Legambiente: la paventata riapertura della centrale a carbone è una sconfitta della politica energetica e la perseveranza di errori nella transizione ecologica
La possibile riapertura della centrale A2A con l’alimentazione a carbone è la più evidente dimostrazione dell’inadeguatezza di questo governo e di quelli che lo hanno preceduto nel garantire un percorso efficace e credibile nella Transizione energetica dai combustibili fossili alle Energie rinnovabili.
Essersi consegnati più o meno consapevolmente al ricatto del gas senza impegnarsi per dare slancio alle installazioni di impianti Fotovoltaici ed Eolici, consente ora, in un momento reso ancora più drammatico dalla guerra in Ucraina, ogni tipo di sproloquio a sostegno di nuovi impianti a gas fossile, ad improbabilissime riesumazioni del nucleare ed a soluzioni spacciate come l’uovo di Colombo, vedi trivellazioni in Adriatico e, appunto, ripresa del carbone. Tutto ciò archiviando in meno di un attimo le preoccupazioni che dovrebbero derivare dai continui, allarmati appelli degli scienziati sulla crisi climatica.
Come su altre questioni che riguardano l’Ambiente (ma non solo) come ad esempio il Rischio idrogeologico, non ci si preoccupa della prevenzione preferendo ricorrere alla conta dei danni e la loro, come di consueto, insufficiente, onerosissima e palliativa riparazione.
È ciò che sta avvenendo nell’ambito della produzione di Energia. Basti pensare che in Italia ci vogliono in media sette anni per autorizzare un nuovo grande impianto a fonti rinnovabili, il caso peggiore di burocrazia in Europa.
Se si procedesse immediatamente ad autorizzare almeno un terzo delle domande di allaccio alla rete già presentate a Terna, pari a 60 GW, come richiesto da “Elettricità Futura” (la principale associazione del mondo elettrico italiano) e da “Utilitalia” (a federazione delle Aziende speciali operanti nei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas), si potrebbe davvero fornire un grande contributo a risolvere la crisi energetica del Paese, risparmiando 15 miliardi di metri cubi di gas fossile, ovvero il 20% delle importazioni.
Per tale motivo, facendo riferimento a soluzioni concrete, Legambiente chiede al Sindaco di Monfalcone, Anna Cisint ed al Presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, di testimoniare la propria contrarietà al Governo per questa possibile operazione, che riporterebbe l’Italia indietro di anni.
Al tempo stesso, Legambiente chiede alla Regione e a tutti i Sindaci, di attivarsi per individuare i siti idonei per l’installazione di impianti ad energia rinnovabile, a far decollare le Comunità energetiche e dotarsi di un piano su scala regionale e locale per l’efficientamento degli edifici pubblici.