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Danneggiata gravemente una vasta superficie di prati stabili lungo il Torrente Torre

Il circolo “Laura Conti” di Legambiente: si avviino prima possibile le necessarie misure di ripristino

In località Primulacco di Povoletto (UD), a partire da metà febbraio, sono stati svolti alcuni lavori di movimento inerti in aree di proprietà del demanio regionale all’interno dell’area che il Piano urbanistico regionale aveva individuato come Parco naturale regionale del torrente Torre.

Queste zone, situate sul fianco sinistro del torrente Torre, sono caratterizzate dalla presenza di prati stabili (prati magri detti appunto “magredi”, idonei al pascolo o allo sfalcio), che non hanno mai subito il dissodamento e che vengono mantenuti solo con operazioni di sfalcio ed eventuale blanda concimazione, perché il loro equilibrio si raggiunge solamente dopo molti anni di limitata interferenza antropica.

La Legge regionale n. 9 del 2005 è stata promulgata a favore della tutela dei prati stabili nelle aree di pianura e di collina del Friuli Venezia Giulia in quanto forniscono importanti servizi ecosistemici: ospitano un elevato numero di specie vegetali spontanee, danno rifugio a molte specie animali che svolgono un ruolo rilevante nei processi di impollinazione e hanno grande rilevanza nella salvaguardia della biodiversità, in particolare nei confronti della nidificazione e del sostentamento degli uccelli.

I lavori intrapresi, però, non sembrano rispondere ai criteri della normativa. La legge sulla salvaguardia dei prati stabili infatti impedisce il loro dissodamento o la gestione agronomica che ne snaturi le caratteristiche tipiche e prevede, invece, che sia garantita una appropriata conduzione con finalità naturalistiche, con standard molto diversi da quelli consueti relativi ai seminativi.
Come mai, allora, ci sono evidenti segni di interventi di dissodamento e spianamento di terreno, deposito e movimentazione di ingenti quantità di inerti sul suolo? Come possiamo essere sicuri che siano stati effettuati i necessari controlli preventivi all’effettuazione dei lavori? Perché l’esigenza di tutela e valorizzazione del territorio viene superata da gestioni approssimative e non conformi alla norma? Potrà davvero tornare tutto come prima, dal momento che le varie entità caratteristiche, alcune delle quali endemiche, necessitano di condizioni indisturbate e vi sarà certo la concorrenza di numerose specie aliene invasive?

La conservazione di habitat prativi di interesse comunitario come i magredi, che si rinvengono su buona parte del territorio regionale ma complessivamente su superfici molto limitate, trova esempi particolarmente interessanti di corretta gestione alla confluenza Torre Natisone e in vari tratti dell’asta fluviale planiziale del Tagliamento (sul quale è in atto un’iniziativa affinché sia reso patrimonio dell’UNESCO).

Il Tagliamento e il Torre, infatti, così come tutti gli altri corsi d’acqua ancora per la maggior parte naturali, sono capaci di creare ambienti unici, in quanto corridoi ecologici fluviali ricchi di biodiversità sia vegetale che animale, e per questo rappresentano una ricchezza che va tutelata e tramessa intatta ai posteri.
Tornando all’intervento effettuato a Primulacco, dopo una segnalazione del Circolo Legambiente “Laura Conti” alla Stazione forestale di Attimis, recatasi sul posto per svolgere analisi mirate e valutare la regolarità dell’intervento, i lavori sono stati immediatamente interrotti e sono state avviate delle indagini finalizzate a comprendere per quale motivo siano state intraprese queste attività, chi ha coordinato e gestito l’intervento e che cosa si intende fare ora per mettere in atto il ripristino della vasta area compromessa.

Legambiente chiede che le Amministrazioni regionale (proprietaria dell’area) e comunale, siano il primo baluardo della tutela del patrimonio naturale della comunità, intraprendano un percorso di corretta gestione delle aree demaniali, eventualmente anche in collaborazione con i privati, che porti a scelte consapevoli, sostenibili e che non dilapidino il patrimonio naturale che le generazioni precedenti ci hanno consegnato.

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