Emergenza incendi: l’altra faccia dell’emergenza idrica
Purtroppo da giorni la nostra regione è esposta ad una grande quantità di incendi boschivi. Da Monfalcone a Resia i boschi stanno bruciando con incredibile virulenza che nessuna forza umana sembra in grado di spegnere.
L’aridità del suolo e la temperatura dell’aria sono tali per cui basta nulla per scatenare un incendio di vaste proporzioni mentre l’acqua versata dagli aerei e dagli elicotteri praticamente evapora prima di raggiungere il suolo e, a maggior ragione, con le fiamme in chioma non si riesce ad ottenere significativi risultati; se va bene si può contenere l’avanzata dei fronti di fuoco con la realistica previsione (che è quasi una certezza) che il prossimo refolo di vento farà ripartire le fiamme.
Situazioni così complesse e vaste sul territorio, mettono a dura prova la pur collaudata operatività degli organismi deputati allo spegnimento: Protezione Civile, Corpo Forestale, Vigili del Fuoco, volontari, mezzi aerei e a terra fanno quello che possono contro un nemico al momento troppo forte. Possiamo dire che solo forti piogge, al momento non previste, potranno spegnere questi disastrosi fuochi; il rischio di ripartenze resterà elevato.
Bisogna dire che in queste condizioni eccezionali la lotta agli incendi boschivi non si fa con i mezzi aerei, in particolare quelli ad ala fissa; questi servono da contenimento e da appoggio al lavoro che a terra (tante) squadre di uomini organizzati devono svolgere. Questi sono l’elemento strategico e tattico in grado di dare risultati consistenti e duraturi perché solo essi possono raggiungere con la sufficiente quantità d’acqua le fiamme al suolo e spegnerle. E’ quindi il caso di rendere merito a ringraziare i tanti che in questi giorni stanno lavorando per questo.
D’altronde, come non vedere che questi incendi sono conseguenza della grave siccità e come ci si trovi di fronte ad una tempesta perfetta che trae la sua origine dai cambiamenti climatici in atto. Bisogna perciò porsi urgentemente la domanda di cosa fare per ridurre strutturalmente il rischio del ripetersi di queste tragedie, che toccano l’ambiente, le persone, l’economia, con i gravissimi danni ed effetti visti in questi giorni, e di come rendere più resiliente il nostro territorio e i nostri boschi.
Per questo, Legambiente ritiene che si debba attivare concrete azioni di prevenzione civile per prevenire gli incendi, per curare i boschi e le boscaglie, da integrare a partire da una pianificazione unitaria delle azioni in capo alla Regione (la Regione è oggi priva di un Piano di lotta agli incendi boschivi) con quelle di rango comunale da inserire nei piani comunali di protezione civile; prevenzione che da anni si è smesso di fare lasciando accumulare materiale vegetale che alla fine si rivela una potente fonte di combustibile.
La resilienza al fenomeno incendi passa anche da un rafforzamento ulteriore delle modalità di organizzazione ed utilizzo dei volontari quale asse strategico prezioso e indispensabile nella lotta agli incendi boschivi.
Speriamo che su questi piani l’Amministrazione Regionale sappia muoversi; serve un rinnovato schema organizzativo e funzionale di uomini come fu all’inizio della Protezione Civile, come ancora è in Slovenia o in Austria; lì bisognerà spendere i soldi rafforzando l’operatività umana che tante prove di utilità ha valorosamente dato negli anni ai nostri territori.
Ci chiediamo infine se a monte degli incendi non vi siano delle cause scatenanti di origine dolosa. E lasciamo alle Autorità preposte l’onere di dare risposta a questa domanda.