Isonzo, fiume in pericolo
Era il 2017 quando il gruppo di lavoro “Salviamo l’Isonzo”, di cui facevano parte anche i Circoli Legambiente di Gorizia e di Monfalcone, presentava una petizione europea in cui si chiedeva la redazione di un piano di gestione transfrontaliero del fiume Isonzo, come previsto dalla Direttiva Acque. La Commissione Europea rispose che dovevano occuparsene direttamente Italia e Slovenia e che erano già state sollecitate a farlo. Ora l’assessore Scoccimarro lamenta la mancata disponibilità da parte slovena relativamente ai rilasci della diga di Salcano. Riteniamo che una gestione transfrontaliera concordata e trasparente, avrebbe potuto sicuramente affrontare e cercare di risolvere i tanti problemi del fiume prima che la situazione diventasse disperata.
Purtroppo però il problema degli ultimi mesi pare non siano tanto i rilasci discontinui della traversa di Salcano, quanto la scarsità d’acqua rilasciata: dal 2 luglio infatti arrivano stabilmente in Italia non più di 20 metri cubi al secondo, del tutto insufficienti per garantire tutte le funzioni ecologiche ed economiche che fornisce il fiume. Tenendo anche conto di una notevole perdita d’acqua dell’Isonzo, sia attraverso le rocce carsiche che attraverso il materasso alluvionale estremamente permeabile, la situazione a valle di Gorizia sta per diventare tragica, con il fiume ridotto a un rigagnolo. Mentre potrebbe non esserci più acqua per irrigare i campi nella bassa pianura isontina, a breve potremmo trovarci di fronte al dilemma se veicolare la poca acqua rimasta a Gorizia verso il canale dell’agro cormonese-gradiscano o verso valle per sostenere la continuità fluviale per garantire il mantenimento dell’ecologia del fiume, (calcolato in un recente studio Grevislin in 45 m3/s).
L’irrigazione è solo una delle funzioni ecologiche fondamentali svolte dall’Isonzo a favore delle attività umane. Le altre, meno note, sono la depurazione delle acque e la ricarica della falda. Un ecosistema fluviale completamente alterato rischia di avere ripercussioni negative sul ciclo di depurazione delle acque reflue. Inoltre la mancanza di acqua a valle di Gorizia potrebbe far precipitare il livello degli acquiferi da cui preleviamo acqua potabile, già in preoccupante abbassamento. Ribadiamo che l’Isonzo non è più in grado di sostenere ulteriori derivazioni idriche, né per le progettate centraline idroelettriche nel goriziano, né per altre forme di prelievo.
Nel frattempo si moltiplicano gli studi e i progetti anche europei che riguardano l’Isonzo, da ultimo il progetto REXUS di cui fanno parte Italia, Spagna e Slovenia, con l‘obiettivo di avviare progetti pilota per la gestione dei fiumi transfrontalieri. Nel primo incontro aperto ai portatori di interesse, che si è tenuto il 13.07, era presente un solo esponente d’oltre confine, e ciò non è di buon auspicio né per l’acquisizione e divulgazione di conoscenze né, soprattutto, per la risoluzione e/o mitigazione dei problemi derivanti da opposti interessi sul fiume condiviso.