Riflessioni “ambientaliste” al tempo del “coronavirus”
Sono emerse diverse questioni interessanti. Provo a sintetizzare quelle che a mio parere sono apparse essere le più significative:
– la scienza ha avuto un ruolo fondamentale, nella nostra percezione e nell’azione di governo; le fake news diffuse nella prima fase dell’emergenza sono state fortemente ridimensionate; paure immaginarie, per lo più indotte, sono state sostituite da paure reali
– la preminenza nell’azione di governo è stata la tutela della salute collettiva, comprimendo altri diritti costituzionalmente garantiti (libertà individuali, libertà economica, …); quando entrano in conflitto questi diritti dovrebbe prevalere il primo ma non è stato sempre cosi (vedasi ILVA,…)
– la salute è connessa alla salubrità ambientale (cosa mangiamo, respiriamo, come ci muoviamo,…), all’ambiente in quanto tale, alla biosfera e, fondamentale, ai meccanismi di funzionamento della natura con i suoi cicli, flussi e meccanismi di controllo
– le persone hanno sperimentato che “tutto è connesso”, fondamento dell’ecologia e condizione richiamata anche dall’enciclica papale Laudato si’; il degrado ambientale e la riduzione degli spazi naturali, l’allevamento industriale,… aumentano la probabilità e frequenza di epidemie e pandemie
– rischi globali, quali il cambiamento climatico, che hanno impatti molto più importanti e sistemici del coronavirus, sotto ogni punto di vista, non vengono vissuti come una priorità, ravvedimento e azione; anzi si assiste a una sorta di progressiva assuefazione. Questo atteggiamento ci ricorda il “principio della rana bollita” e la cosiddetta legge di Dornbrush «La crisi ci mette molto più tempo ad arrivare (assuefazione) di quanto pensavate, e poi si svolge molto più in fretta di quanto avreste pensato (emergenza)».
Un consiglio utile in questo periodo di rarefazione delle relazioni sociali ce l’ho offre T.White, autore di romanzi sul mito di Re Artù “Il rimedio migliore quando si è tristi – replicò Merlino, cominciando ad aspirare e a mandare fuori boccate di fumo – è imparare qualcosa”. Di tutto questo facciamo tesoro.
In questo tempo liberato, quasi per gioco ho messo in confronto le 3 emergenze che la nostra Regione ha vissuto negli ultimi 50 anni.
Parametri |
Terremoto 76 | Chernobyl | Coronavirus |
Tipo di rischio | Sismico | Fisico (radiazioni) | Biologico |
Causa | Naturale | Antropica | Naturale / antropica |
Ambiti di impatto | Locale | Continentale | Globale |
Durata prima del ripristino della cd normalità | 20 anni (fase di emergenza + ricostruzione) | Breve per lo iodio 131 (8gg), lunghi per il celsio 137 (decenni) | Brevi (mesi), forse ciclico con possibilità di mutazioni successive? |
Effetti delle misure sulle relazioni e sui comportamenti durante l’emergenza | Sitli prevalenti di sostegno reciproco (dinsi une man) | Riduzione esposizione (isolamento nei primi giorni). Modifiche nella dieta alimentare. | Isolamento, distanziamento sociale |
Impatti socio-politici dell’emergenza | Nascita della protezione civile, il modello Friuli è stato dimenticato | Riduzione nascite e aumento aborti; concorso alla dissoluzione dell’URSS | ? |
Misure di prevenzione | Metodi costruttivi e di ristrutturazione degli edifici, pianificazione urbanistica | Chiusura progressiva delle centrali atomiche per fissione / fusione; sviluppo energie alternative | Sviluppo sostenibile (riduzione degrado, tutela della biodiversità, …) |
Arricchimento glossario popolare | Sala Richter, Mercalli, zolle continentali, …. | Iodio 131, stronzio, … | Epidemie, pandemie, … |
Misure di protezione | Piani di gestione emergenze, comportamenti individuali consoni con il tipo di rischio e comportamenti collettivi adeguati. Esercizio di responsabilità |
Sandro Cargnelutti