Chiacchiere generali delle aree di confine?
Legambiente Gorizia ha appreso con interesse che nei giorni scorsi si sono svolti a Trieste gli Stati generali delle aree di confine – e dedicati all’inquinamento dell’aria – quale seguito del primo incontro dello scorso anno, dove venne addirittura firmato un memorandum tra i partecipanti. Tutto bello. Ma ci piacerebbe conoscere cosa si sta realmente facendo. Perché la realtà parla di una serie di problemi ambientali transfrontalieri di lunga durata, come ad esempio l’inquinamento dell’aria, o la gestione del fiume Isonzo-Soča.
Sul primo punto, ci preme segnalare che il nostro circolo ha da alcuni anni portato a conoscenza dell’opinione pubblica, e delle istituzioni, un problema di inquinamento atmosferico a Gorizia, di accertata provenienza d’oltreconfine, come stabilito dell’Arpa, ma le autorità competenti finora, pur avendo preso atto della sussistenza del problema, non si stanno muovendo adeguatamente per risolverlo. Vista la situazione di perdurante stallo, ci siamo rivolti al Difensore civico regionale, e non sono escluse iniziative giudiziarie, per altro già avviate dai colleghi del comitato di cittadini sloveno.
Circa l’Isonzo, anche qua di fatto nessun accordo è stato raggiunto per la gestione sostenibile del fiume. I problemi legati alle portate discontinue, alle morie di pesci e ai danni all’habitat fluviale quindi perdurano, come abbiamo potuto assistere tristemente nelle ultime estati roventi. Eppure, in base della Direttiva acque, sarebbe necessario un piano di gestione coordinato, orientato allo sviluppo sostenibile; cosa ribadita anche dalla Commissione petizioni del Parlamento europeo, alla quale le associazioni di Salviamo l’Isonzo si erano appellate nel 2016 stante l’inerzia dei due Paesi.
Ma la riprova che la vita del fiume non interessa l’abbiamo avuta scoprendo che in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, l’impresa che gestisce gli impianti idroelettrici dell’Isonzo (Soške elektrarne doo) e l’organizzazione Capitale europea della cultura 2025, hanno presentato il progetto congiunto “Il caricabatterie Isonzo”. Un titolo che rischia di far passare un messaggio semplicistico e utilitaristico, e che invece di trattare il fiume come un ecosistema, lo riduce a un fornitore di energia. Questo a fronte di pluri-decennali problemi ecologici causati dalle utilizzazioni idroelettriche, ampiamente riscontrabili sulla stampa locale, da documenti istituzionali, e dalle tante iniziative delle associazioni ambientaliste.
Dietro a GO!25, c’è il coordinamento del Gruppo europeo di cooperazione territoriale, che tra le sue missioni statutarie non ha la tutela dell’ecosistema, o lo sviluppo sostenibile come ci si aspetterebbe, ma bensì lo “sfruttamento e gestione delle risorse energetiche e ambientali locali” (art. 2). Ente al quale ci siamo rivolti già in passato per chiedere di affrontare i problemi transfrontalieri, senza avere risposta. Presso il Gect è stato istituito anche il “Comitato ambiente”, che ad oggi sembra non abbia prodotto nulla.
Accogliamo quindi con favore l’iniziativa degli Stati generali, sperando tuttavia che le buone intenzioni non restino lettera morta.