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Riconversione della centrale a carbone: le proposte di Legambiente

Riconversione della centrale a carbone: le proposte di Legambiente

centrale a carboneLO SCENARIO

La “Crisi climatica” ormai incombente richiede di procedere con urgenza verso la decarbonizzazione adottando soluzioni credibili per ridurre l’emissione di CO2, eliminando completamente l’utilizzo dei combustibili fossili, gas naturale compreso. La storia recente della centrale a carbone di Monfalcone, di proprietà di A2A e inserita nella società “A2A Energie Future s.p.a.” dal giugno 2016, insieme alle centrali termoelettriche “Brindisi Nord” e “S. Filippo del Mela” in Provincia di Messina, sembra definitivamente avviata verso la dismissione entro il 2025. Di recente, si sono verificati due fatti nuovi: l’inizio della fase istruttoria relativa alla procedura di revisione dell’A.I.A. (Autorizzazione Ambientale Integrata), il 30 maggio scorso.

Da quel che si sa, è presumibile che i dispositivi per il contenimento delle emissioni da parte della centrale siano in linea con le prescrizioni dell’Unione europea sulle migliori tecnologie disponibili e che l’autorizzazione sarà concessa; la riunione del tavolo tecnico presso il Ministero dello Sviluppo economico per stabilire il futuro delle centrali a carbone dell’Italia settentrionale, il 7 giugno. La situazione, a questo riguardo, è molto più complessa e preoccupante: nel confermare la fine del carbone entro il 2025, il Ministero ne ha ipotizzato la sostituzione con centrali a gas naturale. Il provvedimento prevede l’introduzione del cosiddetto “Capacity market”, uno strumento di remunerazione delle centrali termoelettriche, anche di nuova costruzione, per garantire la disponibilità di energia nei momenti di picco della richiesta; un vero e proprio incentivo alle fossili, che sarà pagato in bolletta da tutti i cittadini.

A questo proposito, va ricordato che una grande centrale termoelettrica a gas metano è già stata realizzata a Torviscosa – a soli 20km di distanza da Monfalcone. L’impianto ha una potenza di 785MW, pertanto l’eventuale necessità di nuovi impianti a fonti fossili nella zona è tutta da dimostrare. Va anche messo in evidenza un elemento che si tende a sottovalutare: il sistema di raffreddamento della Centrale preleva ogni giorno circa 3 milioni di m3 di acqua di mare e le scarica nel Canale Est Ovest (Lisert), mantenendole in movimento. Quando la centrale è spenta, il flusso si ferma e le acque del canale Est Ovest (Lisert) diventano torbide e si riempiono di alghe. Una situazione preoccupante per le numerose imprese che usano le acque del canale per le proprie attività di nautica, rimessaggio, itticoltura ed altre attività imprenditoriali. L’IMPIANTO TERMOELETTRICO La Centrale Termoelettrica di Monfalcone è ubicata lungo la sponda orientale del Canale Valentinis e sorge su di una area di superficie di circa 30 ettari. Le sezioni 1 e 2, alimentate sia con carbone sia con gasolio per la fase di avviamento, hanno una potenza rispettivamente di 165 e 171 MW (336 MW complessivi) e sono entrate in esercizio rispettivamente nel 1965 e nel 1970. Il protrarsi dell’attività fino al 2025, sancita a fine 2014 con la proroga dell’Autorizzazione Ambientale Strategica (AIA) da parte del Ministero dell’Ambiente, ha aumentato l’idiosincrasia del territorio verso un impianto inquinante, collocato in ambito cittadino da una cinquantina d’anni.

