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I cittadini si organizzano, l’Esercito si preoccupa!

I cittadini si organizzano, l’Esercito si preoccupa!

I vertici militari delle forze armate statunitensi che si addestrano sui poligoni militari presenti sul nostro territorio, affiancati dal comando militare del FVG, si stanno dando un gran da fare per verificare l’immutata disponibilità dei nostri governanti regionali e locali, nel concedere l’utilizzo del proprio territorio per le esercitazioni militari. Al solito, determinante sarà la mediazione sull’entità dei finanziamenti “ristoratori” previsti dal bilancio di previsione della Difesa. Pochi spiccioli ma bene accetti in cambio di inquinamento e devastazione.
È successo lo scorso 20 luglio quando l’assessore regionale alle Infrastrutture e Territorio, Cristina Amirante, ha incontrato nella sede della Regione a Pordenone Jon Stephens, consigliere politico del 31esimo Fighter Wing della Base di Aviano e Peter Brownfeld, consigliere politico della Setaf, la Base dell’Army di Vicenza. Il colloquio ha fatto il punto sulla presenza delle strutture militari sul territorio friulano e l’utilizzo, da parte dell’esercito americano, di poligoni e aree addestrative del demanio militare. In particolare, si sono soffermati sull’area del Dandolo a Maniago dove si addestrano anche i paracadutisti dell’Army di stanza alla Setaf di Vicenza e sullo storico poligono di Cao Malnisio, nel Comune di Montereale Valcellina.
Alla fine l’assessore ha supinamente constatato con favore come da parte dei rappresentanti delle strutture militari statunitensi sia stata confermata l’intenzione di proseguire nel solco tracciato dalle
relazioni con il territorio improntate alla massima collaborazione e al coinvolgimento delle istituzioni locali italiane. Sorvolando comodamente sull’impatto ambientale, sociale ed economico che settant’anni di esercitazioni hanno comportato sui nostri territori.
Un nuovo incontro si è avuto il 20 settembre scorso quando la Città di Maniago ha ospitato il seminario U.S.EUCOM (United States European Command) promosso nientedimeno che dal comando delle forze armate degli Stati Uniti in Europa con sede in Germania a Stoccarda.
In questa occasione è stata addirittura valutata l’urgenza di coniugare gli addestramenti militari con la salvaguardia dell’ambiente, obiettivo primario delle attività militari, anche con l’utilizzo di fantomatici munizionamenti green. Soddisfatta di tanta ipocrisia la vicesindaco di Maniago Anna Olivetto, onorata di ospitare l’evento. Perentorio è giunto il messaggio del vicecapo dell’ufficio di cooperazione con la difesa dell’ambasciata degli Stati Uniti a Roma che ribadisce l’indispensabile necessità degli addestramenti che si svolgono nei poligoni di Cao Malnisio, del Dandolo e del Cellina- Meduna da parte dei soldati della base di Vicenza e degli aviatori di Aviano.
Non ci stupisce la prepotenza e l’arroganza dei vertici militari, in un periodo storico di crescente militarizzazione a tutto tondo dei territori e della società. Dimostrazione di ciò la troviamo nei recenti ampliamenti dei disciplinari dei poligoni, e finanche nei piani formativi delle istituzioni scolastiche. Non stupisce l’atteggiamento servile dei nostri governanti che invece di valorizzare le immense risorse ambientali del territorio si lasciano comprare con i fondi “gentilmente” elargiti per opere pubbliche e servizi locali dal bilancio preventivo 2023 della Difesa.
Dovrebbero invece ascoltare e riflettere sulle denunce e le richieste che il nostro Comitato PoligoNo Cao Malnisio con il supporto della popolazione sta attuando da alcuni mesi. Che dimostrano come quei fondi siano nulla in confronto ai costi ambientali e alla perdita economica per un uso improprio del territorio.

Nel poligono di Cao Malnisio, dopo 70 anni di esercitazioni, si è determinata una situazione divenuta ormai intollerabile di inquinamento ambientale verificato da analisi del suolo, disagio acustico e impatto sulla salute per i centri abitati confinanti a poche decine di metri, impedimento alla fruizione della montagna, devastazione dei prati stabili, ecc. Per questo stiamo chiedendo e avviando, con o senza le amministrazioni locali, che finora si sono dimostrate poco sensibili, un progetto partecipato per la bonifica e chiusura della servitù militare e la valorizzazione sostenibile del territorio.
Ma anche sui vicini poligoni del Dandolo e del Cellina Meduna che sorgono contraddittoriamente in un’area protetta della rete Natura 2000, zona SIC e ZPS dei magredi di Pordenone, è presente un pesante fardello ambientale e sociale.
Al Dandolo il comando americano sta chiedendo la realizzazione di un nuovo villaggio Afghano, paradossalmente dopo 20 anni di guerra che ha lasciato l’Afghanistan in una condizione peggiore di prima, in un’area già devastata dalla presenza di vecchie strutture e inquinata dalle esercitazioni aeree svolte fino agli anni ‘90 , con sospetto di presenza di uranio impoverito.
Questa situazione è emersa ancora meglio da alcune escursioni fatte in questi mesi in cui si è verificato come in seguito ad un incendio di decine di ettari di prati stabili protetti (a carico di ignoti ma probabilmente provocati dall’uso di diavolerie belliche) sono venuti alla luce dei veri e propri giacimenti di vecchie munizioni attorno al sito individuato dal COMIPAR per realizzare il nuovo villaggio ed inoltre è comparsa la presenza di una discarica abusiva presso l’ex caserma, subito ripulita prima che possa scattare una denuncia. Il tutto in un’area in cui insistono altre due infrastrutture civili altamente impattanti come la Bioman, che ha appena presentato un progetto per l’installazione di un inceneritore , e la discarica della Cossana.
Per non parlare del poligono Cellina Meduna, il cui territorio è devastato da esercitazioni, pericolose per la popolazione come dimostrato dall’allevamento di polli bombardato impunemente da un mezzo corazzato. Movimentazione di mezzi e aviolanci, con km di tracciati inquinati da resti di pneumatici e prati stabili devastati. Inquinamento da metalli pesanti e radioattivi, come il torio, la cui presenza è stata verificata dall’Arpa su alcuni bersagli di cui restano i terrapieni, mai bonificati nonostante i livelli di inquinamento superassero i limiti (peraltro comparati alle zone industriali).
Dunque è questa la situazione dei nostri territori interessati da servitù militari.
Sappiamo fin troppo bene che in una fase storica di depressione economica una ventina di milioni di euro, seppur distribuiti in varie regioni, possano apparire una manna insperata. Immaginiamo anche che alla luce degli aumenti alla spesa militare a dispetto dei servizi essenziali e della lotta all’inflazione la Difesa debba lavarsi la coscienza a suon di propaganda.
Ma in un’ottica di costruzione di resilienza partecipata sarebbe ora che le Amministratori locali la smettessero di lasciarsi lusingare dai quattro soldi derivanti dalle politiche risarcitorie e comincino ad abbracciare percorsi partecipativi per uno sviluppo davvero sostenibile, condivisi dai cittadini che rappresentano, invece di concordare inquinamenti e devastazioni con i comandi militari dell’esercito italiano e statunitense.

 

Comunicato Stampa in pdf –> Comunicato Poligono

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