prospettiva. Nel 2023 le rinnovabili hanno soddisfatto il 37,6% della domanda elettrica nazionale. Una quota che diventa del 44,7%, se la confrontiamo con la produzione elettrica domestica (senza scambi con l’estero). In prospettiva, l’ultima versione del Piano Nazionale energia e clima (PNIEC) stima che le rinnovabili coprano il 65% al 2030 del mix energetico. Mentre gli impianti di cogenerazione a metano continueranno a emettere per l’intera durata di funzionamento (decenni) gas climalteranti e frazioni di ossidi di azoto e polveri sottili (non comparabili con la combustione del carbone o benzina, ma comunque presenti). L’utilizzo del biometano è di la da venire. L’impianto più grande in Europa ha sede nel Veneto, sostenuto anche da Legambiente nella sua campagna sulle buone pratiche per accelerare la transizione ecologica e produce 7.000 ton / anno di biometano. Per alimentare gli impianti SIOT necessitano di milioni di ton /anno.
Con riferimento all’impatto sociale Lilli cita alcune ricadute positive per la popolazione quali, in Carnia il servizio di teleriscaldamento e l’opportunità di creare comunità energetiche. Una domanda sorge spontanea. Perché non comunicarlo prima di presentare il progetto e soprattutto perché non comprendere tali servizi nel progetto?
Per correttezza dell’informazione si chiarisce che, diversamente da quanto dichiarato, i ricorsi contro l’impianto di Cercivento – Paluzza sono tre presentati rispettivamente dal Comune di Paluzza, da Legambiente e dal Movimento difesa del cittadino. Ai ricorsi delle due associazioni hanno attivamente partecipato i comitati e i FFF della Carnia.
Qui il PDF con il Comunicato Stampa: Lettera al direttore SIOT
Sandro Cargnelutti
Presidente regionale Legambiente FVG