LE INDAGINI AMBIENTALI E GLI STUDI EPIDEMIOLOGICI

A partire dal 2013 sono stati effettuati, nell’area Monfalconese, numerosi studi ambientali, sanitari ed epidemiologici da parte di Regione, ARPA, Sistema Sanitario Regionale e Università: campagne di monitoraggio dei metalli, valutazione dell’impatto sulla qualità dell’aria della Centrale A2A, confrontando i valori a centrale accesa e a centrale spenta, una campagna di biomonitoraggio sui licheni, due studi epidemiologici (sull’incidenza dei tumori nelle donne della Provincia di Gorizia e sugli eventi e la mortalità per infarto miocardico acuto nella popolazione del Monfalconese, uno studio per valutare il contributo fornito dalle emissioni della Centrale alla concentrazione delle polveri atmosferiche totali, affidato al CNR, svolto nel periodo 2014-2016. Quel che ne deriva è, sostanzialmente, un quadro che attribuisce le varie forme di inquinamento a plurime fonti di emissione (attività industriali, attività portuali, traffico veicolare, centrale termoelettrica…), mettendo in evidenza alcune criticità in una situazione che, di norma, rispetta i limiti previsti per i singoli inquinanti. In ogni caso, sottolineato che tutto ciò non tiene conto dell’emissione di CO2, responsabile primo dei cambiamenti climatici in atto anche nella nostra Regione, va evidenziato che il dibattito si è concentrato sulle pur importanti ricadute sulla salute, meno del futuro industriale dell’area che, al 2025, rischia di lasciare una profonda ferita sul substrato socioeconomico del territorio. VERSO LA FINE DEL CARBONE Alcune dichiarazioni e atti formali indicano il 2025 come termine ultimo per l’esercizio della centrale e, conseguentemente, per l’uscita definitiva dal carbone. Ci si riferisce in particolare a: Piano Energetico Regionale Misura 5a (2015) – “La Regione, al fine di perseguire gli obiettivi dello scenario low carbon, intende superare l’utilizzo del carbone per la centrale termoelettrica di Monfalcone e promuovere per la stessa uno scenario di transizione, attraverso l’utilizzo del gas e/o di FER, al fine di ridurne gli impatti”. Strategia Energetica Nazionale – Il 10 novembre 2017 i Ministri Calenda e Galletti hanno firmato il Decreto Ministeriale contenete la Strategia Energetica Nazionale (SEN). La nuova SEN ha grande rilevanza poiché il Decreto per la prima volta indica la data del 2025 come il limite entro il quale dismettere tutte le centrali elettriche alimentate a carbone in Italia. Le dichiarazioni di A2A – Nell’ambito della presentazione del “Bilancio di sostenibilità” 2016 dell’azienda a Udine, l’Amministratore delegato di A2A, Valerio Camerano, conferma la cessazione dell’attività della centrale a carbone entro il 2025. Il Tavolo tecnico avviato dal MiSE- Come più sopra riportato, durante la riunione del 7 giugno 2019 è stato ribadito l’abbandono del carbone nelle centrali di produzione di energia elettrica.

LA PROPOSTA DI LEGAMBIENTE

Fin dal 2012 Legambiente è impegnata a denunciare questo ritardo e, contestualmente, a proporre soluzioni per un rilancio “Green” dell’area, una volta bonificata (anche dall’amianto utilizzato nelle coibentazioni delle sezioni alimentate a carbone). In varie occasioni Legambiente ha formulato le proprie proposte che, come sosteniamo da tempo, devono essere caratterizzate da un’irrinunciabile Sostenibilità ambientale e economica, salvaguardando l’occupazione (circa 130 dipendenti più un rilevante numero di addetti nell’indotto). Queste proposte, che si sono avvalse dei suggerimenti e delle intuizioni di soggetti che hanno esperienza nei settori specifici, derivano dall’aggiornamento di un documento che perseguiva il medesimo scopo, presentato da Legambiente già nel 2012 e da un secondo documento, risalente ai primi mesi del 2018.

Da allora, l’unico fatto significativo è stato l’avvio di un tavolo tecnico istituito dalla precedente Amministrazione regionale verso il termine del mandato, con l’obiettivo di individuare un piano per attivare la bonifica dell’area e la creazione di progettualità economicamente ed ecologicamente sostenibili. Tale esperienza, che comprendeva soggetti e personalità di assoluto rilievo e competenza, è stata chiusa dalla nuova Amministrazione regionale. In sintesi, le proposte di Legambiente si possono configurare come segue: Bonifica del sito – La dismissione degli impianti esistenti della Centrale (decommissioning) costituisce un’attività industriale importante, seppur limitata nel tempo, e dovrebbe essere collegata, in termini di responsabilità e di investimento e di risanamento, alla messa in campo delle iniziative riguardanti il porto. Ampia zona a verde urbano tra la zona abitata del Rione Enel e le nuove attività da insediare – Si dovrebbe trattare a tutti gli effetti di un masterplan di rinnovamento urbano concepito per migliorare le condizioni socio-economiche e l’immagine di un quartiere in forte stato di degrado, coerentemente con le “Linee guida per le Green City”.

