Centrali a biomasse: giusto il diniego alla realizzazione in città
Legambiente prende nuovamente posizione contro la realizzazione delle due centrali a gassificazione di biomasse in città (qui il precedente intervento). Diverse sono le considerazioni che possono essere fatte, ma preme innanzitutto mettere in evidenza che si tratta pur sempre di un impianto industriale in un’area urbana. Su questo vorremmo fare un ragionamento perché siamo certi che l’impianto rispetterà le norme sulle emissioni.
Ciò nonostante si tratterà pur sempre di una ulteriore fonte inquinante a poca distanza dal centro; senza dimenticare che a Gorizia a ridosso di Sant’Andrea abbiamo altre 5 centrali elettriche di cui 3 a biomasse. Per analogia il ragionamento è lo stesso delle automobili, ogni auto infatti viene verificata tramite i collaudi e le sue emissioni sono entro i limiti di legge, idem per le caldaie. Eppure periodicamente anche Gorizia come altre città ha problemi legati ad esempio ai superamenti di soglie di legge delle emissioni di polveri sottili (considerate cancerogene dallo IARC). Questo per dire che tante diffusioni in regola possono comunque causare impatti ambientali cumulativi. Ora le centrali proposte (che sono considerate impianti insalubri) sono due a breve distanza dall’abitato.
Domandiamoci: cosa accadrebbe se ne aggiungessero altre in futuro, o venissero chiesti aumenti di potenza? La stessa Azienda sanitaria possiamo immaginare per questo motivo abbia dato parere favorevole alla centrale a patto che il calore sia utilizzato ad esempio in un impianto di teleriscaldamento al fine di compensare le emissioni prodotte spegnendo altre caldaie. Opzione che sembra però rimasta mera ipotesi. Deve valere pertanto il principio che vede questi impianti incompatibili con le aree urbane (residenziali specificatamente). Tant’è che il D.Lgs 387/2003, per la promozione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, parla di una generica compatibilità con zone agricole (oltre implicitamente alle industriali). Non cita zone residenziali. Altre ragioni (rischio incidente, etc.) porterebbero a prediligere altre localizzazioni.
Su questo è pur vero che il Consiglio comunale nel dare parere negativo dal punto di vista urbanistico aveva svolto molti ragionamenti, non tutti pertinenti a questo aspetto, da cui la bocciatura del TAR. E’ assolutamente evidente però che quando si parla di rischi, vicinanza alle abitazioni, emissioni, etc., e della conseguente non compatibilità tra la centrale e ciò che c’è nell’intorno stiamo parlando proprio di pianificazione del territorio. E quindi per Legambiente il parere negativo è corretto.
Per concludere questa conflittualità avrebbe potuto essere nulla se si fosse pensato ad una localizzazione idonea, quale è la zona industriale.