Là, dove c’era l’erba….
L’ennesima gara di enduro in Carnia ha sollevato proteste e perplessità. Per gli ambientalisti da questo tipo di manifestazioni non deriva alcuna ricaduta positiva per il territorio, solo devastazione e disprezzo per la natura cui si aggiungono inquinamento acustico ed atmosferico. Uno dei più bravi alpinisti della nostra regione lì ha definiti da tempo “i nuovi barbari” e, a giudicare dalle immagini che riproduciamo in queste pagine, il giudizio pare perfettamente calzante.
Quello che era un pascolo ricco di flora e di colori come solo i prati della Carnia sanno essere in questa stagione, appariva domenica 6 maggio, dopo l’effettuazione della “prova speciale” di enduro svoltasi ad Ampezzo, nelle condizioni che potete vedere: nemmeno una tromba d’aria o un velivolo precipitato dal cielo avrebbero potuto far di peggio. Questo è stato possibile perché la competizione è stata autorizzata, in deroga ai divieti previsti dalla Legge Regionale 15 del 1991 e alle sue successive integrazioni e modificazioni, dalle autorità locali: il Comune di Ampezzo e, per la parte relativa al territorio di Socchieve, l’U.T.I. della Carnia. Una delle motivazioni che ammette questo tipo di manifestazioni, in determinati casi e a condizione che poi si ripristino i luoghi riportandoli allo stato precedente, è un positivo ritorno di immagine per la regione e un beneficio sul piano turistico per il territorio coinvolto, capace di bilanciare l’inevitabile danno ambientale prodotto. L’ipotetico ritorno economico per le strutture ricettive, che gli organizzatori delle prove motoristiche non mancano di sottolineare annunciando il “tutto esaurito” per un paio di giorni negli alberghi e nei “bed & breakfast”, è però tutto da dimostrare. Anche in questa occasione, come già era avvenuto negli scorsi anni a Tolmezzo, i circa 200 partecipanti alla gara di enduro hanno raggiunto la Carnia per lo più in camper e hanno consumato i pasti direttamente sotto le tende e i gazebo allestiti presso il centro sportivo. Poco lavoro anche per gli esercizi pubblici del paese, dal momento che pare che il Moto Club Carnico abbia preferito gestire in proprio un chiosco per il consumo di bibite sempre nei pressi del campo sportivo. E il pubblico? Chi ha percorso gli oltre 3 chilometri dell’intero tracciato della “prova speciale” organizzata a Cima Corso, una delle occasioni in cui si poteva assistere ai passaggi più “spettacolari”, dice di non aver incontrato più di una quindicina di spettatori, meno degli addetti all’organizzazione presenti sul percorso! E domenica 6 maggio era una bella giornata di sole. Se avesse piovuto? E allora? Che senso ha mettere a disposizione il proprio territorio, prati, boschi e sentieri di montagna, per un gruppo di “appassionati” motociclisti che appestano l’aria con i loro gas di scarico? Alcuni amministratori sostengono che così si “rivitalizzano” i paesi. Hanno chiesto cosa ne pensano a coloro che scappano dalle città e vengono in montagna alla ricerca di pace, aria pulita, natura, con la speranza di incontrare magari qualche animale selvatico?