L’esempio è quello dei quartieri “Le Duchère” e “La Confluence” di Lione (Francia) dove i progettisti hanno operato per rivitalizzare la vaste aree prima a destinazione industriale. L’intero progetto dovrà essere sviluppato come area di mitigazione ambientale (stoccaggio CO2, riduzione dell’effetto isola di calore, intercettazione PM10 e PM2.5, ecc.), contenimento degli effetti del cambiamento climatico (capacità di intercettare e stoccare gli afflussi di piogge intense e repentine), riqualificazione paesaggistica. Energie rinnovabili – Un parco Fotovoltaico che può arrivare almeno a 3 MW di potenza installata (circa 3 ettari). Sistemi di accumulo (Storage) – Dalla centrale partono linee di trasporto di energia elettrica ad alta tensione con una potenza di circa 1000MW, che costituiscono un fattore molto appetibile per creare un impianto di accumulo dell’energia, sulla base delle sperimentazioni effettuate da Terna (il gestore nazionale delle reti di trasmissione dell’energia elettrica).

I sistemi di accumulo, già realizzati in diversi Paesi europei e sostenuti anche, ad esempio, dalla giunta regionale della Lombardia con uno stanziamento di 4,4 milioni di euro, consentono di stabilizzare la rete, assorbire l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili nelle ore di picco ed erogarla quando richiesto dagli utenti (fonte: http://www.terna.it/it-it/media/newsedeventi/ilruolodellostoragenellagestionedellereti.aspx

Economia Circolare: i sistemi di accumulo di rete si possono realizzare anche sperimentando tecnologie elettrochimiche innovative e strategie di economia circolare (riutilizzo di batterie dei veicoli elettrici, non più idonee per l’alimentazione delle autovetture ma con capacità residua idonea per l’accumulo stazionario). Economia circolare

– Sviluppo di un centro di raccolta e trattamento dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). La gestione del “fine vita” di questi particolari rifiuti prevede la possibilità di realizzare impianti con caratteristiche complementari ed in successione tra loro: I Centri di Raccolta, registrati presso il Centro di Coordinamento RAEE, ovvero apposite aree adibite al deposito di tali apparecchiature. I Centri di Raccolta possono effettuare il servizio di ritiro dei RAEE da uno o più comuni e accogliere tali apparecchiature direttamente dalla distribuzione commerciale; I Centri di Riutilizzo sono aree dedicate alla raccolta dei RAEE domestici destinati alla revisione/riparazione per il loro riutilizzo. Sono realizzati e gestiti dai comuni e dalle aziende abilitate alla gestione dei RAEE, sono aperti a tutti i cittadini e alle utenze che possono consegnare gratuitamente i RAEE domestici;

Gli Impianti di Trattamento, accreditati al Centro di Coordinamento RAEE, sono costituiti da strutture adibite al trattamento dei RAEE, nel pieno rispetto delle normative ambientali e massimizzando il recupero e la valorizzazione dei materiali https://www.relightitalia.it/it/ http://www.spherae.com/n/

Sviluppo del Porto

– L’area è molto appetibile per il porto, possiede una banchina con circa otto metri di pescaggio) che A2A gestisce in concessione autonomamente per l’attracco delle chiatte con il carbone ma, soprattutto, ampie aree retrobanchina (il carbonile e altre). La banchina costituisce un naturale prolungamento di quella adiacente del porto, destinata originariamente al cabotaggio, potendo consentire quindi più alternative quali quella del potenziamento del terminal autovetture con l’import/export di autovetture dalla Germania, destinazione Far East, che Monfalcone si è lasciata sfuggire a suo tempo a beneficio di Capodistria, proprio per mancanza di piazzali adeguati. La dotazione di una serie di servizi a contorno (lavaggio, montaggio di alcune parti, ecc) potrebbe garantire un’interessante opportunità occupazionale. In alternativa: il recupero della proposta di stazione marittima per l’attracco di traghetti passeggeri o, ancora, la destinazione ad area logistica per il traffico ro-ro, potendo contare anche su un adiacente secondo varco al porto (via V. Veneto, attualmente chiusa al traffico) e costituendo fattore di attrazione per operatori che in regime di concessione potrebbero realizzare i necessari investimenti a fronte di nuovi traffici.

Nelle operazioni di riqualificazione del porto, considerato l’elevato grado di inquinamento ambientale (soprattutto atmosferico) causato dalle emissioni delle navi, va prevista l’elettrificazione delle banchine (come sta avvenendo ad esempio, nel porto di Genova), che consentirà alle navi ormeggiate di attingere dalle banchine l’energia necessaria ad essere pienamente operative senza bisogno di accendere i motori di bordo, ottenendo in tal modo sensibili benefici a livello di riduzione delle emissioni di CO2 ed inquinanti in atmosfera, di risparmio energetico e di riduzione dell’impatto sonoro.