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Legambiente PN: notificato il ricorso al TAR di Trieste contro il progetto di “riqualificazione” della ex Fiera

Legambiente PN: notificato il ricorso al TAR di Trieste contro il progetto di “riqualificazione” della ex Fiera
Tra i motivi: l’opera non tiene conto di vincoli paesaggistici e architettonici; non prevede nuove alberature, che comunque non potrebbero compensare l’abbattimento di 53 tigli quasi centenari; non interviene in un’area degradata, anzi, il campetto è un luogo di aggregazione per i giovani. Nei prossimi giorni verrà lanciata una campagna di raccolta fondi online per sostenere le spese del ricorso

È stato notificato nelle scorse ore il ricorso al TAR del Friuli Venezia Giulia contro il progetto del nuovo “Polo Young” in ex Fiera, che prevede l’abbattimento di 53 tigli sani, alberi quasi centenari, di alto fusto, di particolare valore in ambito urbano. Il circolo Legambiente “Fabiano Grizzo” di Pordenone e 22 cittadini residenti nel quartiere, rappresentati dallo studio legale Dini-Saltalamacchia della Rete Legalità per il Clima, hanno deciso di rivolgersi alla Giustizia contro il Comune di Pordenone, la Soprintendenza Speciale per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri della Cultura e dell’Interno.

«Pordenone quest’anno è al terzo posto nella classifica nazionale dei capoluoghi di provincia di Ecosistema Urbano, – commenta Renato Marcon, presidente del Circolo “Fabiano Grizzo”, – ma il punteggio raggiunto non tiene conto del futuro e in particolare di un progetto di riqualificazione urbana non al passo con i tempi, che non considera la crisi climatica e l’importanza di valorizzare il più possibile il verde in ambito urbano, non certo abbattendo decine di alberi sani».

Diverse le motivazioni del ricorso, a partire dai vincoli e tutele a cui l’area è soggetta, sia di natura architettonico-culturale che paesaggistica. Tra questi, il primo è relativo alla ex Casa del Balilla, poi c’è quello sul filare di alberi in via San Quirino e quello sull’area del Parco alberato, che costituisce l’unica testimonianza ad oggi sopravvissuta dell’ex Colonia Elioterapica, un complesso unico con la ex Casa del Balilla. Entrambi gli edifici erano stati progettati, sin dall’inizio, in stretta simbiosi con lo spazio esterno a parco alberato, come hanno dimostrato gli studi presentati dall’architetto Moreno Baccichet negli scorsi mesi. Nessuno degli Enti competenti (salvo la Soprintendenza regionale) ha espresso un parere complessivo in ordine agli impatti che la realizzazione del progetto avrà sui diversi elementi di pregio. Per i ricorrenti, inoltre, l’area non versa affatto in condizioni di degrado: al contrario, il campetto, è luogo di aggregazione sociale e di inclusione.

Il ricorso sottolinea poi che, volendo intervenire per riqualificare l’area e la struttura dell’ex Fiera, il Comune, in nessun passaggio procedimentale, ha preso in considerazione soluzioni alternative, per valutare la proposta più vantaggiosa per la collettività. Non solo: il progetto non prevede l’impianto di nuove alberature, che, in ogni caso, non riuscirebbero a compensare in termini di benefici ambientali e servizi ecosistemici la perdita delle piante che saranno abbattute.

È da considerarsi particolarmente grave la decisione di diminuire il verde pubblico, tanto più in una città come Pordenone che, come emerge dalla Relazione qualità aria ARPA FVG richiamata dai ricorrenti, è caratterizzata da un significativo livello di inquinamento da polveri sottili. Ciò, anche in ragione dei danni che la deprivazione di aree forestali determina a carico del territorio e della popolazione: è noto, infatti, che tutelare il verde nelle città, oggi, è un onere e una responsabilità, fondamentale, per un’Amministrazione comunale, soprattutto, nell’area a maggiore densità edilizia.

E ancora i ricorrenti si chiedono quale progetto e come lo abbia esaminato la Soprintendenza Speciale per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dato che il parere è stato reso con la velocità sbalorditiva di 24 ore dopo l’invio dei documenti da parte del Comune, fissando prescrizioni sulla piantumazione di nuovi alberi che in realtà non risultano inclusi nel progetto.

Nei prossimi giorni verrà lanciata una campagna di raccolta fondi dal basso per coprire le spese del ricorso. A oggi sono stati raccolti, solo per la prima fase, oltre cinquemila euro, a dimostrazione che sono tanti i cittadini contrari a un’opera impattante, costosa e peggiorativa della qualità ambientale e sociale della città.