Legambiente Trieste sulle sentenze del TAR FVG per la cabinovia e il Comunicato Stampa del Comitato No Ovovia
Dubbi sulla serietà e affidabilità di Regione e Comune nella gestione del procedimento
Il 2 gennaio sono state pubblicate due sentenze del TAR, una sul ricorso presentato unitariamente da Legambiente, WWF, Lipu e l’altra su un analogo ricorso presentato da undici cittadini direttamente interessati dal progetto dell’impianto a fune.
I ricorsi contestavano la legittimità dei procedimenti di concessione per la costruzione e l’esercizio delle linee di trasporto rilasciati dalla Regione a causa dell’omessa ricognizione dei vincoli urbanistici del progetto di fattibilità nell’ambito della conferenza dei servizi istruttoria, come previsto dall’art. 15, comma 4 della L.R. 11/2022.
Nella sentenza di accoglimento, il TAR ravvisa che la ricognizione dei vincoli territoriali in sede di conferenza dei servizi è stata del tutto carente, definendo generiche le informazioni fornite dal dirigente che rappresentava il Comune. Perciò, scrive il TAR, i provvedimenti di convalida delle concessioni sono in “patente violazione” del principio secondo cui le valutazioni istruttorie e procedimentali vanno operate sulla base dello stato di fatto e di diritto sussistente al momento della loro effettuazione e non già su semplici ipotesi future. I provvedimenti, nota il TAR, sono anche in contrasto con quanto scritto in precedenza dalla Regione stessa, con nota della Direzione centrale Infrastrutture e Territorio del 5 ottobre 2022, condivisa e redatta d’intesa con la Direzione centrale Difesa dell’Ambiente, in cui ricordava al Comune di Trieste che “la conformità urbanistica dell’opera costituisce pre-condizione per l’esame del progetto” e che la mancanza della conformità urbanistica rende il Progetto di Fattibilità Tecnico Economica privo di uno dei requisiti fondamentali e, di conseguenza, “decisamente aleatorie” le indicazioni fornite in merito alle condizioni da rispettare per l’approvazione del progetto definitivo.
La Regione dovrà spiegare perché ha deciso di far proprie le indicazioni allora definite “decisamente aleatorie” del Comune (e tali rimaste) procedendo al rilascio delle concessioni sulla base di un progetto di fattibilità privo del requisito essenziale della conformità urbanistica. Cosa è accaduto fra il 5 ottobre 2022 e il 28 febbraio 2024 (data del decreto di concessione) per arrivare al punto di ignorare l’esistenza di quella che era stata definita una “pre-condizione per l’esame del progetto”?
Inoltre, nota il TAR, la modalità con cui è stato gestito il procedimento evidenzia che la decisione della Regione di autorizzare l’opera in deroga ai vincoli della direttiva Habitat è stata presa prima di poter valutare, come d’obbligo, le possibili alternative e la sussistenza di motivi imperativi che giustificassero tale decisione. Un comportamento che fa dubitare, scrive il TAR, della serietà e affidabilità del giudizio alla base della delibera regionale con cui è stata avviata la valutazione di incidenza di terzo livello (finalizzata ad approvare il piano/progetto nonostante l’avvenuto accertamento del danno ambientale significativo). Cosa che induce a pensare ad una mancanza di imparzialità con conseguenze non limitate alle concessioni, bensì estensibili all’intero iter di approvazione del piano/progetto, tali da costituire materia per ulteriori iniziative legali nei confronti dei responsabili.
In conclusione la sentenza stabilisce che il procedimento di rilascio delle concessioni dovrà essere riavviato dalla Regione la quale valuterà, nell’esercizio della propria discrezionalità, di concludere il procedimento verificando la compatibilità urbanistica dell’opera allo stato degli atti (in tal caso accertando la mancanza di conformità ai vincoli territoriali e respingendo il progetto) oppure di sospenderlo fino alla piena approvazione della variante al piano regolatore, se questa permetterà di superare gli attuali vincoli.
Trieste, 7 gennaio 2025
CS – Legambiente Trieste sulle sentenze del TAR per la cabinovia
Comunicato stampa del Comitato No Ovovia sulla conferenza stampa dell’8 Gennaio 2025
Le sentenze TAR asfaltano il processo amministrativo dell’ovovia. Vittorioso il Comitato: «Profondo sconcerto per l’atteggiamento delle Amministrazioni responsabili, si fermino»
Iter da ricominciare, Regione e Ministero devono presentare chiarimenti entro 30 giorni, e vi sono ancora due ricorsi previsti per aprile
«Le sentenze del TAR sono una vittoria per tutte le persone che in questi tre anni hanno sostenuto la nostra battaglia, mettendo a disposizione della causa risorse finanziarie e competenze tecniche: ancora una volta, è stato certificato che abbiamo ragione noi – così il Coordinatore del Comitato NO ovovia William Starc, nella conferenza stampa di stamattina, 8 gennaio, in merito alle due sentenze pubblicate il 2 gennaio dal Tribunale Amministrativo Regionale -. Esprimiamo profondo sconcerto per l’atteggiamento delle Amministrazioni responsabili, che nonostante i mille avvertimenti ricevuti si ostinano a portare avanti quest’opera impattante, inutile, insostenibile, illegittima, insicura».
