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Gorizia e Nova Gorica: oggi due cellule in simbiosi

Condividiamo la riflessione di Legambiente Gorizia a seguito alla discussione avviata ne Il Piccolo dall’Onorevole Pettarin sulla possiible fusione delle tre realtà transfrontaliere.

 

Volendo tentare un paragone col mondo naturale si potrebbe dire che oggi le due città – tre considerando Šempeter-Vrtojba – sono sostanzialmente delle cellule, ognuna autonoma e strutturata con i propri organelli analogamente alle cellule di organismi unicellulari di batteri o alcune alghe.

La proposta dell’Onorevole Pettarin è interessante, e va oltre la semplice simbiosi nata tra i tre abitati. In un mondo di difficoltà crescenti e con una globalizzazione sempre più invadente, già anche soltanto una più forte collaborazione e pianificazione strategica potrebbero aiutarci a sopravvivere in un pianeta in repentino cambiamento. Va anche però preso atto che se già da solo il Comune di Gorizia ha forti difficoltà a fare un nuovo piano regolatore, o di zonizzazione acustica o quello del traffico, figuriamoci a redigere piani condivisi con altri due comuni!  Se il passo sembra più grande della gamba, vale la pena ricordare che effettivamente servirebbero dei passi intermedi, di accompagnamento. Alcuni fatti e altri ancora mancanti.

Guardando ai temi di Legambiente, vi sono una molteplicità di problematiche ambientali che non hanno confini per definizione, pensiamo all’inquinamento dell’aria (ricordiamo la vicenda Livarna non ancora completamente risolta), all’acqua dell’Isonzo-Šoca, agli usi plurimi ed ai problemi di gestione, all’inquinamento elettromagnetico. O ancora al fatto che il mondo naturale si muove ignorando i confini umani, come l’orso che qualche anno fa dal Carso sloveno si spostò verso Villesse per poi tornare sui suoi passi.

Su questo fronte Legambiente ritiene che ci sia molto lavoro da fare, manca una visione comune del nostro territorio, delle linee di indirizzo in grado di garantirne uno sviluppo sostenibile. Servirebbero dei tavoli di lavoro permanenti in grado di far dialogare le persone, istituzioni e tutti i portatori d’interesse, con un approccio realmente aperto.

Nel GECT ad esempio non c’è una rappresentanza della società civile. Nessuna presenza di associazioni culturali o ambientali, comitati. Prefigurare il futuro di una comunità allargata senza coinvolgere direttamente i cittadini è un’eresia.

Oggi la grande questione di fondo è proprio la mancanza di rappresentanza e quindi di partecipazione, che è emersa con forza con l’imposizione del progetto di riqualificazione (o devastazione?) di piazza della Transalpina. Un’opera da 7 milioni di euro, che leggendo non solo gli ampi commenti negativi del cittadini sloveni e italiani, ma anche di architetti, dovrebbe farci interrogare su quale sia il futuro che vogliamo per questa terra. Nihil de nobis sine nobis, niente sia disposto di noi senza di noi.

E non è una questione secondaria. Attraverso la consultazione e la costruzione di consenso, le autorità locali potrebbero imparare dalla comunità e potrebbero acquisire le informazioni necessarie per la formulazione delle migliori strategie. I cittadini di Nova Gorica, Gorizia e Šempeter hanno diritto di scegliere e non vedere delegate decisioni così importanti alle tre amministrazioni.

Legambiente già nel 2015 aveva avanzato formalmente la proposta per attivare un forum transfrontaliero permanente di Agenda 21 Uno strumento di partecipazione previsto dalla Convenzione ONU di Rio de Janeiro per lo sviluppo sostenibile del 1992, dove venne data enfasi proprio al coinvolgimento dei portatori d’interesse. Inoltre venne proposto un progetto di raccolta e uniformazione di dati ambientali transfrontalieri (acqua, aria, rifiuti, aree verdi, ciclabili ecc.). Come si potrò immaginare non venne data alcuna risposta, né dal GECT né nessuno dei sindaci.

Oggi le tre realtà sono cellule indipendenti, anche se di fatto in simbiosi. Potrà questa simbiosi portarle a costituire un unico organismo multicellulare? Tutto dipende dalla volontà delle tre comunità.

 

 

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