Orti urbani: la realtà triestina i beni comuni di Mereto di Tomba e i primi passi goriziani
Si è tenuto mercoledì scorso il terzo incontro sugli orti urbani organizzato da Legambiente Gorizia col supporto della Mediateca. Durante la serata è stata presentata da Tiziana Cimolino (Legambiente Trieste) e Luciana Boschin (presidente di Italia Nostra FVG) la composita realtà triestina dove diverse associazioni collaborano con successo da circa due anni nella realizzazione e conduzione di ben 25 orti urbani sparsi in tutta la città. E’ seguito poi l’intervento di Massimo Moretuzzo del Forum per i Beni Comuni e l’Economia Solidale del FVG che ci ha presentato la peculiare iniziativa a Mereto di Tomba (UD), esempio di gestione sostenibile di terreni agricoli appartenenti alla collettività
e che sono stati sottratti alla coltivazione estensiva di mais poco redditizia, sostituito da farro e grano ora venduti a prezzi decisamente maggiori e con i quali viene anche prodotto dell’ottimo pane nel forno locale. Questo a riprova che la monocoltura del mais, estremamente esigente dal punto di vista idrico (cfr problemi irrigui e di gestione delle portate dell’Isonzo in estate), può essere sostituita da altre.
E Gorizia? La nostra realtà ha una lunga tradizione orticola che sopravvive in alcuni rioni come San Rocco e Montesanto; ma nonostante si parli da anni di orti urbani, a parte la piccola realtà degli orti per anziani dietro la casa di riposo comunale non c’è altro. Eppure, recuperare quelle tradizioni potrebbe essere positivo per la Città, non solo in termini culturali, ma anche economici rispondendo alle necessità alimentari dei cittadini meno abbienti ma volenterosi e privi di terra, e perché no, anche di rilanciare un settore (es: produzione della Rosa di Gorizia) che è stato per troppo tempo dimenticato. Senza tralasciare anche le finalità didattiche degli orti all’interno delle scuole.
Ebbene notiamo con felicità che qualcosa si sta muovendo. A seguito del primo incontro organizzato da Legambiente a ottobre sono già tre i gruppi di cittadini che si sono attivati alla ricerca di appezzamenti in città e nell’incontro di mercoledì 17 dicembre due gruppi di aspiranti “ortisti” hanno avuto l’opportunità di conoscersi e scambiare le proprie proposte, raccontando soprattutto le difficoltà a trovare terreni disponibili sia pubblici che privati. Probabilmente ci vorrà ancora un po’ di tempo perché ciascuno gruppo si chiarisca dimensioni e obiettivi dei propri progetti, nel frattempo il loro numero – stando alla raccolta di firme – cresce e si parla già di una settantina di persone. L’esempio di Udine – che attraverso un processo di Agenda 21 ha messo in piedi in due anni 70 e più orti di proprietà comunale dati in concessione a famiglie, anziani, scuole e associazioni tanto da guadagnare l’Oscar Green 2013 quale migliore esperienza italiana – potrebbe essere imitato come metodo ma richiede una decisa volontà da parte dell’Amministrazione comunale di attivare delle consultazioni fra i cittadini in tempi brevi.E’ chiaro che per sveltire i tempi (nell’orto si semina fra pochi mesi!) e per evitare inutili frammentazioni in fase di partenza tra gruppi e comitati, appare meglio seguire la strada dell’esperienza triestina, cercando di mettere assieme le forze e le risorse per fare una proposta alla città di lungo respiro.
La proposta di Legambiente dunque è quella di proseguire nel percorso comune che dia forza e continuità all’orticoltura sociale, valorizzando le tradizioni locali, gli spazi verdi abbandonati e il benessere collettivo, per avviare finalmente un progetto culturale stabile a Gorizia che diventi valore aggiunto per la comunità.