Gronda Nord: Legambiente Pordenone chiede un migliore utilizzo della viabilità esistente per tutelare magredi e risorgive
L’ipotesi della Gronda Nord di Pordenone non è solo molto costosa, ma è anche dannosa per l’ambiente: questa l’opinione del circolo Legambiente “Fabiano Grizzo” di Pordenone. La viabilità proposta, a quanto è dato conoscere, comprenderebbe un collegamento tra Cordenons e la Cimpello-Sequals: si tratterebbe di costruire una nuova strada di grande impatto e un ponte sul Meduna, con la previsione di un traffico significativo, anche pesante, attraverso uno degli ultimi ambienti di pianura ancora ben conservati non solo del Friuli Venezia Giulia, ma del Nord Italia, il sistema dei magredi e delle risorgive.
È in questa zona che nasce anche il fiume Noncello e l’area risulta di particolare pregio urbanistico, paesaggistico e ambientale anche per le vicine aree urbane di Cordenons e Pordenone. Questo valore, tra l’altro, è riconosciuto dalle zone speciali di conservazione Magredi del Cellina e Risorgive del Vinchiaruzzo, comprese nella rete europea di aree protette Natura 2000. In anni recenti i magredi sono stati interessati da un importante progetto Life condotto dalla Regione FVG.
Alla fine del 2021, la Regione ha predisposto uno studio di fattibilità per la realizzazione di una viabilità a Nord della conurbazione tra i comuni di Fontanafredda e Cordenons-Zoppola, detta Gronda Nord, con l’obiettivo principale di decongestionare il traffico che insiste sulla statale Pontebbana nell’area pordenonese. Lo studio non risulta ancora presentato ufficialmente, ma se ne sono avute diverse notizie a mezzo stampa. Sugli specifici contenuti, Legambiente Pordenone auspica che, come prevedono le direttive europee per opere di tale impatto, ci siano occasioni di partecipazione e confronto con i cittadini, momenti in cui si possa far emergere lo straordinario valore ecologico dell’area cordenonese, dato dalla continuità territoriale tra la zona magredile e quella delle risorgive, non interrotta da significative presenze di disturbo antropico.
Tra l’altro, accanto alle numerose iniziative sui magredi, si registra un interesse crescente anche per il recupero della zona delle risorgive, come dimostra la meritoria attività di associazioni locali e la riscoperta di queste aree da parte della cittadinanza. Quello dei magredi e delle risorgive è un grande spazio, sostanzialmente libero da infrastrutture, adiacente agli abitati, con un utilizzo agricolo che può coesistere con le azioni in atto di tutela e di recupero e con una crescente frequentazione per il suo interesse ambientale. Da questi elementi si può decisamente affermare che è del tutto incongrua l’idea di inserire un’infrastruttura stradale importante che interromperebbe tale continuità e porterebbe un traffico incompatibile con il carattere dei luoghi. Si ricorda tra l’altro che per le esigenze di prossimità esiste già una viabilità di collegamento con un guado, a servizio di un traffico sostanzialmente locale.
Legambiente riconosce la necessità di riorganizzare la mobilità nell’area pordenonese, ma questa può trovare soluzioni meno costose in termini economici e ambientali, coerenti con le valenze reali del territorio in una prospettiva di mobilità sostenibile e di buon uso delle infrastrutture esistenti.