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Il verde urbano che vorremmo

Il verde urbano che vorremmo

alberoDopo l’incontro pubblico col prof. Alessandro Peressotti  dello scorso giovedì pubblichiamo alcuni spunti e riflessioni su cosa sia il verde urbano e cosa ci può dare una sua corretta progettazione e manutenzione.

Se si crede che il verde di cui ci circondiamo sia solamente un lussuoso ornamento da esibire e contemplare, non possiamo essere più lontani dalla realtà. Esso è ciò che nella città ci rende cittadini definendo la nostra storia, dando valore al nostro presente e ponendo le basi per il futuro che vorremmo. Non è solamente ciò che rimane dopo l’edificato ma è anche il punto chiave della sostenibilità ambientale. Migliora la qualità della vita, sviluppa aggregazione e coesione sociale ed è capace di creare un guadagno economico.

 

Non sempre però i comuni egli enti locali hanno le risorse finanziarie sufficienti a gestire l’intero territorio di loro competenza. Città come Udine hanno trovato una soluzione: un esempio tra tutti è quello del parco del Cormor che contrariamente a quanto molti pensano non è gestito dal Comune, ma è stato dato in gestione ad una cooperativa che oltre ad organizzare eventi e servire bevande ai frequentatori del parco si occupa della manutenzione dell’area. Ulteriori costi sono stati contenuti attraverso il progetto “Prati Stabili” che ha permesso una riduzione degli sfalci con un conseguente aumento del valore naturalistico e un risparmio di circa 40,000€ annui.

Sempre sul tema economico, ad esempio “Carbon mark è un mercato volontario di crediti di carbonio: sull’etichetta di svariati prodotti italiani e stranieri sono riportati i grammi di CO2 emessi da quella azienda. Il consumatore è così guidato all’acquisto non solo dalla concorrenza d prezzo e immagine, ma anche dall’impatto ambientale che quel prodotto ha avuto. Le aziende in questione per abbassare le proprie immissioni in atmosfera si vedono costrette a comprare questi crediti di carbonio, ma contemporaneamente le publiche amministrazioni che dispongono di vaste superfici verdi possono guadagnare!

Il verde è anche paesaggio costruito e progettato. Che piaccia o no inizialmente, qualsiasi progetto viene gradualmente assimilato e accettato dalla comunità, diventando in taluni casi parte integrante della cultura e dell’identità di un luogo. Il paesaggio prende vita dalla storia delle persone che lo creano. Il verde racconta la nostra storia e racchiude valori e messaggi diventando un vero e proprio monumento cittadino. Si pensi ai giardini monumentali arabi, oasi ombrose dove venivano coltivate le piante aromatiche, e ai maestosi giardini francesi in cui la mancanza dei confini tra il regno e il giardino simboleggiava la magnificenza della casata reale. Ci sono poi gli alberi monumentali salvaguardati dalla Legge 10/2013 che verranno censiti in ogni comune. Ogni cittadino può contribuire al loro censimento sul sito del Corpo Forestale dello Stato inviando al comune una scheda sull’albero che vuole segnalare. Ricordiamo che un albero può essere considerato monumentale se ha un particolare significato per la comunità, un esempio a Gorizia potrebbe essere la magnolia dei Giardino pubblico.

Il verde richiede tuttavia delle risorse, una tra tutte l’acqua. La progettazione di un ampliamento del parco verde urbano deve tenere in considerazione l’aumento, non sempre sostenibile, della richiesta idrica che questo comporta; dall’altra parte però il verde crea anche risparmio: fa ombra e modifica il bilancio energetico di una città. L’ombra e la migliore circolazione dell’aria create dagli alberi diminuiscono in maniera importante le temperature superficiali e livellano gli sbalzi termici secondo l’effetto del “canyon verde”. Logica conseguenza se vi è una buona progettazione del verde e dell’edificato è un immediato abbattimento della corsa all’acquisto di impianti di raffreddamento domestico e del loro rilevante consumo energetico. Ecco che la natura diventa alleata dell’uomo nella corsa contro il surriscaldamento globale e nella sfida al risparmio. Non dimentichiamoci inoltre che gli alberi assorbono gli inquinanti atmosferici costituiti da particolato e gas, rendendo più pulita e sana l’aria che respiriamo anche fungendo da barriera fisica. Essi svolgono un vero e proprio servizio gratuito per l’uomo, al punto che si è pensato di monetizzare questo risparmio. 

Sono fortunatamente diventati di tendenza gli orti urbani, terreni produttivi che riportano le città alla loro antica architettura e responsabilizzano il cittadino nei suoi consumi. E’ il caso dell’ urban agriculture, degli urban acquaponics,dei self sufficient container, del Prinzessinnen Garten Berlin e della città di Todmorden nel Regno Unito che con il progetto “Incredible edible: eating our landscape” ha reso la città commestibile. Tutti questi sono esempi di come si possa reinserire l’agricoltura nel contesto urbano creando profitto, turismo, aggregazione e cultura green. Vi è infine quello che Gilles Clement definisce il “Verde del terzo paesaggio”: aree abbandonate che vengono reinventate in un ottica sostenibile ed economica. Cosa si può fare quindi: vendere, investire, coinvolgere, creare eventi. Prendiamo spunto dal BUGA (BundesGartenSchau) un’evento nazionale che ogni due anni vede la riqualificazione si un’area in una città tedesca. Si tratta di interventi pagati sostanzialmente con i biglietti dei visitatori. Ma cosa analoga avviene nel Festival internazionale di giardinaggio di Chaumont Sur Loire che riunisce giardinieri di tutto il mondo richiamando orde di visitatori e dalla nostra casa delle farfalle di Bordano che ha portato audacemente le farfalle nel pedemontano udinese.

In sintesi, non consideriamo il verde come un lusso! Il verde, ricordiamoci, crea economia se gestito con intelligenza. Di questi tempi, è bene tenerlo presente.

Domandiamoci quante di queste proposte che sono sia culturali che economiche potremmo realizzare anche a Gorizia!

 

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