Manifestazione di Udine: niente di cui vergognarci, è stato giusto e bello esserci

Il Vicedirettore del Messaggero Veneto, il principale quotidiano della regione, scrive oggi che quanto avvenuto martedì 14 ad Udine è stata una “vergogna da condannare senza appelli”. Io, invece, sono contento di aver partecipato ad una manifestazione che, fino alla sua conclusione in piazza Primo Maggio, è stata bella, pacifica e giusta. E sono orgoglioso che dalla Carnia sia stato portato ed esposto un grande sudario (23×7,5 metri), sul quale sono stati scritti a mano da decine di volontari i nomi e le età di oltre diciottomila minori palestinesi uccisi a Gaza dall’ottobre 2023 al luglio di quest’anno. Sono sicuro che, se solo lo vedessero o se lo trovassero davanti, tanti “giornalisti” e politici smetterebbero di parlare a vanvera.
La manifestazione, organizzata in concomitanza con la partita di calcio tra le nazionali di Italia e Israele, era annunciata e autorizzata da tempo. Dopo la firma dell’accordo di tregua, proposto da Trump, in molti si sono chiesti se fosse opportuno confermarla o se fosse meglio soprassedere. A parte che un’organizzazione così complessa era ormai difficile da fermare, c’erano in realtà due fondamentali motivi per cui era importante scendere di nuovo in piazza:
- Il primo è che – come ha dichiarato Amnesty International e come è stato ribadito anche nella Marcia per la Pace tra Perugia ed Assisi di domenica scorsa – è indispensabile affermare che non può esserci Pace senza Giustizia e senza riconoscimento dei Diritti.
- Il secondo è che – come era avvenuto negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso con il Sud Africa e gli altri stati razzisti – è giusto e utile escludere dalle competizioni sportive i Paesi come Israele che praticano l’apartheid. Da qui la contestazione della partita e la richiesta all’UEFA e alla FIFA di escludere la rappresentanza israeliana.
Per il Presidente della Giunta Regionale Fedriga lo svolgimento della partita era invece un motivo per mandare in mondovisione il Friuli Venezia Giulia, secondo una logica di sostegno e di finanziamento ai cosiddetti “grandi eventi” che già tanti guasti ha provocato. Bene, Fedriga ed il ministro Ciriani si sono ritrovati in uno stadio pressoché vuoto (dove, incredibilmente, era anche vietato portare le bandiere della Palestina!), mentre circa diecimila cittadini, almeno tre volte il numero di quelli che avevano partecipato al corteo dello scorso anno, sfilavano pacificamente per le vie di Udine. Nonostante l’impressionante schieramento di misure di sicurezza ed una campagna allarmistica degli organi di informazione, che hanno cercato di spargere timori e ostilità per i manifestanti, intere famiglie, ragazzi, anziani, persone in carrozzina o con il deambulatore hanno voluto esserci per esprimere solidarietà al popolo palestinese e, come si è visto, non c’era proprio bisogno di far chiudere i negozi o ritirare i tavolini dagli esercizi pubblici del centro. Tutto è andato bene per oltre tre ore. Poi, dopo che anche il grande sudario realizzato dal Comitato Carnia per la Pace era stato esposto sulla collinetta di piazza Primo Maggio e gli interventi dal palco stavano per concludersi, alcuni gruppi hanno tentato di dirigersi, al grido di “corteo, corteo”, prima verso via Pracchiuso e poi, dopo essere stati fermati dal servizio d’ordine, verso via della Vittoria e Piazzale Osoppo. Qui sono cominciati gli scontri con le forze dell’ordine, con il getto degli idranti e di candelotti fumogeni da una parte e quello di oggetti, transenne e petardi dall’altra. Alcuni cassonetti sono stati dati alle fiamme e purtroppo ne hanno fatto le spese alcune persone, tra le quali due operatori televisivi, ai quali va tutta la nostra solidarietà. Ci sono preoccupanti ipotesi circa la possibilità che ad innescare gli scontri ci siano stati veri e propri agenti provocatori, che attendevano la fine del corteo. Mi sembra comunque che vada sottolineato che, probabilmente, la responsabilità di quanto accaduto non può essere solo e tutta da una parte. Una maggiore professionalità da parte di chi guidava le forze dell’ordine avrebbe forse evitato incidenti e feriti. Dove volevano andare i “facinorosi” La squadra israeliana aveva da tempo lasciato l’albergo e lo Stadio distava quasi 5 km. Forse bastava spiegare questo e condurre alla ragionevolezza i manifestanti. Forse. Però è evidente che questo non è stato nemmeno tentato. In situazioni difficili bisogna avere l’obiettivo del minor danno possibile alle persone e alle cose, operando con cautela ed elasticità e, solo in casi estremi, con la forza.
La cosa di cui ci si deve rammaricare non è solo quanto accaduto al termine di una grande e bella manifestazione, ma il resoconto operato da alcune emittenti televisive e da vari organi di informazione, impegnati solo a screditare quello che migliaia di friulani hanno saputo esprimere con compostezza, partecipazione e senso di umanità.
Marco Lepre
Presidente Circolo Carnia – Canal del Ferro – Val Canale