Osservazioni al progetto di Piano Regionale di Tutela della Acque
luglio 2015
Documenti in allegato
Con DGR 2641 del 30.12.2014, la Giunta Regionale approvava il Progetto di Piano Regionale di Tutela delle Acque (PRTA).
L’approvazione di tale progetto riapre un processo di formazione e approvazione del PRTA che si era faticosamente avviato a conclusione nel novembre 2013, a cura della precedente Giunta Tondo la quale, altresì, aveva deliberato di adottare il progetto di Piano regionale di tutela delle acque (DGR 200/2012), in via definitiva, ai fini della trasmissione dello stesso al Consiglio Regionale per il parere della competente Commissione consiliare prescritto dall’articolo 13, comma 4 della legge regionale 16/2008.
Dopo quasi 16 anni dall’emanazione della Direttiva 2000/60 (Direttiva Acque) e del DL 152/1999 (Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento) e a quasi 8 anni dal D. Lgs 152/2006 (Norme in materia ambientale), l’Amministrazione regionale ha ora approvato un nuovo Progetto di Piano Regionale di Tutela delle Acque (PRTA) che dovrà orientare e guidare le scelte in materia di gestione e governo delle acque, bene comune, nel prossimo decennio.
Se tutto andrà secondo i piani e le scadenze previste, il Piano potrà entrare in vigore alla fine del 2016, dopo un lungo iter approvativo e di partecipazione e consultazione che, invero, è già stato positivamente avviato dall’Assessorato competente.
Fondamentale è, dunque, l’importanza di tale strumento, troppo a lungo atteso dalle popolazioni locali, dalla società regionale e finanche da tutto il mondo delle amministrazioni locali, perché da esso ci si attende di poter gestire, in maniera coerente con le principali norme nazionali (D Lgs 152/2006) ed europee (Dir EU 2000/60), questa preziosa e limitata risorsa della regione quale strumento di valorizzazione territoriale, di tutela ambientale, di sviluppo socioeconomico.
Le attese e le aspettative, dunque, sono molte, stante la confusione e complessità amministrativa, e operativa che oggi regna nel settore, in particolare in quello dell’uso dell’acqua per fini derivatori che si interseca con normative antiche (RD 1775/1933) e recenti (Dir. 2001/77/CE; LR 11/2015) che hanno consentito, con forti accelerazioni negli ultimi anni, un attacco crescente alle disponibilità idriche montane con grave danno al territorio, al paesaggio, alla biodiversità ittica e ripariale, e, in generale, agli interessi delle popolazioni montane.
E’ su questi aspetti che si concentrano le Osservazioni che Legambiente FVG ha predisposto, nell’intento di sottolineare la gravità percepita della situazione attuale, gravità che si ripete e riscontra in tutte le altre regioni dell’arco alpino, e della condizione di limite massimo che si sta raggiungendo nel rilascio di ulteriori concessioni a derivare. Si veda, a tal proposito, l’appello nazionale lanciato e sottoscritto da numerosissime associazioni nazionali (novembre 2014) per una maggiore tutela dei corsi d’acqua montani e per una drastica riduzione delle nuove autorizzazio-
ni a derivare.
In altre parole, occorre chiedersi se questo PRTA è strumento concretamente utile a governare, non solo sul piano tecnico, ma anche su quello più ampiamente “politico”, una fase di aggressione alla risorsa acqua determinata dal convergere di condizioni legislative e di mercato che la rendono fortemente appetibile alla speculazione privata nel nome della sostenibilità, quasi mai esistente o dimostrata, e rinnovabilità
dell’energia prodotta.