Nuovo ospedale di Pordenone
COMUNICATO STAMPA
Pordenone 4 settembre 2013
Il documento allegato illustra la posizione di LEGAMBIENTE Pordenone riguardo al nuovo ospedale (unita anche una piantina a supporto delle tesi).
Il documento contiene argomenti concreti e razionali a difesa del bene comune collettivo, che si desidera sottoporre alla valutazione critica dei cittadini.
Il tema del nuovo ospedale di Pordenone è di quelli che fanno riflettere se non altro per l’assenza di riferimenti comuni su cui tutti i soggetti interessati possano fare affidamento per cercare una, seppur faticosa, via di mediazione.
La difficoltà sta spesso nel fatto che si attribuiscono valori irrinunciabili o quantomeno molto alti a categorie con cui si giudica la situazione in modo assolutamente arbitrario, per cui la spesa, la viabilità, il rumore, l’edificazione, i tempi o altro diventano l’unico elemento di discrimine fatto valere.
Tenteremo qui di seguito di enunciare le ragioni che ci fanno propendere più per una soluzione che per l’altra.
E’ risaputo che si è sviluppato a Pordenone un processo partecipativo nell’ambito della redazione del nuovo PRGC e anche se non si può parlare di una partecipazione di massa, non si può nascondere che il livello del dibattito e la rappresentatività dei partecipanti non sia stata quantomeno di buona qualità. Da quell’osservatorio non sembrava emergere la necessità di uno spostamento della localizzazione dell’ospedale né traspariva dal dibattito la necessità di una modifica dei confini urbani della città.
La raccolta di firme operata dal “Comitato per la salute pubblica bene comune di Pordenone”sia nel numero delle firme raccolte che nei tempi di raccolta farebbero pensare che una buona parte dei Pordenonesi non incoraggi lo spostamento dell’Ospedale ed ancor di più non apprezzi il modello della finanza di progetto quale modalità di finanziamento dell’opera.
Da un recente studio portato a termine dall’Osservatorio delle Politiche Abitative della Provincia di Pordenone è possibile individuare una concentrazione di aree pubbliche con destinazioni tutte da definire proprio nell’immediato intorno dell’attuale sede ospedaliera. (Vedi planimetria 1) Questa concentrazione che assomma ad una superficie indicativa di mq.134.000 potrebbe facilmente assolvere alla necessità di espansione del nosocomio senza necessariamente impegnare aree esterne al perimetro della città.
Portare fuori città l’ospedale vuol dire che non solo avremo il problema di gestire una nuova area pubblica con i conseguenti costi, ma soprattutto nell’area di viale Montereale le aree abbandonate o sottoutilizzate finirebbero per raddoppiare. Solo chi affronta la questione in termini superficiali può dimenticare di calcolare i costi di dismissione dell’attuale ospedale dal conteggio degli oneri. Quale privato penserà mai di acquistare quest’area per trasformarla con gli enormi costi di demolizione che dovranno anticipare una nuova progettazione? Portare l’ospedale fuori città equivale ad aumentare gli spazi di un degrado urbano che sono percepibili già oggi nell’immobile complesso del cotonificio di Borgomeduna o in quello di Torre. Se per l’ospedale servono altre superfici, si provveda a riutilizzare lo spazio del parcheggio che potrebbe essere trasferito nell’ex deposito foraggi che oggi è praticamente vuoto e misura quasi tre ettari.
Va poi tenuto in considerazione il fatto che mentre oggi l’ospedale gode di tutte le infrastrutture urbane (gas, fognature, energia, ecc) lo spostamento comporterebbe altri e non valutati oneri.
Quanto alle caratteristiche tecnico-sanitarie della nuova struttura ospedaliera crediamo siano indipendenti dalla sua localizzazione fisica, altrimenti vorrebbe dire che non si potrebbe costruire niente di efficiente e di qualità in altri ambiti urbani che presentano gradi di vincolo ben superiori a quelli di Pordenone, ove i vincoli parrebbero più formali che sostanziali. Vorremmo poi far presente che le due localizzazioni sono servite dalla stessa strada che viene interrotta dalla statale. Dire che l’ospedale in Comina è più facile da raggiungere non è proprio corretto.
Un ulteriore elemento di riflessione riguarda la definizione stessa di città. I servizi sono la città, una città senza servizi non è una città; è qualcosa d’altro che ha più relazioni con un quartiere satellite, dormitorio che riporta immagini di degrado e abbandono.
Lo svuotamento di Pordenone è cominciato con la diminuzione della parte commerciale emigrata volente o nolente fuori dall’area urbana negli ipermercati, se analoga vicenda avranno anche i servizi rischiamo di veder sparire una centralità, che al contrario si dovrebbe accentuare magari rafforzando i rapporti con Porcia e Cordenons per consolidare quella conurbazione che darebbe massa critica in termini demografici (circa 80.000 ab.) ad una realtà urbana altrimenti sottodimensionata (circa 50.000 ab.).
Va poi per onestà fatto presente che una collocazione esterna all’area urbana della struttura ospedaliera penalizzerebbe non poco chi, e sono le persone meno abbienti, raggiunge il nosocomio a piedi o con i mezzi pubblici.
E’ pur vero che la vicenda della localizzazione dell’Ospedale è cominciata con una migrazione della struttura dal centro a quella che allora era la periferia, ma eravamo in un periodo storico che vedeva la città in continua espansione, con l’arrivo di forza lavoro indispensabile allo sviluppo di un polo industriale in grande e rapida ascesa.
Oggi siamo in un momento storico in cui la contrazione della produzione industriale rischia di mettere in forse anche la dimensione attuale della conurbazione, pensare ad un ampliamento del perimetro cittadino è quantomeno poco credibile se non assurdo. Si pensi poi che dallo studio succitato dell’osservatorio delle Politiche Abitative della Provincia, Pordenone ha già oggi una dotazione edilizia sufficiente a soddisfare le necessità abitative fino al 2020.
Non va poi dimenticato che: il tema del risparmio di territorio e del riutilizzo di aree dismesse fa parte del programma elettorale di (quasi) tutte le forze politiche, locali e nazionali. In particolare lo é stato per quanti sostengono l’attuale governo della città fin dalla passata amministrazione. Crediamo sia dovere degli amministratori verificare in ogni modo come metterlo in pratica quando se ne presenti l’opportunità: senza farne un feticcio, ma anche senza considerarlo un richiamo elettorale da tirar fuori ogni volta e da mettere a bagnomaria fino alle elezioni successive.
In un quadro come quello sopra descritto, con una prospettiva economico sociale più indirizzata ad una decrescita controllata che ad uno sviluppo sfrenato, pensare ad occupazioni di suolo ulteriori al di fuori di quello che è il perimetro urbano pare una scelta poco lungimirante.
Per quanto sopra esposto, ma soprattutto coerentemente con i principi che vedono Legambiente da anni schierata contro il consumo di suolo, il circolo di Pordenone esprime la sua contrarietà alla localizzazione in Comina del nuovo Ospedale di Pordenone.
Pordenone 27/06/2013.
Referente per il circolo di
LEGAMBIENTE “Fabiano Grizzo” di Pordenone
Il Presidente
Walter Coletto