I ricorsi presentati dai residenti e dalle associazioni ambientaliste contro i decreti emessi dalla Regione che concedono la costruzione e l’esercizio della cabinovia Trieste – Porto Vecchio – Opicina vedono pienamente riconosciute le ragioni del Comitato: «I ricorsi sono stati accolti – annuncia vittorioso Starc -, gli atti impugnati sono stati annullati, e sono molto interessanti le motivazioni. Il Tribunale afferma che non sono state tenute in nessun conto le normative vigenti in materia, e sottolinea che il provvedimento da adottare a base di tutti quelli successivi, sia progettuali sia realizzativi, è quello che li rende conformi al Piano Regolatore, e cioè la Variante. Questo principio è stato gravemente e colpevolmente ignorato sia dagli uffici regionali che da quelli comunali. Il TAR ha già annullato un intero anno di lavoro regionale volto a dimostrare il superamento del divieto, ora l’ordinanza e le due sentenze hanno una rilevanza notevole perché confermano quanto il Comitato ha sostenuto dal momento in cui si è costituito e nei ricorsi presentati: la cabinovia, a differenza di quanto affermato negli atti pubblici del Comune, è nel Piano regolatore vigente solo per la parte in Porto Vecchio, mentre non c’è per il tratto Bovedo Opicina. Il principio ribadito dal TAR sulla priorità dell’acquisizione della compatibilità urbanistica su tutto il resto fa vacillare anche il Progetto di Fattibilità Tecnica Economica dell’opera (PFTE), approvato nel dicembre 2022 insieme alla gara e all’affidamento della progettazione e realizzazione dell’opera alla Leitner. E per di più adesso il PFTE è anche privo di finanziamento».
Le buone notizie per il popolo NO ovovia non finiscono qui: «Il 27 novembre – prosegue Starc -, solo quattro giorni prima della visita in Regione del Ministro Salvini, l’Avvocatura dello Stato per conto dello stesso Ministero delle Infrastrutture ha dichiarato al TAR la propria estraneità al progetto cabinovia, chiedendo quindi al Tribunale di escluderlo dal processo perché non ha più interesse a difendersi nei ricorsi presentati. Il 27 dicembre, il Presidente del TAR, visti i ricorsi e le memorie presentate dai ricorrenti e dalle Amministrazioni, ha emesso un’ordinanza con la quale dispone “approfondimenti istruttori” che consentano una ricostruzione dei fatti più chiara e precisa. In particolare, il Tribunale chiede al Ministero delle Infrastrutture una relazione aggiornata e documentata che chiarisca la situazione creatasi, dato che, dopo la comunicazione che il progetto non è finanziabile con il PNRR, non rispettando il principio del DNSH, non si è ancora provveduto con un apposito nuovo decreto di ripartizione delle risorse PNRR. La documentazione richiesta dal TAR consentirà alle parti di valutarne gli eventuali effetti sul processo. Alla Regione, invece, il Tribunale chiede di spiegare alcune contraddizioni che ha rilevato nei documenti riguardanti le specie prioritarie nei siti di Natura 2000 e dettagliati chiarimenti su questioni sollevate dai ricorrenti, come il numero asserito di passeggeri e i livelli di inquinamento, dati basilari per decidere se valga o meno il divieto assoluto di costruzione dell’opera previsto dalla legge. Entrambi i soggetti, Regione e Ministero devono fornire le risposte richieste dal TAR entro 30 giorni dal ricevimento dell’ordinanza».
«Per tre anni abbiamo assistito ad affermazioni dell’amministrazione comunale puntualmente e autorevolmente smentite – afferma Starc, ricostruendo la lunga storia dell’ovovia -. Avevano detto che l’opera era già prevista nel Piano Regolatore, invece si è dovuto predisporre una Variante apposita, la n.12 adottata nel febbraio 2023; che il divieto di costruzione di impianti a fune valeva solo per gli impianti di sci, mentre l’Avvocatura dello Stato ha dovuto ribadire che il divieto valeva per tutti gli impianti; che l’opera rispettava il principio del DNSH, mentre la Regione ha dovuto accertare che lo violava ed è saltato il finanziamento PNRR; che l’opera era strategica per l’Europa, mentre gli Uffici europei hanno ribadito che la scelta dell’opera e la sua fattibilità sono responsabilità del proponente, in questo caso il Comune; che la concessione può essere data prima della variazione del Piano Regolatore comunale che dovrebbe contenerla, mentre ora la concessione è stata annullata dal Tribunale. Stanno emergendo le responsabilità di chi ha impegnato personale e consistenti risorse pubbliche per realizzare l’assurdo progetto, nonostante dovessero essere conosciuti fin da principio i problemi di ammissibilità al PNRR della cabinovia e che la stessa fosse vietata dalle leggi italiane».
«Ostinarsi a proporre un progetto irrealizzabile non è più sostenibile. Rivolgiamo un appello al senso civico di tutti a interagire con chi ha potere decisionale per scrivere la parola fine a questa incredibile vicenda. Abbiamo bisogno che le risorse umane e quelle finanziarie vengano utilizzate per il bene comune, ascoltando la voce dei cittadini, e secondo il principio di efficienza della Pubblica Amministrazione, richiamato anche nella sentenza del TAR», conclude il Comitato, auspicando che anche i rimanenti due ricorsi, il cui verdetto si attende per aprile, confermino le sue ragioni.
Per il Comitato No Ovovia
arch. William Starc