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Un nuovo tentativo di assalto alle acque del Resia. Legambiente: va bocciato il progetto di centralina presentato dal COSINT

Comunicato stampa                                          Tolmezzo, 4 dicembre 2012

 

Il torrente Resia è uno degli ultimi corsi d’acqua della nostra regione rimasti allo stato naturale e su cui non insistono opere di derivazione a scopo idroelettrico. La sua importanza riguarda non a caso un triplice aspetto: il valore intrinseco delle sue acque e della loro purezza, testimoniata dalla presenza di specie ittiche tutelate a livello europeo (trota marmorata, temolo, gambero d’acqua dolce, etc.); la stretta relazione con le rocce e i suoli in cui scorre, che ha portato alla individuazione di due “geositi” di interesse regionale; ed, infine, il significato che riveste per l’intera valle. È difficile, infatti, immaginare la Val Resia senza il suo fiume: l’elemento principale che, con le sue forme, il colore inconfondibile delle sue acque e la vegetazione che lo circonda, contraddistingue il paesaggio di quest’area e completa lo scenario delle montagne che la circondano. Erano state sostanzialmente queste motivazioni, sostenute da un Comitato spontaneo di cittadini, dalle associazioni ambientaliste e dai pescatori sportivi e appoggiate da una petizione popolare sottoscritta da centinaia di persone, che avevano costretto nel 2010 il Co.S.In.T. (Consorzio di Sviluppo Industriale di Tolmezzo) a rinunciare al progetto di costruire la centralina denominata “Resia 2 – Ponte Rop”.

 

Un’opera che, se realizzata, avrebbe ridotto ad un rigagnolo per gran parte dell’anno uno dei tratti più belli del torrente. Si era trattato di una vittoria dell’intera valle, capace di opporsi, come Davide contro Golia, ad un potente Consorzio e di resistere alle lusinghe di veder rimpinguare, con il ricavato della vendita dell’energia prodotta, le esigue casse del bilancio comunale. 

Evidentemente quella “lezione” non è stata sufficiente, e così, a distanza di due anni, il Co.S.In.T. è tornato di nuovo alla carica e propone adesso un’altra centralina, qualche chilometro più a monte, nei pressi dell’abitato di Coritis, ai piedi del Canin. Il progetto e lo studio ambientale sono giunti, infatti, all’esame della Commissione regionale di V.I.A..
Secondo Legambiente, che ha inviato le proprie “osservazioni” alla Regione, autorizzare quest’opera significherebbe degradare un tratto di oltre un chilometro di estensione che, a detta degli stessi proponenti, si deve considerare di elevato valore naturale. In questo modo verrebbe anche interrotta una integrità naturale e paesaggistica del fiume, con conseguenze negative non solo a livello comunale, ma per l’intero Parco Naturale delle Prealpi Giulie, di cui Resia fa parte.
Un’ulteriore preoccupazione è che l’eventuale realizzazione di questa centralina aprirebbe inevitabilmente la strada ad altri interventi analoghi, per i quali risulta siano state avanzate già varie richieste e ai quali sarebbe più difficile opporre un diniego. Il rischio di vedere ripetersi, anche solo in parte, quanto purtroppo avvenuto nella vicina Val Raccolana sarebbe pertanto concreto.
La logica che va respinta è quella di monetizzare un danno arrecato al territorio e ad un ambiente che tutti ci invidiano, con la prospettiva di vendere i chilowatt prodotti, senza nemmeno agevolare le utenze locali e produrre benefici sul piano occupazionale nella valle.
Per Legambiente, che ha recentemente criticato i tagli operati dalla Giunta Regionale nei confronti delle aree naturali protette, bisogna al contrario puntare sull’economia turistica, pensando anche ad un ampliamento del Parco e creando un itinerario lungo l’intero corso del torrente Resia, dalle sorgenti al suo sbocco nel Fella, sull’esempio del “Soška Pot”, il frequentatissimo sentiero nella valle superiore dell’Isonzo, all’interno del Parco Nazionale del Triglav.

Circolo LEGAMBIENTE della Carnia-Val Canale

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